Il Narodni dom, la Casa della cultura slovena di Trieste, oggi.
Francesco Cecchini
Il pomeriggio di quel 13 luglio il cielo si fece rosso sangue. Boris Pahor, Piazza Oberdan
Tutta Trieste stava a guardare l alta casa bianca dove le fiamme divampavano a ogni finestra. Fiamme come lingue taglienti, come rosse bandiere. (…) Gli uomini neri intanto gridavano e ballavano come indiani che, legata al palo la vittima, le avessero acceso sotto il fuoco. Ballavano armati di accette e manganelli. Boris Pahor, Il Rogo nel porto
Il Narodni dom, la Casa della cultura slovena di Trieste, il 13 luglio 1920.
L’incendio del Narodni Dom avvenne 100 anni fa, il 13 luglio 2019. Dopo un comizio in piazza Unità dItalia i fascisti attaccarono luoghi gestiti dagli sloveni, tra i quali il Consolato Jugoslavo e la Casa del Popolo. L’incendio che durò un giorno distrusse tutto il patrimonio culturale del popolo sloveno: libri, strumenti musicali, archivi etc.,etc.. Narodni Dom era il simbolo della presenza slovena a Trieste che prima della guerra del 15-18 era di circa 60.000 persone, il 25% della popolazione. Il rogo del Narodni dom non fu il solo atto di intolleranza: già prima del 13 luglio si hanno i primi segnali che condurranno a 25 anni di crescente oppressione e persecuzione nei confronti degli sloveni. Il Regno d’ Italia e soprattutto il regime fascista li priveranno del diritto all’ uso della lingua madre, la chiusura delle scuole. Seguirono i confinamenti, le deportazioni, gli assassini, le fucilazioni, i campi di prigionia, Rab — Arbe e Gonars, dove furono rinchiusi gli sloveni. La sopravvivenza stessa della comunità slovena fu messa a rischio, fu un vero e proprio genocidio etnico. Boris Pahor nelle ultime pagine di Piazza Oberdan segnala documenti storici che testimoniano della capillare resistenza slovena che si oppose al tentativo fascismo di eliminarla.
Il prossimo 13 luglio i capi di Stato d’ Italia e Slovenia con cerimonia pubblica restituiranno il Narodni dom alla comunità slovena di Trieste. Un atto di riparazione storica di quello che il fascismo aveva combinato cento anni fa e dopo. E’ importante che questa iniziativa non venga mescolata con fatti che distorgono, falsano e strumentalizzano la storia del Confine Orientale. Lo scorso 10 febbraio il ministro degli esteri della Slovenia, Miro Cerar, ha condannato le iniziative di CasaPound sulle foibe, stigmatizzando sia le scritte comparse nella notte in diverse città italiane (“Partigiani titini infami e assassini”, con la tartaruga simbolo di Casa Pound), sia i manifesti affissi nei giorni scorsi di fronte ad alcune scuole slovene del goriziano.