Tina Modotti, una donna infinita,

Francesco Cecchini

A Maria Francesca Frosi,                                         

che ama Tina Modotti.

Tina Modotti nacque a Udine il 16 agosto 1896. La sua vita fu breve, ma intensa. Morì a soli 45 anni a Città del Messico. Fu molte cose: attrice di teatro e di cinema, modella, fotografa, comunista rivoluzionaria, una donna infinita. La vita di Tina Modotti terminò con la sua partecipazione alla Guerra Civile spagnola.

Io già ti conoscevo, Tina Modotti,                                          

il tuo prezioso nome, la tua grazia,                                    

l’esile, dolcissima presenza,                                        

molto prima di vederti, d’incontrarti.                                  

In una notte di guerra, o al mattino                                         

nel sole madrileno, in quei giorni                                           

che vedevano insorgere il Quinto Reggimento germoglio di una immensa spiga                               

che s’apriva sui campi di battaglia.                                           

Ti ho visto appena. Ma fu abbastanza                                  

per ricordarti e capire ciò che eri:                                  

l’umano fervore delle tue fotografie                                   

volti malinconici del Messico, paesaggi,                               

quell’amore negli occhi che fissavano ogni cosa.                   

Tu sei viva fra tutti noi, non è giusto                           

pensarti estranea a qualsiasi terra,                                    

la tua terra è l’aria che ci dona                                     

la fortunosa luce del tuo esempio.                             

E’ vero. Non sei morta, Tu non dormi                                

perchè hai colto il fine che speravi.                                

Dammi la mano, sorella, camminiamo insieme.            

Oggi tu stai parlando, qui. Vieni. Ascoltiamo.

Rafael Alberti, che come Tina Modotti fece parte del Quinto Regimento, comandato da Vittorio Vidali, comandante Carlos.

Il ruolo di Tina Modotti nella Guerra Civile spagnola fu importante, raggiunse la Spagna con  lo slancio e la generosità  delle adelitas o soldaderas della rivoluzione messicana.  Rimase in Spagna dal 1936 al 1939 lavorando per la sezione spagnolo del Soccorso Rosso Internazionale, scrivendo per Ayuda, settimanale del Soccorso Rosso e svolgendo altri ruoli. Il suo nome in Spagna fu Maria Sánchez.

Narra HelenaPoniatowska in Tinissima:

“Da quando Tina arrivò all’Ospedale Operaio, il vecchio rivoluzionario Isidoro Acevedo, del Soccorso Rosso Internazionale, le disse: – Devi cambiare il tuo nome. – Va bene come mi devo chiamare? Il vecchio rifletté di fronte al quaderno nel quale registrava i volontari. – Maria? E’ un nome comune e corrente, facile da ricordare. – Maria mi piace molto. In Messico chiamano Maria le mendicanti, le donne che stanno per le strade, chiedendo le elemosina.-Ti ho iscritto con il nome di Maria Sánchez. Che te ne pare? Si, pure il cognome Sánchez è molto comune in Messico.”

Isidoro Acevedo Rodríguez fondatore del Partido Comunista de España era presidente del Soccorso Rosso.

Da allora in Spagna Tina Modotti sarà Maria, combattendo dapprima  nell’ Hospital Obrero de Cuatros Caminos a Madrid dove si prese cura  dei feriti  dalla mitraglia e dalle  bombe faciste. Tra gli altri Dolores Ibaburri, la pasionaria ricoverata per un’ epatite. Nel mese di febbraio del 1937 con l’avanzare delle truppe fasciste sul porto di Malaga collaborò con il medico canadese Norman Bethune in un’Unità Mobile di di pronto soccorso e  trasfusione, per aiutare l’ evacuazione di rifugiati ad Almeria. Qui l’ Unità si concentrò nel salvare donne e bambini, che venivano messi in testa alla colonna. Quest’ esperienza lascia un segno incancellabile in Maria. A Vittorio Vidali che incontra in Almeria dice “ La guerra è odiosa, ma questo massacro di donne, bambini e vecchi è il fatto più orribile. Mai avrei pensato di essere tanto forte e di non perdere la testa in una pazzia colettiva di questa grandezza”                               

Maria, con lo pseudonimo di Carmen Ruiz scrive anche diversi articoli, innanzitutto per Ayuda, Semanario de solidaridad del Socorro Rojo International. Da questi articoli si può conoscere  quello che Maria pensa e fa in quegli anni vissuti pericolosamente in Spagna. Un elenco incompleto è il seguente: Nel sanatorio de Milicias populares,Visita a un taller de costura, Un año de solidaridad antifascista, Aniversario del levantamiento obrero de Asturias ed altri. Importante è quello del 13 marzo 1937 “ En defensa de nuestros niños” .  Un lungo articolo che tratta un tema fondamentale in quel momento della Guerra Civile, l’ evacuazione dei bambini dalla Spagna. Maria era coinvolta in prima persona e nell’ articolo fa appello alle madri spagnole per convincerle ad inviare i propri figli fuori della Spagna perché nessun luogo era sicuro dagli attacchi dell’aviazione o della flotta fascista. La prima evacuazione Unione Sovietica mette in salvo 70 bambini, la seconda 1530 bambini e 75 accompagnanti. In totale i viaggi furono 4 ed i bambini messi in salvo furono 2873. Maria partecipa come organizzatrice al II Congresso Internazionale degli Intellettuali a Difesa della Cultura contro il fascismo che si svolge tra Valenza e Madrid. All’evento, innanzitutto  all’assemblea tenuta nella capitale nel cinema Salamanca, Ayuda dedica molte pagine. Sono senza firma ma scritte probabilmente da Maria, Carmen Ruiz. Maria è colpita dalla straordinaria prova di solidarietà internazionale data da scrittori, poeti, pittori, scultori. Presiede Antonio Machado e sono presenti tra gli altri André Malraux, Arma Seghers, Hemingway, Aleskei Tolstoi, Octavio Paz e molti altri. Maria in quell’occasione rientra in contatto con  un mondo a lei famigliare di giornalisti e fotografi, Robert Capa e Gerta Taro ad esempio. A chi le chiede di fotografare quello che accade risponde che il suo compito è stare dentro quello che accade per aiutare la vittoria sul fascismo.

Maria scrittrice scrive anche due opuscoli uno sulla prima guerra mondiale dal titolo: Cinco miliones de viudas y diez miliones de huerfanos, e l’altro sul Messico: Peones mexicanos.

L’ 8 ottobre dopo il trattato che stabilì che tutte le truppe straniere abbandonino la Spagna Maria viaggiò a Barcellona dove assistette alla partenza dei volontari delle Brigate e così scrisse: “ Non è giusto che termini così. Abbiamo combattuto quasi tre anni . Ho visto..  combattenti  .. con rami di fiori in mano, non c’era più allegria , solo tristezza nei visi e lacrime negli occhi di tutti..” Maria stessa il 25  gennaio 1939, giorno nel quale cade Barcellona, iniziò un esodo disordinato e d’inferno verso il confine con la Francia. Dopo la caduta di Gerona, l’ 8 febbraio attraversò i Pirenei e non poté non pensare ad un verso dell’amico il poeta Antonio Machado : “ provai angustia nel cuore e pensai che era la fine”. Antonio Machado diceva di Tina: “El angel de mi casa”.

Tina Maria lasciò alle spalle  un ricordo indelebile .

Nel 1938 la sezione francese del Soccorso Rosso scrisse sull’ esperienza spagnola e in particolare menzionò Tina, alias Maria, alias Carmen Ruiz Sanchez: “Di lei si può dire che è l’incarnazione stessa del sentimento umanitario e dell’internazionalismo. Ha lottato contro la reazione nei fronti di molti paesi. Il suo cuore ammalato è semore sensibile per le sofferenze degli altri. Ma la sua tenerezza femminile e la sua dedizione al lavoro, cose per le quali la amano tutti, non diminuiscono la fermezza del suo carattere che, assieme alla sua intelligenza, le danno un posto meritato nelle fila di questa grande organizzazione di solidarietà.”

Maria Teresa Leon, moglie di Rafael Alberti nel XXX anniversario della morte di Tina così scrisse  nella rivista Rinascita: “ Desidero che un giorno un giovane incida nelle rocce della Sierra di Guadarrama un nome che nessuno possa cancellare dalla nostra memoria: Tina Modotti, nuestra Maria.”

Domenica 21 giugno 2007 a La Pedriza, municipio di Manzanares del Real è stato  collocato un pezzo di roccia con incisa la frase suggerita da Maria Teresa Leon.

Tomba di Tina Modotti al Panteón de Dolores di Città del Messico

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:                                                                         

forse il tuo cuore sente crescere la rosa                       

di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.                  

Riposa dolcemente, sorella.

Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,                                                              

quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,                                                                        

col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo. Perché non muore il fuoco.

(Pablo Neruda , 5 gennaio 1942)

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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