Domenica 1° novembre, i cittadini algerini sono stati chiamati alle urne per votare su una proposta di riforma della Costituzione, in un difficile momento politico per il Paese nordafricano, acuito dal contesto della pandemia Covid-19 e dalla preoccupazione per lo stato di salute del presidente Abdelmedjid Tebboune, trasferito la scorsa settimana in Germania e risultato positivo al Covid-19.

Il referendum ha avuto luogo in seguito alle forti proteste popolari che hanno sconvolto il Paese sotto l’egida del movimento Hirak, iniziato nel febbraio dello scorso anno. Nel mese di dicembre, lo stesso Tebboune aveva allora incaricato un comitato di esperti di presentare proposte per apportare modifiche “profonde” al documento costituzionale. Tra le proposte per la nuova legge fondamentale, troviamo la limitazione della presidenza a soli due mandati di cinque anni ciascuno, l’obbligo per il presidente di scegliere il primo ministro del partito di maggioranza in parlamento, e l’aumento dei poteri per gli organi legislativo e giudiziario, al fine di bilanciare il ruolo attualmente preponderante della presidenza. Inoltre, è prevista la nascita di una Corte Costituzionale.

A causa della paura per la pandemia e della posizione assunta dall’opposizione, che ha invitato al boicottaggio del referendum, l’affluenza alle urne è risultata piuttosto bassa, con appena 5.6 milioni di cittadini che si sono recati alle urne su quasi 24.5 milioni di aventi diritto (23.03%), secondo i dati comunicati dal direttore dell’Autorità nazionale indipendente per le elezioni (ANIE), Mohamed Charfi. Tuttavia, il referendum non prevedeva un quorum per la sua validità, e dunque il dato più importante dal punto di vista formale riguarda l’approvazione della riforma costituzionale con il 66.8% delle preferenze.

Secondo l’iter previsto dal presidente Tebboune, la consultazione elettorale di domenica scorsa rappresenta il penultimo passaggio del processo di transizione prima delle elezioni legislative. Queste elezioni, insieme alla riforma stessa, sono state presentate come “la nascita della nuova Algeria“, dopo che lo scorso anno l’ondata di proteste del movimento Hirak ha determinato le dimissioni dell’anziano presidente Bouteflika.

Nonostante l’approvazione della riforma costituzionale, restano forti i segnali di scetticismo nei confronti della Costituzione proposta da Tebboune. Tebboune afferma che il progetto di costituzione rafforzerà l’ufficio del primo ministro e del parlamento controllando i poteri detenuti dal presidente. Ma mentre sostiene anche che la bozza “risponde alle richieste” dell’Hirak, manifestanti e politici dell’opposizione affermano che invece consoliderà il governo di Tebboune e garantirà che possa controllare chi serve come primo ministro, nonché selezionare e licenziare i giudici.

Gli attivisti indicano la recente incarcerazione di giornalisti e manifestanti indipendenti come prova che i cambiamenti proposti dal governo rappresentano unicamente uno specchietto per le allodole. Sfidando il divieto di raduni imposto dal governo per limitare la diffusione del coronavirus, centinaia di persone si sono unite a una recente manifestazione che ha cercato di rilanciare il movimento di protesta, sollecitando le autorità a rilasciare attivisti e operatori dei media incarcerati.

Nacer Djabi, professore di sociologia presso l’Università di Algeri, ha detto ad Al Jazeera che diverse questioni hanno reso problematica la nuova costituzione, a partire dall’insistenza del governo affinché un comitato di esperti rediga il testo. “Non è quello che le persone chiedevano quando sono andate a protestare“, ha affermato. “In che modo questo è diverso dallo stile di governo di Bouteflika?“. “Gli esperti possono essere chiamati a fornire chiarimenti su alcuni aspetti tecnici della Carta dopo che è stata discussa dalla popolazione in generale, ma non possono sostituire un intero popolo“, ha concluso.

Durante i suoi vent’anni al potere, lo stesso Bouteflika aveva rivisto la costituzione due volte, la prima nel 2008 per concedersi un terzo mandato e di nuovo nel 2016 per tornare al limite di due mandati presidenziali. Tebboune, che era stato primo ministro di Bouteflika nel 2017, sembra aver ereditato da questo punto di vista il modo di fare del suo predecessore.

Anche con l’approvazione della nuova carta costituzionale, Tebboune continuerebbe a godere delle stesse prerogative dei suoi predecessori, con il presidente ancora in grado di nominare e rimuovere il primo ministro in carica. “Per quanto riguarda la magistratura, in qualità di presidente dell’Alto Consiglio della Magistratura, Tebboune nominerà e revocherà anche i giudici”, ha affermato Mustapha Bouchachi, ex parlamentare e avvocato algerino. “Quindi il presidente è direttamente coinvolto nei rami esecutivo, legislativo e giudiziario del governo. Inoltre, Tebboune sarebbe anche responsabile di tutti gli organismi di regolamentazione, compresi quelli responsabili del controllo della spesa pubblica. Questa costituzione conferisce al presidente i poteri di un imperatore”.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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