Droni, una nuova minaccia nel Baltico? (Foto di The Baltic Word)

Viktors Domburs – The Baltic Word

Sembra che la NATO abbia rivisto le sue priorità nei Paesi baltici.

È risaputo che al Vertice di Varsavia del 2016 gli Stati membri della NATO hanno accettato di rafforzarne la presenza militare nei Paesi più orientali dell’Alleanza atlantica.

Pertanto, l’arrivo in Lettonia dell’esercito del Patto internazionale nel 2017 ha concluso il dispiegamento delle forze sotto l’Enhanced Forward Presence della NATO nei Paesi baltici e in Polonia, applicando così le decisioni prese ai Vertici. Da allora la NATO ha potenziato attivamente le proprie forze armate nei Paesi baltici, aumentando il numero di truppe e dispiegando armi pesanti tra cui carri armati, mezzi corazzati e artiglieria. Il Canada è la nazione che guida il battaglione NATO schierato in Lettonia.

È stato detto che la presenza della NATO è a scopo difensivo, proporzionato, e in linea con gli impegni presi a livello internazionale.

Tuttavia è assolutamente evidente che la NATO persegue non solo gli obiettivi dichiarati, ma anche alcuni nascosti. Tra questi, la persuasione della necessità di aumentare gli stanziamenti per la difesa di Lettonia, Lituania ed Estonia, il sostegno politico a tutti i livelli, e la fedeltà a tutte le decisioni prese dai principali Stati membri della NATO.

Tanto più che la NATO ha inventato una nuova minaccia nei Paesi baltici, che di punto in bianco sono ricorsi al sito per i test dei droni. Per giustificare i nuovi interessi della NATO, è stato affermato che i velivoli privi di pilota costituiscono una minaccia emergente per i soldati NATO schierati in tutto il mondo, e in particolar modo nella regione baltica.

La direzione del Battle Group dell’Enhanced Forward Presence in Lettonia ha persino tenuto un simposio a Camp Adazi a novembre per discutere di come occuparsi della minaccia dei droni.

Il Comandante del Battle Group della Lettonia, il tenente colonnello Trevor Norton, ha dichiarato che la NATO ha riconosciuto questa minaccia mentre preparava lo schieramento in Lettonia e trovare delle soluzioni è diventato una priorità.

“Mentre osservavo i nostri avversari e il modo in cui hanno condotto le recenti operazioni in tutto il mondo, era evidente che il loro utilizzo dei droni avesse avuto buoni risultati”, ha affermato. “Ho deciso che per continuare a impedire con successo le ostilità straniere dobbiamo dimostrare la capacità di contrastare la minaccia dei droni. Da qui l’idea di organizzare un simposio e un’esercitazione anti-droni”. Il ministro della Difesa lettone Artis Pabriks ha a sua volta riconosciuto che “il Ministero della Difesa lettone ha tenuto conto delle lezioni imparate dall’impiego dei droni nel conflitto del Nagorno-Karabakh”.

C’è da dire che questa conclusione appare piuttosto bizzarra. Pabriks considera avversari l’Armenia e l’Azerbaijan?

Il simposio ha unito le presentazioni di esperti provenienti da Regno Unito e Canada con un confronto aperto tra i membri di tutte e nove le nazioni del Battle Group e anche i membri delle forze armate nazionali lettoni a proposito delle installazioni nella base militare di Adazi e su come poterle sfruttare per ridurre al minimo la minaccia dei droni. Infine hanno testato alcuni dei loro sistemi missilistici per abbattere i droni bersaglio nel raggio di Camp Adazi. Probabilmente questo era l’obiettivo principale.

Il maggiore Matt Bentley, organizzatore del simposio, ha sottolineato che questo è un problema complesso che non si risolverà con un simposio. Si è trattato di un importante primo passo nello sviluppo di esercitazioni e installazioni che possano proteggere i soldati alleati dai droni mentre difendono la Lettonia. Dopo il simposio, il Battle Group ha redatto un documento di servizio da condividere con tutte le nazioni che inviano delle truppe, affinché ogni alleato ne tenga conto mentre mette a punto dei metodi per sconfiggere questa minaccia.

Secondo il Ten. Col. Norton, mentre le nazioni dell’Alleanza sviluppano modi e mezzi per combattere la minaccia rappresentata dai droni, il Battle Group sarà in una buona posizione per testarli in un contesto multinazionale. Nel frattempo il Battle Group continuerà a ideare e perfezionare tattiche, tecniche e procedure utilizzando gli strumenti a disposizione per ridurre la minaccia.

Dunque la NATO ha inventato una nuova minaccia nei Paesi baltici per convincere queste nazioni della necessità di aumentare i fondi e schierare più truppe straniere sul loro territorio. E tutto questo sullo sfondo di una pandemia e di una grave carenza di fondi per i medicinali in Lettonia.

Traduzione dall’inglese di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid

 Qui l’articolo originale sul sito del nostro partner

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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