Il fatto che Renzi lo abbia fregato non fa di Letta un uomo di sinistra.
Era a capo di un governo con Berlusconi, Verdini e lo zio Gianni con un programma neoliberista e antipopolare.
Il dato sui tagli alla sanità di quel governo sono emblematici.

Prima era stato sostenitore convinto del governo Monti: “Ho sentito frasi, anche nel mio partito, di chi si pente di avere fatto nascere il governo Monti. Non dobbiamo pentirci” o la veritiera “il governo Monti è l’atto fondativo del Pd”.

Più in generale la sua linea è sempre stata quella dellla fedeltà alla governance neoliberista europea: riforme delle pensioni e del mercato del lavoro (precarizzazione), privatizzazioni. “Dobbiamo lavorare molto sul tema privatizzazioni. Il patrimonio pubblico è ancora enorme”, disse. E’ uno dei protagonisti di quella linea che dagli anni ’90 ha sostituito alla Costituzione i trattati ordoliberisti europei: non a caso scrisse un libro dal titolo “Morire per Maastricht” nel 1997. Ricordo che Enrico Letta è cresciuto al seguito di Andreatta (quello della separazione tra Banca d’Italia e Tesoro che ha fatto esplodere il debito pubblico consegnandolo alla speculazione internazionale), prima imposizione del vincolo esterno per disciplinare la società e giustificare “riforme” neoliberiste.

Letta non viene dai social forum ma dalla Trilateral Commission e frequenta Bilderberg.

È una persona preparata e educata, ottimo segretario per un partito liberaldemocratico di centro liberista come il Pd. D’altronde era nel gruppo liberale nel parlamento europeo.

In tutto il dibattito del Pd che occupa le pagine dei giornali e i talk tv non si parla mai di contenuti.

Paradossalmente è Renzi* che, pugnalando uno che la pensava come lui, ne ha fatto un simbolo positivo. Magari riuscirà a riportare nel partito altre “vittime” del renzismo come Bersani, D’Alema e Speranza.

Ricordo comunque che, tranne Civati e Cuperlo, votarono a favore del dimissionamento dell’allora Presidente del Consiglio Letta anche l’area di Franceschini e l’allora minoranza di Bersani e D’Alema.

Nella rappresentazione spettacolare della politica Enrico Letta è l’anti-Renzi trombato ma in realtà non è mai stato alternativo nell’impostazione programmatico quanto nello stile.

Persino nello scontro epocale del 2016, il referendum che divenne la Waterloo di Renzi, Enrico Letta si schierò per il SI alla manomissione della Costituzione al fianco del furbetto di Rignano:
“Al referendum voterò sì, lo ribadisco con forza, perché mi sono impegnato a far nascere il percorso delle riforme e perché ne sono convinto”.

Insomma Letta non è uno dei “nostri”.

Maurizio Acerbo PRC

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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