Dirigenti politici e stampa mainstream tendono a definire il Recovery Plan come la panacea di tutti i mali. Lo strumento che permetterà all’Unione Europea nel suo complesso di uscire dalla devastante crisi causata dalla pandemia e le chiusure forzate che questa ha comportato. Una cascata di denari a fondo perduto sarebbe in arrivo per i paesi del blocco europeo che avrebbero facoltà di utilizzare questi fondi a proprio piacimento e a fondo perduto. Questa è la promessa, quel che viene raccontato ai popoli europei. 

La situazione sarebbe ben diversa come spiega in questa intervista rilasciata a Il Sussidiario dalla professoressa Fiammetta Salmoni, ordinaria di diritto costituzionale nell’Università Marconi di Roma, autrice di un recentissimo lavoro su Recovery Fund, condizionalità e debito pubblico. Un lavoro dal sottotitolo emblematico: “La grande illusione”.

Vi riproponiamo alcuni passaggi dell’intervista di Federico Ferraù su il Sussidiario

“Il progetto Ngeu disegnato dalla Commissione per dare una risposta comune ai danni economici e sociali causati dalla pandemia da Covid-19 è un passaggio storico nel processo di integrazione europea”. Lo ha detto il ministro Franco in audizione. Recovery vuol dire recupero, guarigione. Che cosa c’entra con l’integrazione?

A me non sembra che il Next Generation Eu abbia questo significato catartico che qualcuno sta cercando di attribuirgli. È un’assistenza finanziaria agli Stati membri come ce ne sono state molte altre, erogate attraverso altri strumenti: penso al Fesf, al Mesf, allo stesso Mes. Ed esattamente come nelle passate occasioni, questo Recovery Fund è pieno di condizionalità imposte agli Stati membri che avranno accesso ai fondi europei. Condizionalità che sono persino più stringenti di quelle previste dal trattato Mes.

Allora qual è l’obiettivo?

L’Ue, attraverso il Ngeu, entra a gamba tesa non solo sulla struttura economica degli Stati membri, ma anche sulla loro struttura sociale e istituzionale. Le condizionalità servono a rendere cogente questo intervento.

È questa l’integrazione che ci chiede Bruxelles?

L’integrazione europea continua ad essere un processo volto al funzionamento ottimale del libero mercato, nonostante formalmente il Ngeu si fondi sul principio solidaristico ex art. 122 Tfue. Ma se poi si leggono tutti i documenti dell’Unione, di solidarietà si parla solo in funzione del ripristino del mercato unico. Non mi sembra che sia in atto alcun passaggio storico. Semmai una sublimazione della realtà.

Vuol dire che il meccanismo è sempre quello dei voti e dei famosi “compiti a casa” degli Stati membri?

Precisamente. Se i voti sono insufficienti l’Ue ci potrà richiedere retroattivamente tutti i denari che ci ha trasferito sotto forma di prestiti e/o sovvenzioni. Fino all’ultimo centesimo.

[….]

Il titolo del suo ultimo lavoro è dedicato a Recovery Fund, condizionalità e debito pubblico. Con un sottotitolo molto esplicativo: “La grande illusione”. Perché parla di illusione?

È l’illusione che saremo sommersi da un fiume di miliardi a fondo perduto che non dovremo mai restituire. In realtà, semplificando al massimo gli ingenti fondi reperiti sui mercati dall’Europa e da questa trasferiti “a fondo perduto” agli Stati, dovranno prima o poi essere rimborsati agli investitori. E l’Europa dove potrà trovare i soldi per questi rimborsi, se non dagli stessi Stati membri?

Ma perché, scusi?

È come se nel palazzo dove abitiamo tutti i condomini decidessero di ristrutturare casa, ma anziché accendere ciascuno per conto proprio un mutuo in banca, ci accordassimo per far chiedere un unico prestito all’amministratore del condominio, che poi ridistribuisce i fondi a ciascun condomino. Tecnicamente nessuno di noi è indebitato, perché solo il condominio lo è. Ma tutti dovremo versare soldi nelle casse del condominio, con un aumento proporzionale delle rate condominiali, per far fronte al pagamento delle rate del mutuo. Sia chiaro, questi soldi ci servono, eccome; ma nessuno ce li regala. Ma l’illusione più grande, cui mi riferisco nel libro, è un’altra.

Quale sarebbe?

Quella di aver trovato finalmente un’Europa che sia madre e non più matrigna. Invece, purtroppo, non è affatto così. Checché se ne dica l’Europa continua a essere una matrigna con figli e figliastri. L’approccio dell’Ue non è cambiato di una virgola: prestiti in cambio di rigorose condizionalità; imposizione di aggiustamenti macroeconomici in caso di mancato rispetto delle regole sulla governance economica e di quelle più specifiche sul Ngeu, il che vuol dire agitare lo spauracchio delle politiche di austerità che in passato hanno fatto tutti i danni che ben conosciamo. Ma, soprattutto, sopra ogni cosa, il libero mercato che deve riprendere a funzionare come e meglio di prima, a tutti i costi, nonostante tutte le difficoltà. 

Non è lo stesso approccio neoliberista che ha determinato il disastro dell’Ue sull’approvvigionamento dei vaccini?

Certo. È questa la grande illusione: quella della pandemia sarebbe stata un’occasione d’oro per trasformare l’Ue in un qualcosa di diverso da un insieme di organi e istituzioni tecnocratiche. Ma non è accaduto.

https://lantidiplomatico.it/dettnews-recovery_fund_prof_fiammetta_salmoni__lue_ci_potr_richiedere_fino_allultimo_centesimo/11_40478/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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