Il presidente socialista Luis Arce ha annunciato l’abrogazione del decreto approvato durante il governo golpista filostatunitense della autoproclamata Áñez (2019-2020) e che sarebbe stato applicato alle colture di mais, frumento, soia, canna da zucchero e cotone, considerate la matrice alimentare principale del Paese sudamericano.

“Abbiamo eliminato gli abusi del precedente governo golpista, che aveva introdotto con un decreto e senza vergognarsi, l’intera catena dei transgenici nel nostro Paese, nel grano, nel mais, in tutto”, ha dichiarato Arce.

La decisione dell’attuale governo socialista ha generato dibattito, con i grandi mezzi di informazione (anti governativi e filo oppositori) che hanno dato voce ai grandi produttori del dipartimento di Santa Cruz, la regione più ricca del Paese e da sempre feudo delle destre, che hanno affermato che altre nazioni come Argentina, Brasile e Paraguay utilizzano semi geneticamente modificati da più di un decennio.

Al contrario, gli agricoltori indigeni, insieme a varie istituzioni, hanno rifiutato l’uso dei transgenici prodotti dalle multinazionali ed hanno ricordato che, nel caso del mais, la nazione andino-amazzonica conta più di 77 varietà naturali, fonte di cibo per i suoi oltre 11 milioni di abitanti e l’introduzione delle sementi transgeniche e il loro utilizzo su larga scala li metterebbe a rischio di contaminazione oltre che getterebbe sul lastrico i piccoli coltivatori di quei prodotti naturali secolari.

Gli esperti hanno avvertito inoltre che, per aumentare la produzione agricola attraverso la coltivazione intensiva transgenica, sarebbe necessario abbattere più alberi. Secondo il Centro di Documentazione e Informazione, il tasso di deforestazione è di 300.000 ettari all’anno.

Il difensore civico, Nadia Cruz, ha messo in guardia sull’equilibrio necessario tra la Madre Terra e gli esseri umani e, al di là di un dibattito esclusivamente scientifico, “deve esserci un dibattito sulla visione del mondo dei popoli e sullo stile di vita della popolazione che abbiamo in Bolivia”.

La Cruz ha aggiunto che, nonostante la necessità di adeguarsi alla modernità, in Bolivia ancora sopravvivono questi valori e il tentativo di mantenere un equilibrio.

Allo stesso modo, l’analista ambientale Andrés Frías ha assicurato che i transgenici costituiscono “una minaccia per la storia dei vari prodotti del paese perché inquinano l’ambiente anche attraverso l’uso intensivo di altri pesticidi”.

Parlando al canale di stato Bolivia TV, Frías ha sottolineato che l’abrogazione del decreto supremo 4232 è una decisione che protegge il patrimonio genetico agricolo naturale boliviano.

La Costituzione dello Stato vieta la produzione e la commercializzazione di organismi geneticamente modificati e di elementi che danneggiano la salute e l’ambiente.

D’altra parte, la Magna Carta del Paese sudamericano stabilisce che è obbligo dello Stato “garantire la sicurezza alimentare attraverso un’alimentazione sana, adeguata e sufficiente per l’intera popolazione”.

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

https://m.prensa-latina.cu/?p=54170/bolivia-apuesta-por-soberania-alimentaria-sin-semillas-transgenicas/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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