Nel 2001 la grande maggioranza del Parlamento, esclusi Rifondazione ed i Verdi che poi però nel 2007 cambiarono posizione espellendo chi voleva rimanere coerente, votò a favore della guerra in Afghanistan.
All’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non andava giù che Gino Strada fosse contro la guerra e il 28 settembre, in Senato, definì il fondatore di Emergency – senza mai nominarlo – «Un medico integerrimo, ma dalle confuse idee, ha dichiarato che non saprebbe scegliere tra l’ Afghanistan e gli Stati Uniti».
Nel 2006 tornò al governo Romano Prodi, che continuò quella guerra. E nel febbraio 2007 a chi come Gino Strada ed i vituperati pacifisti chiedeva di finirla con gli interventi militari rispondeva: “Noi dobbiamo essere orgogliosi delle nostre scelte, orgogliosi della nostra politica nazionale, orgogliosi del nome Italia che sventola laddove si parla di pace e si chiede la pace”.
La partecipazione italiana alla guerra per la pace continuò poi con il ritorno al governo di Berlusconi, con Monti, con Letta, con Renzi, con Gentiloni, con Conte, con Draghi. L’ultimo voto alla Camera per finanziare le missioni militari italiane ha visto 438 sì, 2 no, 3 astenuti.
I presidenti della Repubblica che condivisero gli ultimi venti anni di guerre sono stati Ciampi, Napolitano e Mattarella.
Tutta la classe politica, centrodestra, centrosinistra, né di destra né di sinistra, è stata corresponsabile del colossale criminale fallimento della guerra in Afghanistan, delle stragi, degli sprechi e delle ruberie, delle devastazioni, che hanno permesso il ritorno dei talebani dopo il repentino crollo del corrotto regime filo occidentale.
Julien Assange aveva rivelato le infamie di quella sporca guerra, per questo è prigioniero politico della NATO e rischia la vita in carcere, senza che nessuno dei liberali occidentali dica una parola per lui.
Quello in Afghanistan è il fallimento di tutta una classe politica, quella della destra e quella della sinistra interventista. I cinque stelle, che furono eletti proprio per mettere in discussione questa classe politica, poi se sono fatti completamente assorbire, anche nei riti e nei linguaggi.
Oggi non si sentono autocritiche, riflessioni, annunci anche prudenti di cambiamento. No, tutti i politici italiani continuano a proclamare la fedeltà euro-atlantica e semmai si dividono tra chi dice pensiamo ai profughi e chi critica Biden perché avrebbe voluto altri venti anni di guerra. Nessuno che dica che una guerra sbagliata e pessima produce risultati corrispondenti.
Questo è il problema del paese, questo suscitava l’indignazione più profonda di Gino Strada: fanno ancora tutti la stessa politica catastrofica e sono ancora tutti lì.

Giorgio Cremaschi PaP

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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