Sono passati più di dodici anni dal colpo di stato che, nel giugno del 2009, depose il legittimo presidente dell’HondurasManuel Zelaya Rosales, reo di essersi avvicinato ideologicamente al Venezuela chavista e di aver cercato di dare una svolta alla politica nazionale. Da allora, nella repubblica centroamericana si sono imposti unicamente governi liberisti fedeli all’imperialismo statunitense, sotto la guida di Porfirio Lobo Sosa e Juan Orlando Hernándezla cui unica funzione era quella di servire gli interessi di Washington.

Le elezioni del 28 novembre hanno invece contribuito a ripristinare l’ordine legittimo delle cose, in quanto tutti i governi degli ultimi dodici anni sono stati il risultato di quel golpe, a causa del quale Zelaya fu costretto illegittimamente a lasciare il Paese (la Costituzione dell’Honduras vieta infatti l’esilio in maniera esplicita). Nel corso dei primi tre anni successivi al golpe, il tasso di povertà in Honduras è aumentato del 26,3% e quello di povertà assoluta del 13,2%, a causa delle scellerate politiche neoliberiste applicate da Lobo Sosa.

La situazione, dopo dodici anni di queste politiche, era oramai insostenibile per la popolazione honduregna, che nonostante la campagna mediatica al limite del terrorismo ha espresso la propria chiara volontà di eleggere alla presidenza Xiomara Castro, moglie di Zelaya, che a gennaio diventerà ufficialmente la prima donna a ricoprire la massima carica nella storia dell’Honduras. Sostenuta dalla coalizione progressista Libertad y Refundación, nota come Libre, Castro ha ottenuto il 53,61% dei consensi, staccando di circa venti punti percentuali il candidato della destra, Nasry Asufa (33,87%).

Il risultato di Asufa rappresenta una pesante sconfitta per l’imperialismo nordamericano e per le forze reazionarie honduregne. La sua candidatura era infatti sostenuta da tutta la destra, a partire dal Partido Nacional de Honduras, la forza che ha governato con Lobo Sosa ed Hernández. In terza posizione troviamo invece Yani Rosenthal (9,21%) del Partido Liberal de Honduras, la forza politica centrista della quale inizialmente faceva parte Zelaya prima del suo spostamento su posizioni progressiste. Sulle schede elettorali erano presenti anche altri dodici candidati, dei quali nessuno ha superato l’1% di preferenze. Circa il 69% degli aventi diritto si è recato alle urne.

Grazie popolo! Abbiamo trasformato dodici anni di lacrime e dolore in gioia. Il sacrificio dei nostri martiri non è stato vano. Inizieremo un’era di prosperità e solidarietà attraverso il dialogo con tutti i settori, senza discriminazioni e senza settarismi”, è stato il primo messaggio diffuso sui social network da Xiomara Castro.

La vincitrice delle elezioni ha immediatamente ricevuto messaggi di congratulazioni da parte del presidente venezuelano, Nicolás Maduro, da Daniel Ortega, presidente del vicino Nicaragua, e dal presidente di CubaMiguel Díaz-Canel. “A nome del popolo nicaraguense e delle donne in particolare, esprimiamo la nostra gioia per questa storica elezione dove viene mostrato ancora una volta il carattere, nobile, combattente e laborioso delle donne e delle famiglie di quel fraterno e solidale Honduras“, afferma il messaggio inviato da Ortega.

Il nuovo governo avrà dunque il difficile compito di invertire una tendenza che ha visto l’Honduras precipitare in tutti gli indici che attestano il benessere della popolazione negli ultimi dodici anni. Oggi, quasi il 70% della popolazione si trova in una situazione di povertà, mentre il Paese è considerato uno dei più violenti al mondo. Politicamente, l’Honduras ha vissuto anni travagliati non solo per via del golpe contro Zelaya, ma anche per la rielezione di Juan Orlando Hernández nel 2017, una palese violazione costituzionale.

L’Honduras è stato anche uno dei Paesi della regione maggiormente colpito dalla pandemia di Covid-19. Considerando tutti i Paesi dell’America centrale e caraibica, solamente il Guatemala – altro Paese governato dalla destra – ha fatto registrare un numero di morti superiore a quello dell’Honduras.

La vittoria di Xiomara Castro ha un grande significato simbolico non solo perché si tratterà della prima presidente donna in oltre duecento anni di storia indipendente dell’Honduras, ma anche perché per la prima volta saranno escluse dal governo le due forze politiche che si sono sempre alternate al potere, il Partido Nacional e il Partido Liberal. “Con la vittoria del partito Libre si spezza l’incantesimo del bipartitismo bicentenario in Honduras”, ha scritto l’antropologo peruviano Itzamná Ollantay su TeleSur.

Il nuovo governo di Xiomara Castro dovrà evitare gli errori che ha commesso Manuel Zelaya nel corso della sua presidenza, per non permettere alle forze della reazione di tornare nuovamente al potere con la violenza. Sarà necessario tracciare una strada che si rifaccia direttamente alle esperienze socialiste del continente, senza vie di mezzo né compromessi con la destra. Probabilmente, il nuovo governo proverà a rilanciare il processo costituente che Zelaya aveva proposto prima di essere rimosso dal potere, e dovrà impegnarsi duramente nella lotta alla corruzione e al narcotraffico.

In concomitanza con le elezioni presidenziali si sono svolte anche le elezioni legislative, per le quali ancora non sono noti i risultati, anche se si prevede una nuova vittoria per Libre ed una pesante sconfitta per il Partido Nacional.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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