Un ritratto di Carlos Gardel nel quartiere di Abasto, dov'è cresciuto, a Buenos Aires nel 2006. (Getty Images)

Murales con l’ immgine di Carlos Gardel


Francesco Cecchini


Cambalache (tango) — 1934 Cambalache significa robivecchi, rigattiere, ma assume anche il significato di situazione di caos e rumore. Música y Letra: Enrique Santos Discepolo


Che il mondo fu è sarà una porcheria già lo so… Nel cinquecentosei e anche nel duemila! Che sempre ci siano stati ladri, ingannatori e truffati, contenti e avviliti, valori e imitazioni… Ma che il ventesimo secolo sia uno schieramento di male insolente, non cè nessuno che lo neghi. Viviamo travolti in una baraonda e nello stesso fango tutti impastati…


Tango cantato anche da Carlos Gardel
Carlos Gardel, il cui vero nome era Charles Romuald, nacque a Tolosa, in Francia, l’ 11 dicembre 1890 da una ragazza madre che quando lui aveva due anni emigrò a Buenos Aires, in Argentina. Il 28 giugno del 1935 era salito sullaereo che lo avrebbe dovuto portare da Bogotà a Cali, in Colombia, con uno scalo a Medellín. Quando laereo riprese il volo si scontrò con un altro aereo. Carlos Gardel morì e aveva solo 45 anni. Il Giorno del Tango si celebra ogni 11 dicembre per commemorare la nascita di Carlos Gardel.
Non fu il primo cantante di tango, ma fu il più diffuso e uno dei più conosciuti cantanti argentini nel mondo. Ovunque, America Latina e a Parigi, era accolto da teatri pieni e da una folla di ammiratori. Gardel creò un nuovo modo di cantare il tango, ponendo le basi che sarebbero state seguite, quasi senza eccezioni, dai cantanti delle generazioni successive. Da Mi noche triste, di Pascual Contursi, in poi ha dato un contributo rivoluzionario. Alcuni critici lo accusarono di aver cantato durante le campagne elettorali per i caudillos conservatori, ma va ricordato che cantò le miserie e i drammi di Buenos Aires, e di aver promosso i poeti reali dalla sua città: Celedonio Flores, Pascual Contursi, Enrique Cadícamo, Enrique, Santos Discépolo e molti altri. C’è nella scelta delle sue canzoni un forte attaccamento alla realtà quotidiana, in cui è presente la tipica poesia anarchica, frequente nel suo tempo. Così il tango, quel miracoloso miscuglio di ritmi ispanici e centroamericani, di tanguillos andalusi e avana, che accompagnò la nascita del secolo e che nelle sue liriche aveva raccontato il picaresco popolare, lasciò il posto a versi come quelli di Vida amarga, di Eugenio Cárdenas: Sono sbalordito / quando arriva la povertà / anche la miseria stanza / di un povero lavoratore. / E vorrei che la mia vita / diventasse oro / perché nessuno bevesse / il ghiaccio dewl disgusto.
Nel 1930, nel pieno della crisi che colpì l’ Argentina agro-esportatrice, Gardel cantava Pordioseros, di Barbieri : Mi ribello al destino crudele / che miserie e dolori dà / e tristemente mi chiedo / dov’è la carità? / Dov’è il gesto altruistico / che si popola di grandezza, / se chi cammina nelle nebbie / non ha pietà?
La proposta di Gardel fu espressa nel 1931 in un servizio per la rivista uruguaiana Cancionera: “Sono devoto al tango. Io credo in lui finché vengono dati argomenti veri.” E non disdegnò la protesta o lo stesso ateismo ribelle di quel tango registrato quello stesso anno: voglio morire con me / senza confessione e con Dio / crocifiggermi nei miei dolori / mentre abbraccio un rancore.
Due anni dopo, nel 1933, in Europa, Hitler iniziò la campagna antisemita, creò campi di concentramento, lasciò la Società delle Nazioni e si ritirò dalla Conferenza sul disarmo. Gardel compone e registra Silencio, un appello contro la guerra. Nel settembre dello stesso anno, poco prima di girare i suoi ultimi film, presenta in anteprima Al pie de la Santa Cruz, di Battistella e Delfino: Dichiarano lo sciopero, c’è fame nelle case / c’è tanto lavoro e poco salario / e in quella tra lotte sanguinose / la legge padronale si vendica di un uomo.
In Europa continuiamo, in generale, ad avere una visione romantica del tango fondata con l’ arrivo del sonoro e da quelle incursioni di Buenos Aires a una Parigi felice e spensierata. Quel ricco folklore urbano nasceva però nelle case popolari, baracche, in cui si ammassavano gli sfollati dalle campagne a causa delle nuove forme di sfruttamento rurale, insieme agli immigrati falliti, quelli che non erano artigiani specializzati, che cominciavano a scoprire che l’ America non era il paradiso che avevano sognato. Miseria, anarchismo e socialismo, in una città che, volendo somigliare a quelle europee, voleva essere progressista, era il lievito che alimentava il canto del tango. Carlos Gardel, un porteño (di Buenos Aires) archetipico, è stato colui che nelle canzoni ha saputo raccontare quella realtà. Questo è stato il suo contributo alla cultura popolare.

Statua di Carlos Gardel davanti alla sua tomba al cimitero Chacarita di Buenos Aires

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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