PAOLA NUGNES, senatrice ManifestA:
Draghi è scappato per paura del autunno caldo

L’intervista di Argiris Panagopoulos è stata pubblicata sul quotidiano di SYRIZA “Avgi”, Sabato 23 Luglio 2022.


“Draghi deve aver capito che è una cosa diversa gestire un Paese da una società del settore finanziario e che non puoi solo accontentare i tuoi amici e occuparti solo dei settori produttivi che ti interessano, ignorando i cittadini. Un paese è una collettività che ha bisogno di una gestione diversa. Non ho mai dato la fiducia a Draghi. Al Senato le cose sono andate molto male e non c’era speranza che si evolvessero in modo migliore”, ha detto ad “Avgi” la senatrice Paola Nugnes, architetto e napoletana, eletta per la prima volta nel 2013 con il Movimento 5 Stelle, non ha votato il decreto razzista di Salvivi e fu espulsa dal suo partito, per passare ai Liberi e Eguali per abbandonarli quando si schierarono con Draghi. Rifiutandosi di votare per il secondo mandato di Mattarella alla Presidenza della Repubblica, la lasciato la Sinistra italiana e ha fondato insieme ad altri parlamentari il gruppo ManifestA – Il Popolo al Potere – Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

-Come ha visto la presenza di Draghi al Senato?
Il Grande Mario non voleva avere niente a che fare con il Parlamento. Nel giro di un anno e mezzo ha sollevato 56 volte la questione del voto di fiducia per far passare in Parlamento ciò che voleva, cercando di ricattare tutti. Ha usato il voto di fiducia per legiferare quello che voleva e come lo voleva, senza dialogo, emendamenti, correzioni. Secondo la costituzione, il Parlamento deve sostenere e controllare l’esecutivo. Con l’uso sistematico del voto di fiducia, Draghi è sostanzialmente sfuggito al controllo del Parlamento, perché ne ha fatto una regola e non un’eccezione. Utilizzando 56 volte il voto di fiducia, ha evitato il dibattito e ha ricattato il Parlamento. Ma l’ultima volta non gli è andata bene.
Draghi andò a dimettersi dal Presidente della Repubblica quando ebbe la fiducia del Senato. Qualcosa che è successo per la prima volta nella nostra storia. Draghi voleva appiattire le istituzioni parlamentari. Aveva la maggioranza e ha creato lui stesso la crisi. Ha ridicolizzato il Senato, che gli ha dato la maggioranza necessaria, e ha mostrato completa ignoranza dello stato di diritto, andando da Mattarella, che lo ha rimandato al Senato.

-L’Italia sta affrontando una difficile situazione economica e sociale…
Il M5S, con il quale non sono d’accordo, ha sollevato alcuni validi punti di discussione. Draghi voleva un governo così ampio che nessuno potesse metterlo in discussione. Draghi ha messo in crisi il suo governo per scappare. Il Sig. Draghi ha creato la crisi perché sa che l’inflazione raggiungerà o supererà il 9%, che abbiamo un enorme problema energetico, che hanno cercato di risolvere con paesi più instabili della Russia o con l’acquisto di gas liquefatto dagli Stati Uniti, che costerà tre volte tanto e avrà impatti ambientali per la sua forma più inquinante, con gli impianti da realizzare a Piombino e Civitavecchia per la sua deliquefazione. Avremo un’enorme emorragia economica e conseguenze altrettanto negative per l’ambiente. Peggio ancora, Draghi e i suoi hanno iniziato a parlare di reattori nucleari con un popolo che ha rifiutato due volte l’energia nucleare con i referendum.
L’Istat ci ha mostrato che in tre anni i poveri nel nostro Paese sono quasi triplicati, con 12 milioni di persone che guadagnano e vivono con redditi al di sotto del livello minimo di vita. L’INPS ci ha mostrato come tagliano il reddito sociale e gli assegni per le persone con disabilità totale. Le imprese chiudono ovunque e si trasferiscono in paesi terzi. A Trieste è in corso una grande manifestazione contro la chiusura di quattro grandi imprese. Entro la fine dell’anno avremo un ulteriore mezzo milione di disoccupati nel napoletano. Draghi propone una nuova elasticità dei rapporti di lavoro, sostenendo che il reddito sociale ha causato problemi sul lavoro.
Draghi sa che ci stiamo avviando verso un autunno caldo e che le leggi repressive non bastano a far fronte alla crescente rabbia sociale. Hanno militarizzato il centro di Roma perché hanno visto i tassisti. Cosa faranno quando decine e centinaia di migliaia di lavoratori scenderanno in piazza?
Draghi è scappato per l’ autunno caldo in arrivo e per il Patto di stabilità, perché sono previsti lacrime e sangue con la nuova austerità. Sta mentendo sostenendo che ha raggiunto gli obiettivi del Piano per la Ripresa e la Resilienza, perché sappiamo che ha appena inviato le proposte dell’Italia con la propria autocertificazione dei piani. Siamo in attesa della valutazione dall’UE. Inoltre, non ha messo online tutte queste informazioni come era necessario, cercando di ritardarlo il più possibile fino alla fine dell’anno. Draghi parla delle risorse del Recovery Plan come una manna dal cielo, evitando di dire che gran parte di esse verrà attuate aumentando il debito in un periodo di tassi di interesse in aumento, mentre pianifica grandi privatizzazioni, che non rimarranno senza risposta.

-L’Italia si avvia alle elezioni con una nuova dura legge elettorale, con un nuovo Parlamento che avrà la metà degli eletti, cancellando ogni possibile opposizione politica, sociale…
Le possibilità che anche un piccolo gruppo di elementi di sinistra, ambientalisti e radicali entrino nel prossimo Parlamento sono zero. Cosa dovevamo fare? Dovremmo pregare a Draghi di restare perché poi le cose andranno peggio? Continuiamo ad andare di male in peggio. Un giorno questo si fermerà e inizieremo a costruire qualcosa di diverso. Avremo al potere la peggior destra, pochi rappresentanti parlamentari, scelti dai vertici del partito. La cosa peggiore è che Meloni e il resto dell’estrema destra e della destra con Lega e Forza Italia cercano di mettere una mano sulla nostra costituzione democratica. Già Leta voleva mettere le mani sull’articolo 118 della costituzione, che fa riferimento alla sua revisione, ma il M5S lo aveva fermato.
La prospettiva di vedere un governo Meloni non è solo una minaccia per la democrazia in Italia, ma per tutta l’Europa democratica, la Grecia e tutti i paesi del Mediterraneo con cui confiniamo e comunichiamo. Spero che abbiamo toccato il fondo per poterci rialzare. Ci vorrà del tempo, alcuni anni, e il periodo elettorale non è sufficiente. Il prossimo periodo sarà molto difficile per le forze democratiche, progressiste, sindacali e sociali del nostro Paese, perciò dobbiamo avere tutti i canali di comunicazione aperti con loro per iniziare a costruire qualcosa di diverso. Vedendo gli ultimi sviluppi in Francia e Spagna, prendiamo più coraggio. La prospettiva delle elezioni deve essere sempre all’ordine del giorno, sapendo che a settembre affronteremo una situazione difficile.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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