Ieri in tutta Italia sono scese in piazza tante donne , soprattutto giovani, per il diritto all’aborto libero e sicuro. Noi maschi in lotta contro le oppressioni di razza e di classe, però inevitabilmente partecipi dell’oppressione di sesso del patriarcato, siamo scesi in manifestazione con loro; sempre un poco timorosi di essere individuati come controporte, ma nello stesso tempo convinti che quella sia la nostra parte.
Abbiamo fatto bene e bene farebbero tanti compagni a sostenere di più movimenti come Non Una Di Meno. Basta sentire le parole di queste giovani donne per capire la loro profonda consapevolezza. Non c’è nulla in esse di quella finta emancipazione che oggi vede il palazzo vantarsi della sua liberalità, perché una donna profondamente reazionaria diventa capo del governo.
No, nelle manifestazioni di ieri era espresso con chiarezza il nesso tra la lotta al patriarcato, quella contro la guerra e la devastazione ambientale, quella contro il capitalismo. Tanto è vero che questo nesso è dato ricordato con durezza dalle stesse manifestanti alla sinistra di palazzo, che voleva farsi vedere in piazza. Quella sinistra che ha tentato la separazione tra diritti civili e diritti sociali, concedendo i secondi al tritacarne liberista e fingendo di arroccarsi sui primi. Che però così perdevano ogni dimensione egualitaria e quindi venivano indeboliti e compromessi.
Così la destra reazionaria poteva costruire una propria narrazione imbrogliona, affermando che che la rivendicazione dei diritti civili negava i bisogni veri del popolo.
Invece la mia generazione ha lottato per i diritti civili anche perché mossa dall’eguaglianza sociale. Noi sostenevamo che le donne ricche potevano sempre abortire nelle cliniche di lusso all‘estero, mentre quelle povere rischiavano la morte con le mammane.
E del resto la destra reazionaria alla fine colpisce tutti i diritti, mentre consolida i privilegi dei ricchi. Per questo nelle manifestazioni di ieri il legame inestricabile tra diritti civili e diritti sociali era profondamente condiviso e rivendicato.
Ora sta a noi maschi fare un passo in più e capire che il femminismo non riguarda solo le donne, così come l’antirazzismo non riguarda solo chi ha la pelle più scura e l’anticapitalismo solo chi è schiavo dello sfruttamento.
Per questo anche noi maschi che lottiamo per cambiare il mondo rovesciandone tutte le ingiustizie e oppressioni, dobbiamo imparare dalle donne ad essere femministi.

Giorgio Cremaschi Pap

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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