Domenico Gallo

La guerra si sta aggravando e il rischio nucleare incombe. In questo contesto finalmente sta nascendo una mobilitazione che parte dal basso, da sindacati e da associazioni della società civile (come Anpi, Cgil, Emergency, Rete Disarmo, Sbilanciamoci e tante altre) che hanno indetto dal 21 al 23 ottobre una serie di iniziative in oltre 100 città italiane per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Ucraina e l’avvio di negoziati verso una conferenza internazionale di pace. Sul fronte politico si è rotto il muro di omertà poiché una forza importante come il Movimento 5Stelle si è sfilata dal partito della guerra e rilancia le piazze per la pace.

Malgrado questa crescente sensibilità, è passata sotto silenzio una scandalosa Risoluzione del Parlamento Europeo, votata quasi all’unanimità che – incredibile a dirsi – anziché alla pace mira all’escalation della guerra. La Risoluzione impegna tutti i Paesi UE a diventare attivamente cobelligeranti chiedendo che sia incrementato massicciamente il flusso di armi a favore del Governo Ucraino e sia attivato immediatamente l’addestramento dei soldati ucraini all’uso dei sofisticati armamenti occidentali: «al fine di consentire all’Ucraina di riacquisire il pieno controllo su tutto il suo territorio riconosciuto a livello internazionale». Insomma per il Parlamento Europeo, la guerra non si deve limitare a respingere l’aggressione russa, non si deve arrestare con i negoziati, ma deve proseguire per consentire all’Ucraina di riprendere quei territori (come la Crimea e le autoproclamate repubbliche del Donbass) sui quali non esercita più la sua sovranità dal 2014. In pratica è stato votato un programma di guerra totale alla Russia nella convinzione che la “vittoria” sia l’unico obiettivo perseguibile.

Nella risoluzione non compaiono mai le parole “pace”, “cessate il fuoco”, “trattative”, “negoziato”, “conferenza internazionale”. Del resto quale negoziato si potrebbe instaurare su queste basi? Questi obiettivi possono essere raggiunti solo con la disfatta della Russia. Poiché è difficile che una superpotenza nucleare accetti di farsi sconfiggere, è evidente che il programma rilanciato dal Parlamento Europeo porterà a una drammatica escalation del conflitto, di cui la pioggia di missili caduta in questi giorni su Kiev e su altre città dell’Ucraina è solo un assaggio. Con questo programma di “aiuti” al popolo ucraino, la NATO, la UE e, per quanto di sua competenza, l’Italia, hanno deciso di aprire tanti nuovi cimiteri di guerra che – secondo questo progetto ‒ più velocemente saranno riempiti, più velocemente consentiranno di giungere alla pace.

L’unica voce autorevole di dissenso è venuta da un documento redatto da 30 ambasciatori italiani non più in servizio attivo. Osserva il documento: «La guerra in Ucraina prodotta dall’aggressione russa sta degenerando verso scenari devastanti, che potrebbero mettere in pericolo la vita di milioni di persone e sfociare in un “inverno nucleare”. A fronte dell’annessione illegale del Donbass e di due altre regioni ucraine, approvata dalla Duma dopo il recente referendum farsa, il Governo di Kiev ha firmato un decreto che vieta qualsiasi trattativa con Mosca e ha chiesto ufficialmente l’adesione alla NATO, pur consapevole che la richiesta è irricevibile. […] Dopo mesi di guerra e di perdite umane le posizioni di entrambe le parti si sono irrigidite. I falchi russi chiedono un utilizzo della forza senza remore, fino all’uso dell’arma nucleare tattica; ma anche nel campo occidentale molteplici sono le pulsioni per una continuazione del conflitto fino alla resa totale di Mosca». Poche parole che descrivono con crudezza gli ultimi sviluppi del conflitto e denunciano che «un tale scenario apocalittico fa orrore».

Questo scenario apocalittico evidentemente non fa orrore agli irresponsabili leader politici italiani ed europei e non induce ad alcun ripensamento delle scelte compiute. Ieri abbiamo visto che anche gli esponenti del partito della guerra sono scesi in piazza organizzando un sit-in all’ambasciata russa, truccato da manifestazione per la pace. Gli organizzatori hanno chiarito i loro obiettivi, fra cui «il riconoscimento della piena indipendenza ed autonomia dello Stato ucraino secondo i confini stabiliti dalla Comunità internazionale prima del 2014». È facile comprendere che bisognerà costruire molti cimiteri per ottenere questo risultato. Quando i costruttori di cimiteri invocano la pace, probabilmente pensano alla pace eterna. Noi, invece pensiamo che la guerra sia un male in se stessa e che la strada migliore per giungere alla pace non debba essere lastricata di cimiteri. Per questo l’unica strada percorribile per giungere alla pace è quella indicata nel documento degli ambasciatori che chiedono «il cessate il fuoco e l’avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire: 1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni; 2) alla definizione della neutralità dell’Ucraina sotto tutela dell’ONU; 3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi». Questo percorso – confidano gli ambasciatori ‒ consentirà «la convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa che sarà, lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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