Osvaldo Soriano


Francesco Cecchini


C’è un momento per ritirarsi prima che lo spettacolo diventi grottesco. Quando uno è sulla pista lo capisce. Magari il pubblico applaude come impazzito ma uno, se è un vero artista, lo sa. Un’ombra ben presto sarai, Osvaldo Soriano

Osvaldo Soriano nacque a Mar del Plata il 6 gennaio 1943 e morì a Buenos Aires il 29 gennaio 1997. 54 anni, non molti, ma ricchi di scrittura come romanziere, giornalista e autore di molte e varie note.  Compiuti 26 anni, si trasferì nel 1969 da Tandil a Buenos Aires per entrare nella redazione della rivista “Primera Plana”. Quando Primera Plana fu censurata, iniziò a scrivere per altri media: Graphic Week, Panorama, La Opinion. Al quotidiano del mattino, diretto da Jacobo Timerman,  La Opinión, dove rimase fino al 1974, per 6 mesi di seguito non gli pubblicarono nulla  perché considerato troppo di sinistra. In questo periodo il Gordo Soriano scrisse il suo primo romanzo Triste, Solitario y Final,  pubblicato da Editorial Corregidor il 22 giugno 1973. Stan Laurel, il mitico  Stanlio della coppia Stankio e Olio, già vecchio e finito, va da Phillipe Marlowe (il detective creato da Raymond Chandler), per scoprire perché nessuno lo assume più. Dopo qualche tempo, Stanlio muore. Un Osvaldo Soriano trasformato in un personaggio di fantasia incontra Marlowe davanti alla tomba del comico. Da questo incontro avrà luogo la serie di eventi più assurda e tragicomica, che unisce lacrime e risate, attori e personaggi, realtà e finzione.                     

   Soriano non fu nè triste, né solitario, né alla fine. Abitò nel quartiere colorato di La Boca, tifò per il San Lorenzo e visse la Buenos Aires di allora. amava la vita notturna, le donne, il vino.

Nel 1976, dopo il colpo di stato militare del marzo 1976 Osvaldo Soriano, accusato di essere un peronista di sinistra, complice dei guerriglieri e comunista, lasciò il Paese. Andò in esilio in Belgio, fino a trasferirsi a Parigi nel 1978. Rimase in Europa fino al 1984, quando tornò in Argentina. In quegli anni  El Gordo esiliato non rimase con le mani in mano. Scrisse No habrá más penas ni olvido (1978, Cuarteles de invierno (1980), A sus plaantas rendido un león (1984). Importante fu la sua relzione con Osvaldo Bayer che visitò in Germania e con il quale tenne una corrispondenza. Tra l’ altro gli scrisse “A Osvaldo Bayer, perché continui nella lotta che, due mesi in più, due mesi in meno, vinceremo. Con tutta la mia amicizia, Osvaldo”.


Osvaldo Soriano e Osvaldo Bayer

Ritornato in patria scrisse molto. Una sombra ya pronto serás (1990), El ojo de la patria (1992) y La hora sin sombra (1995). Scrisse El negro de París, un libro per bambini e vennero pubblicati 4 libri delle sue cronache giornalistiche: Artistas, locos y criminales (1984), Rebeldes, soñadores y fugitivos (1988), Cuentos de los años felices (1993) y Piratas, fantasmas y dinosaurios (1996).
Osvaldo Soriano, trascorse gli ultimi tre anni della sua vita con una sigaretta spenta in mano, gettando le ceneri in un immaginario posacenere. Soriano aveva cominciato a sporcarsi i polmoni con il catrame fin da piccolo. Non poteva scrivere una sola riga senza prima essersi assicurato una sigaretta stretta alle labbra.A causa del fumo soffrì di un enfisema polmonare, che lo ha soffocato fino alla morte. Il giornale Il Manifesto, con cui Soriano aveva collaborato, il giorno della sua morte gli dedicò la prima pagina. È sepolto nel cimitero della Chacarita a Buenos Aires.
Oltre al calcio una passione di Osvaldo Soriano erano i gatti. Così scrisse: “Sono una persona che ha un rapporto magico e strano con i gatti, soprattutto perché ci credo. Quando scrivo, il posto in cui mi trovo è pieno di gatti, è sistematico. Mi siedo per scrivere un romanzo e un giorno prima o il giorno dopo che hanno cominciato a entrare dalle finestre…”.

Osvaldo Soriano e un suo gatto

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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