Giorgio Cremaschi ricorda il suo viaggio nel Donbass nel 2017, con la popolazione terrorizzata dalle milizie di Kiev, e risponde alle accuse di Calenda ai pacifisti.

Guerrafondai, queste foto sono per voi (Su Calenda a Kiev e non solo)

Di Giorgio Cremaschi.

Nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2017 fui svegliato da un boato, che fece alzare tutto l’albergo nel quale dormivo. Poco vicino era caduta una bomba ed il personale chiese a noi ospiti di andare verso le cantine. L’allarme durò un paio d’ore, poi ci rimandarono in camera dicendo che per quella notte era tutto finito.

Ero a Donetsk nel Donbass. Avevamo portato medicinali e giocattoli per i bambini, atto considerato terrorismo dal regime di Kiev, che bombardava regolarmente i territori che non controllava, colpendo essenzialmente la popolazione civile.

Questo dal 2014, come ci hanno raccontato negli asili, nell’Università, nelle strade, ovunque nel Donbass, pregandoci di fare qualcosa per mettere fine alla continua aggressione del regime ucraino nei confronti di un intero popolo, colpevole solo di parlare russo.

E soprattutto chiedendoci di far sapere la verità su ciò che davvero accadeva.

Ora il guerrafondaio disinformato Carlo Calenda in visita a Kiev accusa i pacifisti di non essere mai andati sul posto a vedere questa guerra.
Riprendo quindi queste mie foto di allora.

Sono quelle dei bambini cui abbiamo portato giochi, penne e quaderni. Poi c’è Il rifugio sotterraneo dove cercavano di salvarsi quando le truppe di Kiev li bombardavano. Poi il tetto dell’Università, colpito da una bomba che ha fatto strage di studenti.

Poi il terribile avviso appeso in tutte le scuole per l’infanzia, per dire ai bambini di non toccare oggetti sconosciuti. Quando ero alle elementari c’erano anche nelle scuole italiane.

Queste foto sono per i politici di governo e finta opposizione che hanno appena votato di inviare altre armi in guerra. E per giornalisti come il corrispondente del Corriere, Cremonesi, che dopo aver esaltato il battaglione nazista Azov, ha negato persino che in Ucraina e nel Donbass ci sia mai stata una guerra civile. Un insulto alla memoria del nostro Andrea Rocchelli. Un giornalista vero, assassinato nel 2014 dalle milizie ucraine proprio perché documentava i loro attacchi alla popolazione civile.

Voglio essere chiaro. Io non approvo la decisione di Putin di trasformare la guerra civile Ucraina, che dura da otto anni, in una guerra tra stati. Io non approvo mai la guerra. Ma non voglio neppure che i soldati di Zelensky conquistino il Donbass. Perché gli occhi di quei bambini li ho sempre nella mente. Così come il terrore dei loro genitori alla sola idea che quei soldati arrivino a casa loro. Guerrafondai, queste foto sono per voi

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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