Antonio Panzeri, uno degli attori chiave dello scandalo Qatargate riguardante le presunte mazzette pagate da Qatar e Marocco ad alcuni eurodeputati, ha deciso di pentirsi e collaborare con la giustizia belga, firmando un memorandum con la procura federale di Bruxelles in base alla legge «Pentiti», assistito dai suoi legali. Accusato di partecipazione ad un’organizzazione criminale, in qualità di capogruppo, riciclaggio di denaro e corruzione attiva e passiva, l’ex eurodeputato socialista dovrà quindi collaborare con le autorità rivelando l’impianto e il modus operandi alla base del meccanismo di tangenti e corruzione che ha coinvolto il Parlamento europeo. In cambio otterrà uno sconto di pena pari a un solo anno di reclusione – invece che dieci – in aggiunta ad un’ammenda e alla confisca di tutti i vantaggi patrimoniali acquisiti, valutati al momento intorno al milione di euro. Tanto basta per far tremare gli ambienti politici di Bruxelles, dove molti più eurodeputati di quelli emersi fino ad ora potrebbero essere coinvolti nello scandalo.
La procura ha accolto la decisione dell’ex eurodeputato di Articolo 1 definendola «una importante evoluzione» nelle indagini: Panzeri ha spiegato ai giudici che «l’iniziativa portava avanti in Parlamento era un’iniziativa di lobbying e ovviamente cercavamo dei parlamentari che fossero disponibili ad appoggiare certe posizioni in favore del Qatar. In questo quadro alcuni parlamentari hanno appoggiato tali posizioni per semplice convinzione e io e Giorgi, a volte io da solo, qualche volta Giorgi, li abbiamo invitati a una riflessione su queste posizioni». La svolta decisiva nelle indagini è arrivata con un verbale – risalente allo scorso 10 dicembre – in cui Panzeri confessa di aver versato tra i 120 e i 140 mila euro all’amico e collega socialista Marc Tarabella perché lo aiutasse sulla questione Qatar. Il verbale, insieme ad altre dichiarazioni, è stato utilizzato dagli inquirenti per chiedere la revoca dell’immunità dello stesso Tarabella e dell’eurodeputato Andrea Cozzolino, coinvolto con il Marocco. Panzeri ha detto di aver dato più volte il denaro in contanti a Tarabella: «talvolta ero accompagnato da Giorgi Francesco. Consegnavo il denaro a Tarabella in luoghi diversi. Il denaro si trovava in sacchi di carta. È cominciato due anni fa», ha confessato l’ex sindacalista. Il tutto era finalizzato a promuovere il supposto miglioramento del Qatar sul tema dei diritti umani, in cambio di mazzette, appena prima dei Mondiali nel Paese del Golfo. Tarabella, che era sempre stato duro nei confronti dell’emirato arabo sul rispetto dei diritti umani, il 14 novembre avrebbe preso parte alla sottocommissione “diritti umani”, schierandosi a sorpresa a favore del Qatar, alla presenza del ministro del lavoro Ali Bin Samikh Al Marri che voleva evitare danni all’immagine del Paese ad appena sei giorni dall’inizio dei Mondiali.
Per quanto riguarda Cozzolino, invece, la richiesta di revoca dell’immunità si basa sull’accusa, uguale per tutti, di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio. L’ex assistente di Panzeri, Francesco Giorgi, ha dichiarato che «Cozzolino era coinvolto con il Marocco, aveva dei contatti con Atmoun (Abderrahim Atmoun, ambasciatore marocchino in Polonia e, secondo le indagini, ponte tra il gruppo al Parlamento Ue e i servizi segreti di Rabat, nda) grazie a Panzeri. Panzeri era il presidente della commissione Maghreb, poi ha passato il testimone a Cozzolino. Prendeva delle cravatte o degli abiti. Panzeri ne prendeva anche dopo questo passaggio di testimone. Non conosco gli importi esatti ma sono inferiori a quelli del Qatar, si parla di qualche decina di migliaia di euro». Anche quest’ultima dichiarazione è stata inserita nella richiesta di revoca dell’immunità dell’eurodeputato. Giorgi, inoltre – arrestato con la compagna ed ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili – ha spiegato che Panzeri aveva diversi agganci in Marocco dove aveva ricevuto anche la Legione d’onore.
La prossima udienza per il riesame della custodia cautelare di Panzeri – in carcere dal 9 dicembre scorso – dovrebbe tenersi entro un mese, cioè a febbraio, come precisato dalla procura federale belga, spiegando che il politico resterà in carcere almeno fino a quel momento. La prima riunione della commissione giuridica dell’Eurocamera sulla procedura di revoca delle immunità per Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, invece, si terrà il 23 gennaio a Bruxelles, a porte chiuse. La decisione di Panzeri di collaborare con la giustizia potrebbe essere legata anche alla prospettiva di una lunga carcerazione per la moglie e la figlia, Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, accusate anch’esse di essere coinvolte nel sistema di corruzione e al momento agli arresti domiciliari. La Corte d’appello di Brescia ha dato il primo via libera per la loro consegna al Belgio. La collaborazione di uno dei principali architetti del sistema di corruzione con le autorità giudiziarie potrebbe altresì allargare lo scandalo se l’ex eurodeputato facesse emergere nuovi fatti e nuovi nomi nell’inchiesta. Motivo per cui più di qualche eurodeputato a Bruxelles potrebbe non dormire sonni tranquilli.
[di Giorgia Audiello]