Le elezioni in Estonia hanno premiato la linea russofoba del governo di Kaja Kallas, leader del Partito Riformatore, che dovrebbe formare un nuovo esecutivo di coalizione, mentre alcune indiscrezioni la vedono addirittura come prossimo segretario generale della NATO.

Prima donna ad assumere la leadership del governo in EstoniaKaja Kallas occupa l’incarico di primo ministro dal gennaio del 2021, in base all’accordo allora raggiunto con l’ex premier Jüri Ratas, leader del Partito di Centro Estone (Eesti Keskerakond, EK). A capo del Partito Riformatore Estone (Eesti Reformierakond, ER), Kallas ha governato con gli alleati dell’EK fino al giugno del 2022, quando, con il pretesto di un disaccordo su una legge sull’istruzione, Kallas ha rotto l’alleanza con Ratas. In realtà, il vero motivo della rottura è stata la posizione “troppo filorussa” dell’EK, come dimostrano le successive mosse di Kallas.

La premier ha infatti continuato a governare il Paese grazie ad un nuovo accordo raggiunto nel mese di luglio con il Partito Socialdemocratico (Sotsiaaldemokraatlik Erakond, SDE) e i conservatori di Isamaa (letteralmente “Patria”), formando dunque un esecutivo trasversale incentrato sulle comuni politiche russofobe e atlantiste.

Lo scorso 7 febbraio, infatti, l’Estonia ha ritirato l’ambasciatore Margus Laidre da Mosca, andando a causare un ulteriore deterioramento delle relazioni diplomatiche bilaterali. Successivamente, il ministero degli Esteri estone ha annunciato che l’ambasciatore russo a Tallinn, Vladimir Lipaev, avrebbe dovuto lasciare il Paese baltico nello stesso momento in cui l’ambasciatore estone avrebbe lasciato Mosca. Lo stesso Lipaev ha commentato la notizia affermando che le autorità estoni hanno creato un’atmosfera “assolutamente anormale per le relazioni diplomatiche” e non hanno lasciato a Mosca altra scelta che declassare le relazioni diplomatiche. In precedenza, infatti, il governo estone aveva già obbligato la Russia a ridurre il numero di funzionari presenti all’ambasciata di Tallinn.

A gennaio, il ministro della Difesa del governo Kallas, Hanno Pevkur, aveva apertamente dichiarato che l’Estonia avrebbe fornito all’Ucraina munizioni a grappolo dagli arsenali delle sue forze armate: “Non vedo alcun problema nel fornire all’Ucraina munizioni a grappolo, dal momento che entrambe le parti le stanno usando sul territorio dell’Ucraina“, aveva dichiarato Pevkur. Secondo le informazioni pubblicate dallo stesso governo estone, infatti, Tallinn era in possesso di munizioni a grappolo di fabbricazione tedesca dagli anni ’90, un tipo di munizioni che la stessa Germania ha successivamente deciso di smettere di produrre, in quanto vietate da una Convenzione ONU del 2010. L’Estonia, la Russia, l’Ucraina e gli Stati Uniti, tuttavia, non fanno parte degli oltre cento Paesi che hanno sottoscritto tale documento.

Tra le mosse antirusse del governo Kallas ricordiamo anche il tentativo di bloccare la navigazione delle imbarcazioni russe nel Golfo di Finlandia e nel Mar Baltico, cosa che avrebbe isolato l’exclave di Kaliningrad dal resto della Federazione Russa, contravvenendo oltretutto al diritto internazionale.

Secondo Leonid Sluckij, presidente della Commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato, “l’Estonia, insieme agli altri Stati baltici, ha portato la sua maliziosa russofobia al livello di una politica statale, e l’ha resa quasi un’idea nazionale. Cosa ci hanno guadagnato le autorità estoni? Niente! Annuiscono solamente di fronte ai loro padroni occidentali”. Sluckij ha perfettamente ragione quando accusa il governo estone di servilismo, al punto che, secondo il New York Times, la fedeltà di Kallas potrebbe essere ripagata a settembre, quando scadrà il mandato di Jens Stoltenberg come segretario generale della NATO, con l’attuale premier estone che sarebbe candidata a prendere il suo posto.

Le elezioni legislative del 5 marzo non dovrebbero contribuire a migliorare la situazione delle relazioni bilaterali. L’ER di Kallas ha infatti rafforzato la propria leadership, ottenendo il 31,24% delle preferenze ed eleggendo 37 deputati sui 101 scranni dell’emiciclo di Tallinn, tre in più della precedente legislatura. Secondo gli analisti, Kallas dovrebbe formare il nuovo esecutivo con i socialdemocratici (9,27%) e con i liberali di Eesti 200 (13,33%), che hanno eletto rispettivamente nove e quattordici deputati, raggiungendo una maggioranza di 60 seggi su 101.

Tuttavia, Kallas ha detto di non voler escludere altri possibili partner di governo, il che apre le porte anche alle altre formazioni politiche, con la prevedibile esclusione dell’EK, che ha subito una grave perdita elettorale, passando da 26 a soli 16 deputati eletti con il 15,28% dei consensi. L’EK ha subito anche il sorpasso del Partito Popolare Conservatore Estone (Eesti Konservatiivne Rahvaerakond, EKRE), che diventa dunque la seconda forza politica del Paese con il 16,05% dei consensi e 17 scranni conquistati. I restanti otto seggi vanno a Isamaa, che si ferma all’8,21%, mentre gli altri partiti non hanno superato la soglia di sbarramento dell’8%.

Da notare che, in un Paese fortemente dominato dalle forze moderate e di destra, il Partito della Sinistra Unita Estone (Eestimaa Ühendatud Vasakpartei), considerato fortemente filorusso, ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre, con il 2,39% delle preferenze, probabilmente raccogliendo anche una parte del malcontento dell’elettorato socialdemocratico, deluso dall’alleanza del partito con Kallas.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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