Le elezioni legislative nell’ex repubblica sovietica hanno rafforzato la posizione del governo e del presidente Serdar Berdimuhamedow, in carica dal marzo dello scorso anno.

Un anno dopo l’elezione di Serdar Berdimuhamedow come nuovo presidente, l’ex repubblica sovietica del Turkmenistan è tornata alle urne per le elezioni legislative del 26 marzo, con lo scopo di rinnovare la composizione dell’Assemblea di Aşgabat (Mejilis), nella quale siedono 125 deputati. In contemporanea con le elezioni legislative si sono svolte anche quelle amministrative delle varie province (welayat) e dei consigli cittadini.

Secondo i risultati ufficiali pubblicati il 29 marzo, il Partito Democratico del Turkmenistan (Türkmenistanyň Demokratik Partiýasy, TDP), che fa capo al presidente Berdimuhamedow (anche se il leader del partito e formalmente Ata Serdarow), ha ottenuto la maggioranza assoluta, eleggendo 65 deputati su 125, con un incremento di dieci seggi rispetto alla legislatura precedente. Al secondo posto troviamo il Partito Contadino del Turkmenistan (Türkmenistanyň Agrar Partiýasy, TAP), che ottiene 24 scranni e scavalca il Partito degli Industriali e degli Imprenditori del Turkmenistan (Türkmenistanyň Senagatçylar we Telekeçiler Partiýasy, TSTP), che invece ne ottiene diciotto. Oltre agli unici tre partiti legalmente riconosciuti nel Paese, in parlamento saranno presenti anche diciotto deputati eletti come indipendenti. L’affluenza alle urne è stata pari al 91,12% degli aventi diritto.

Le elezioni di quest’anno sono state le prime a svolgersi con la nuova organizzazione del parlamento. Gurbanguly Berdimuhamedow, padre e predecessore dell’attuale presidente Serdar, aveva infatti avviato una riforma in senso bicamerale dell’organo legislativo. Nel 2021, il sistema bicamerale è diventato realtà con l’istituzione del Consiglio del Popolo (Halk Maslahaty), la nuova camera alta composta da 56 seggi, che insieme all’Assemblea va a comporre il Consiglio Nazionale (Milli Geňeş). Tuttavia, suo figlio Serdar ha deciso di tornare a un parlamento monocamerale, modificando il ruolo del Consiglio del Popolo. La nuova legge è stata firmata dal presidente in carica a gennaio: questa prevede che Gurbanguly Berdimuhamedow, in quanto presidente del Consiglio del Popolo, sia considerato il leader supremo del Paese, con un’autorità superiore anche a quella del presidente, che gli consente di intervenire su qualsiasi questione.

Il Turkmenistan, repubblica dell’Asia centrale con circa sei milioni di abitanti, è rimasta fino ad oggi una delle poche ex repubbliche sovietiche a non essere colpita da forme di destabilizzazione. Al contrario dei vicini Kazakistan e Kirghizistan, questo Paese gode di una forte stabilità politica, il che lo rende un partner importante ed affidabile in campo energetico e non solo. Il governo di Aşgabat continua ad intrattenere ottime relazioni con la Federazione Russa, che del resto considera i rapporti con l’Asia centrale cruciali per i propri interessi. “Manteniamo relazioni bilaterali con i Paesi dell’Asia centrale e abbiamo le nostre piattaforme di cooperazione. Insieme ad alcuni di loro, prendiamo parte ai processi di integrazione all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica, che è ciò da cui siamo guidati, ciò che ci interessa e ciò che consideriamo la nostra principale priorità di politica estera“, ha commentato di recente Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino.

Proprio per questi motivi, gli Stati Uniti non hanno mai nascosto i propri intenti di destabilizzare la regione, al fine di strappare le cinque repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale alla sfera d’influenza russa. Tra fine febbraio e inizio marzo, il segretario di Stato Antony Blinken si è recato in Kazakistan per una visita ufficiale, incontrando il presidente Qasym-Jomart Toqaev e prendendo parte ad una riunione della piattaforma C5+1, che dal 2015 riunisce gli Stati Uniti e le cinque repubbliche della regione (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan). Successivamente, Blinken ha anche visitato l’Uzbekistan e l’India.

Secondo me, non passa anno senza che gli americani organizzino una rivoluzione colorata da qualche parte, ogni singolo anno da qualche parte – in America Latina, Africa, Eurasia, ovunque. E ora si stanno avvicinando di soppiatto alla Bielorussia e al Kazakistan. Questa è la realtà del mondo di oggi“, ha commentato Sergej Ivanov, consigliere di Vladimir Putin per la protezione ambientale, l’ecologia e i trasporti. Secondo Ivanov, sin dal 1992, appena un anno dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno dato il via a tentativi di destabilizzare le repubbliche dell’Asia centrale, partendo dal Tagikistan, “che all’epoca era l’anello più debole“. “Un po’ più tardi, nei primi anni 2000, è stato il momento del Kirghizistan con la ‘rivoluzione dei tulipani’. Non molto tempo fa, hanno cercato di fomentare il malcontento interno in Uzbekistan attraverso il Karakalpakstan, e poi in Kazakistan“.

Come sottolineato dallo stesso Ivanov, ad oggi “solo il Turkmenistan non è stato toccato da tentativi esterni di destabilizzazione“. Questo rende il governo di Aşgabat un partner particolarmente importante ed affidabile per Mosca, che ha tra i propri interessi il mantenimento della stabilità nella regione dell’Asia centrale, ma anche per altri Paesi, come la Cina.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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