Il Decreto – Cutro ha passato il vaglio in Senato e attende l’approvazione della camera, gli sbarchi procedono sulle coste del Mediterraneo e il futuro che si prospetta per i migranti è sempre più aspro. L’Assemblea non sulla nostra pelle ha chiamato una manifestazione a Roma per il 28 aprile, per far sentire la sua voce, quella di migranti, stanchi di essere vittimizzati

«Lo sguardo non consiste nell’atto semplice e neutrale del guardare; è un’episteme che determina chi e cosa è visibile o invisibile. Una delle sue modalità più devastanti è quella razziale.

Nell’ormai classico L’uomo invisibile (pubblicato per la prima volta nel 1952), Ralph Ellison fu forse il primo a mettere in luce le implicazioni dello sguardo basato sulla razza. Il protagonista è un afroamericano che viene ignorato e privato di ogni riconoscimento dall’America razzista.

La società lo riduce all’ “invisibilità”, ma al tempo stesso “osserva” ogni sua mossa»

Io sono confine, Shahram Khosravi, ed.Elèuthera


«Dal 2017 a oggi in Italia sono state varate quattro riforme riguardanti l’immigrazione, quasi una l’anno. A ogni nuova legge le nostre vite sono cambiate radicalmente e nessuno ha mai chiesto il nostro parere. È dal 2002, con la Legge Bossi-Fini, che lo Stato italiano ha iniziato a mettere in atto, sulla scia dell’Unione Europea, un processo di criminalizzazione delle persone straniere in Italia, introducendo il reato di clandestinità e allungando i tempi di detenzione dei Centri di Identificazione ed Espulsione a un massimo di 90 giorni» si legge sul report dell’assemblea nazionale dei primi di maggio di “Non sulla nostra pelle”, che lancia l’iniziativa nazionale del 28 aprile a Roma, ore 14.00 a Piazza Esquilino.

Un’assemblea composta da migranti arrivatə in Italia e dallə loro figlə, lavoratorə che vengono sfruttati in questo paese, ­discriminatə da chi ha il “privilegio” di una cittadinanza italiana ed europea. Persone stanche di non essere ascoltate, che vogliono far sentire la loro voce ­­­­e fermare le morti nel Mediterraneo causate da politiche emergenziali, razziste e fallimentari sulla migrazione.

All’ennesima strage nel Mediterraneo che solo dall’inizio del 2023 ha visto morire più di 400 persone il Governo Meloni risponde con il Decreto-legge Cutro, passato in Senato e che attende l’approvazione alla Camera prevista il 9 maggio. L’ultima normativa che risponde all’attraversamento dei confini nazionali con la difesa, la carcerazione, sfoltimento e allontanamento di migranti.

Tra i punti più discussi del decreto troviamo il restringimento della protezione speciale e della richiesta di ricorso in caso di diniego della protezione internazionale, oltre all’espansione dei centri di rimpatrio e l’aggiunto di reato per gli scafisti. Inoltre è noto l’inasprimento nei confronti delle Ong che operano soccorso in mare, criminalizzate e ostacolate.

La quotidianità di chi vive con un permesso di soggiorno nell’attesa (che è più un’agognata speranza) della cittadinanza, o di chi si reca agli sportelli migrazione in questura per iniziare le pratiche per un permesso di soggiorno e che puntualmente viene rimandatə al giorno seguente, di chi vede il proprio salario ribassato perché non italianə o sempre perché “stranierə” sprovvistə di un’assistenza sanitaria, di una casa o del diritto all’istruzione non è di certo citata nelle leggi che anno dopo anno, governo dopo governo si succedono in questo paese o nella comunità europea. L’ostinazione a identificare lə “stranierə” come illegittimə contribuisce a perpetuare politiche che non trovano una regolamentazione alla luce dei diritti umani e di una società che si definisce “civile”, promuovendo invece la difesa di confini che sbarra il movimento delle persone per mare e per terra, ma incrementa quello delle merci, armi e profitti.

Decreti decisi senza il confronto sociale, senza una rappresentanza politica di chi si trova a migrare, vittimizzatə e ammutolitə hanno portato il movimento “Non sulla nostra pelle” a scendere in piazza: «le leggi sull’immigrazione che si sono susseguite negli ultimi decenni in Italia; i conflitti internazionali che non fanno che aumentare le migrazioni forzate; le politiche migratorie che si fondano su parole d’ordine come sicurezza e ordine pubblico; i pericolosi accordi di cooperazione stipulati con la Libia, la Turchia, la Tunisia per bloccare le partenze e per chiudere ancora di più i confini nazionali. Questo scenario esplica al meglio i motivi che hanno spinto migranti e solidali da tutta Italia a riunirsi per organizzarsi e coordinarsi al fine di portare in piazza la voce del soggetto migrante, senza mediazione da parte di altri. E quindi dimostrando la volontà proveniente dal basso – dai soggetti stessi a cui sono indirizzati politiche e decreti – di prendere parola per avere un momento di rottura nel Paese, di creare un ponte comune con tutte quelle realtà a cui il governo dichiara guerra: le classi popolari, la comunità LGBTQIA+, le donne, tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici italianə e migranti».

Una piazza che vuole tenere al centro e rivendicare i diritti dei migranti del mondo, di chi oggi è sotto attacco, ma anche di chi il governo italiano riconosce come italiana, ma non tutela e si vede costretta a emigrare in cerca di una vita migliore, i cosiddetti cervelli in fuga o stanchi di essere sfruttati. Per una migrazione libera, nell’apertura dei confini per tutti, mossi da qualsivoglia motivazione.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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