Roberto Tomasi e immagine del viadotto Morandi crollato.

Al processo sul crollo del Morandi è l’ora di Gianni Mion ex amministratore delegato della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione sia di Autostrade per l’Italia sia della sua ex controllante, Atlantia e Roberto Tomasi, l’attuale numero uno di Autostrade. Saranno in aula il 22 maggio. Nel frattempo è emerso il seguente fatto. I sensori che monitoravano la stabilità di Ponte Morandi segnalarono in modo chiaro il progressivo e anomalo cedimento della carreggiata del ponte già due anni prima della tragedia, sino al luglio 2016 quando il monitoraggio cessò perché i cavi vennero del sistema di verifica furono tranciati dai lavori della Pavimental, ma nessuno di Autostrade per l’Italia pur avendone la possibilità e il dovere di verificarlo si accorse di questa grave anomalia.          I sensori segnalarono alert nel 2016, ma Aspi non se ne accorse. La testimonianza di Paravicini, amministratore della ditta incaricata dei monitoraggi a cui Autostrade per l’Italia nel 2015 non rinnovò l’appalto. E’ emerso dalla lunga testimonianza Alessandro Paravicini, amministratore unico della Tecno El, la ditta specializzata in monitoraggi che si occupò di installare i sensori sul viadotto Morandi, nell’udienza di oggi del processo per la strage del Morandi del 14 agosto 2018 in cui sono morte 43 persone e per cui ci sono alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l’Italia e di Spea.            Il momento più importante dell’udienza quando Paravicini svela che quando apprese dalla tragedia andò a rivedere i dati dei sensori prima del 2016, come non aveva fatto prima perchè il contratto con Autostrada si era interrotto nel 2014. “Mi bastò un’occhiata per capire che quei dati sarebbe stato meglio guardarli prima…” ammette il teste raggelando tutti i presenti in aula. Gli inclinometri avevano segnalato anomalie gravi sulla pila 9 e in parte sulla 10. La ditta di Paravicini nel 2015 aveva più volte e inutilmente richiesto di rinnovare l’appalto per proseguire con altri controlli, ma da Autostrade non c’era stato nessun interesse a farlo. Un colpevole silenzio, si ipotizza, giustificato dalla consapevolezza che si era deciso di rifare le pile 9 e 10, e dunque si riteneva non conveniente investire altro denaro per il monitoraggio con i sensori.
Sempre presente in aula il Comitato delle vittime, per conoscere i fatti e le responsabilità che hanno causato la morte di 43 persone.


Immagine di vittime del crollo del viadotto Morandi

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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