Lo storico e saggista Franco Cardini, tra i promotori del referendum contro gli aiuti bellici, è stato intervistato da Paolo Viana di ‘Avvenire’, il giornale dei vescovi italiani. Ecco alcune delle sue considerazioni più interessanti.
Referendum ‘Ripudia la guerra’, Franco Cardini: “Un errore continuare ad armare Kiev”
Il 3 marzo sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale tre quesiti referendari. Due sono promossi da Generazioni Future (ex Comitato Rodotà), dal comitato ‘Ripudia la guerra’ e hanno come obiettivo il disarmo e uno la salute pubblica, intesi come beni comuni da governare nell’interesse delle generazioni future.
Su questo Franco Cardini è ecumenico: “giusto votare sì perché dove c’è guerra bisogna aprire una speranza di pace. Perché quando vi sia una guerra il primo dovere del cattolico è provare qualunque via suscettibile di aprire una speranza di pace”.
Poi lo storico entra immediatamente sul tema cruciale, ovvero il supporto militare all’Ucraina: “Quando c’è un conflitto, fornire armi a uno dei due contendenti può essere una semplice operazione commerciale, ma dato il tipo di merce trattata si suppone sempre e comunque una qualche simpatia per la causa del Paese favorito, il che significa schierarsi non per la fine del conflitto bensì in favore della vittoria di uno dei contendenti. Quando poi l’invio di armi sia addirittura sancito da un voto parlamentare, com’è accaduto in Italia, allora il Paese che adotta questo comportamento ‘si rende responsabile di un atto di ostilità’ nei confronti di quello avversario, rispetto al Paese che tali armi ha ricevuto”.
Cardini commenta anche la posizione dell’Italia: “Si può certo stigmatizzare e condannare l’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina, ma contestualmente si dovrebbero valutare le provocazioni ucraine dal 2014 in poi: la guerra è in realtà scoppiata allora, ma l’invio di armi, e, peggio ancora, d’istruttori e di ‘consiglieri militari’, è propriamente un atto che fa diventare l’Italia ‘Paese ostile nei confronti della Russia?”.
E ancora: “Alla pace si arriva in vari modi: i principali sono quelli diplomatici e commerciali. Nei confronti della Russia abbiamo una tradizione di rapporti diplomatici che fino all’inizio del conflitto faceva d noi degli interlocutori graditi e rispettati da parte del governo russo: un fermo invito alla pace, con avviso di provvedimenti di chiusura totale da parte nostra, se fosse diretto in modo rigoroso al Cremlino al di là di qualunque sospetto di una nostra azione richiesta o sollecitata da altre potenze -per esempio gli Usa-, fornirebbe al governo russo l’occasione per contare su un possibile ritorno a rapporti amichevoli; ed esso in questo momento ne ha bisogno per rompere l’accerchiamento occidentale”.
Cardini poi allarga il discorso alla politica americana e dell’intero Occidente:
“Dietro all’Ucraina c’è l’intero occidente, allineato e coperto sull’esempio e la sollecitazione che gli proviene dagli Usa, che si dice e si dimostra pronto a fornire armi fino ad oggi senza limiti e senza condizioni. Inoltre Usa e Occidente compatti premono energicamente sulla Cina affinché essa non fornisca armi alla Russia.
Biden continuerà a spingere l’Ucraina alla guerra finché lo riterrà vantaggioso per gli interessi del suo Paese, del suo governo, del suo partito e della sua stessa nuova candidatura alla presidenza degli Stati Uniti. Il personaggio vuole con tanta energia la prosecuzione del conflitto che, dal febbraio 2022, non ha mai pronunziato nemmeno una volta una qualche proposta di distensione”.
Lo storico è molto severo nel giudizio sull’avventurismo geopolitico a stelle e strisce:
“Questa guerra si è verificata in quanto la politica e la diplomazia degli Usa la consideravano una delle tante vie per favorire il rafforzamento della loro influenza nello scacchiere eurasiatico e un ostacolo a qualunque riaffermazione non solo di potenza, ma anche di dignità del governo russo.
Questa guerra sta continuando in quanto il governo statunitense la considera vantaggiosa per sé e dannosa per l’Europa, che è un suo obiettivo quasi altrettanto importante della Russia, anche se attraverso metodi diversi (indebolire l’Europa dal punto di vista direttamente morale per mezzo dell’umiliazione di una guerra imposta e indirettamente economico-commerciale attraverso la ricaduta sui paesi europei di gran parte del costo delle sanzioni)”.