Un’insegnante, figlia di un muratore e di una sarta, che a volte doveva vendere pane per arrivare a fine mese, ha strappato alle destre filo USA messicane il loro stato roccaforte, il più popoloso e il secondo più ricco del paese, che governavano da 94 anni ininterrottamente.
Si tratta dello stato chiamato Mexico, abitato da 17 milioni di persone, da non confondere con Mexico Distretto Federale, la capitale di 9 milioni di abitanti, che le sinistre già governano e bacino elettorale del presidente Lopez Obrador che ne è stato sindaco per 5 anni.

Delfina Gómez si è laureata alla Scuola Normale di Texcoco, un tipo di università pubblica di orientamento socialista dedicata alla formazione degli insegnanti, principalmente rurali.

I suoi elettori la conoscono come la maestra Delfina, per la sua professione, alla quale ha dedicato diversi decenni insegnando nelle scuole pubbliche, frequentate per la maggior parte da ragazzi di famiglie povere.
Nel 2012, quando era ancora direttrice di una scuola elementare a Texcoco, divenne sindaco del suo comune per il Partito della Rivoluzione Democratica, quando López Obrador, un totem della sinistra messicana ed oggi presidente del paese, ne era ancora membro.

Nel 2017, incoraggiata dallo stesso Obrador, si candidò per la prima volta alla presidenza dello stato che oggi la vede vincitrice.

La Gómez, con un programma di sostegno e riscatto delle classi diseredate, dovette affrontare le provocazioni classiste e le voci che la umiliavano chiamandola in senso denigratorio “la maestruccia”.

La sua strategia si accordava con il discorso di López Obrador: “tocca ai diseredati prendere il potere nel secondo stato più ricco del paese e dove quasi la metà della popolazione è povera. Ci dicono com’è possibile che una donna, una semplice insegnante, abbia osato voler essere governatore. Com’è possibile che una plebea che mette sempre le stesse scarpe osi ambire a una postazione di governo” disse nel discorso di chiusura della campagna elettorale.

Ma non andò bene, perse per pochi voti contro la potente macchina mediarica e della oligarchia politica locale che candidò il cugino dell’allora presidente del Messico, il potente Peña Nieto, fidato esecutore dei voleri delle multinazionali e del Governo di Washington.

La “maestrina” però non si è persa d’animo e, incoraggiata dal cambio politico in Messico, che ora vede il presidente socialista López Obrador tra i 5 presidenti al mondo col più alto indice di approvazione, si è ricandidata con l’appoggio del suo partito (Morena) e di una coalizione delle sinistre, ottenendo due giorni fa la più grande vittoria della sua carriera, divendo la prima donna messicana governatrice: un’insegnante di scuola pubblica rurale è la prima a scalzare dal potere dopo oltre 9 decenni il simbolo della destra liberista messicana, il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), la sua dinastia politica e tutti quei media milionari che hanno appoggiato a piene mani la sua avversaria.

“Oggi inizia un nuovo modo di governare, un governo del popolo per il popolo” ha affermato la Gomez dopo la vittoria e questo preoccupa non poco l’oligarchia locale.
L’arrivo della candidata del partito di sinistra Morena sul più alto scranno di Toluca (la capitale dello stato) pone fine all’influenza del Gruppo Atlacomulco, che ha dato alla destra locale e alla nazione alcuni dei nomi più influenti della politica messicana nel corso del XX e XXI secolo: Isidro Fabela, Alfredo del Mazo Vélez, Gustavo Baz Prada, Adolfo López Mateos, Carlos Hank González, Alfredo del Mazo González e Enrique Peña Nieto, tra gli altri, che ora fanno parte di una galleria di membri del PRI che hanno mantenuto forte il Partito Rivoluzionario Istituzionale per più di nove decenni e che oggi perdono un’entità chiave verso le elezioni presidenziali del 2024.

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

Fonti del post:
https://www.telesurtv.net/news/partido-lopez-obrador-gana-elecciones-estado-mexico-20230605-0003.html

https://elpais.com/mexico/elecciones-mexicanas/2023-06-05/delfina-gomez-la-maestra-que-rompio-con-casi-100-anos-de-dominio-priista.html

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