Il baricentro della produzione mondiale continua a spostarsi verso l’Estremo Oriente e il Sud America proietta nuove prospettive politiche ed economiche, integrandosi a quell’Asia che corre.
Estremo Oriente e Sud America dialogano
In futuro, l’Europa e l’Italia saranno sempre più marginalizzate.
I nostri (pochi) giovani svolgeranno lavori meno appaganti, con meno diritti, meno servizi, probabilmente privati e di scarsa qualità.
Il baricentro della produzione mondiale, ormai da decenni, continua a spostarsi verso l’Estremo Oriente: Cina, India e ASEAN.
Più in là, oltre l’Oceano Pacifico, il Sud America proietta nuove prospettive politiche ed economiche, integrandosi a quell’Asia che corre.
Per millenni, un equilibrio demografico, condizionato dal clima e dai precedenti storici, ha favorito prima la fascia euroasiatica e poi il Nord America (altra grande area temperata e favorita dalla vicinanza alle coste atlantiche europee in fase espansiva in quel momento).
Il ritorno in Asia del pendolo produttivo e demografico è parte di un più grande ciclo macro-storico, tuttavia proprio l’introduzione del continente americano sembra un’innovazione destinata a rompere il vecchio processo produttivo.
L’economia globalizzata, le possibilità tecniche e il capitalismo (che induce competizione tra Stati e imprese, tale da favorire sul lungo periodo gli investimenti nei paesi emergenti) faranno comparire altri attori: dopo l’Asia, sarà la volta dell’America Latina (trainata da Brasile e Messico) o dell’Africa Meridionale (trainata da Sud Africa e Namibia), poi del resto dell’Africa (guidate da Nigeria e Etiopia).
Nuovi popoli entreranno nella grande storia globale da protagonisti, affamati di futuro, portatori di nuove visioni ed idee.
Ogni mappa è in qualche modo una rappresentazione ideologica del mondo, quelle del futuro dovranno per forza tenere conto di questi cambiamenti.