Rabbia e dolore sono esplose questa notte in diverse zone della regione parigina in seguito alla morte di Naël M., 17 anni, ucciso con un colpo di pistola sparato a bruciapelo, dritto sul petto, da un poliziotto durante un fermo stradale. Inizialmente limitati ai dintorni del quartiere Vieux-Pont, di cui la vittima era originaria, gli scontri si sono diffusi in altri comuni dell’Hauts-de-Seine, come Asnières e Colombes, Suresnes, Aubervilliers, ma anche in numerosi dipartimenti vicini, in particolare Clichy-sous-Bois (Senna-Saint-Denis) e Mantes-la-Jolie (Yvelines). Scene di vera e propria rivolta urbana, con assalti alle caserme, sassi e roghi di auto della polizia e assalti contro palazzi comunali.

Un video girato da un passante che registra la morte in diretta del giovane adolescente ha fatto il giro del web, innescando la scintilla che ha incendiato la notte in numerosi quartieri parigini.

Nel filmato, di una cinquantina di secondi, si vede una Mercedes AMG gialla ferma a un blocco con due agenti in motocicletta appoggiati alla portiera del guidatore. La macchina é ferma e uno degli agenti tiene il fucile puntato sul ragazzo alla guida. «Ti spareranno in testa», grida qualcuno, forse proprio uno dei poliziotti, con la pistola a pochi centimetri dal conducente del veicolo. Il giovane parte con l’auto, il poliziotto spara. La macchina esce poco dopo di strada e sbatte contro un pilone. Naël M. é morto, con un proiettile nel petto. Un altro dei giovani in macchina viene messo in stato di fermo, un terzo si é dato alla fuga ed é tutt’ora ricercato.

Il video ha letteralmente spazzato via la versione divulgata da fonti della polizia e ripresa da alcuni media, che parlavano di un veicolo che correva verso due agenti di polizia con l’intenzione di investirli, di un giovane già segnalato alle forze dell’ordine e di autodifesa degli agenti. Sembra proprio invece si tratti di omicidio a sangue freddo, una dinamica ormai sempre più frequente in Francia, dove l’anno scorso sono state uccise ben 13 persone durante dei controlli stradali finiti in spari da parte delle forze dell’ordine. Naël é la seconda vittima quest’anno. Due settimane fa, un ragazzo di 19 anni è stato ucciso dalla polizia nella città di Angouleme, nella Francia occidentale, dopo aver – secondo la versione degli agenti – “colpito” un poliziotto alle gambe durante un controllo stradale.

Probabilmente, senza video anche quella di Naël sarebbe rimasta un’altra morte senza responsabili. Invece le immagini hanno scatenato la ricerca di giustizia e il dolore di amici, famigliari e non solo.

Nella notte la rivolta: fuochi d’artificio contro stazioni di polizia, cassonetti in fiamme e circa quarantadue veicoli incendiati. Sassi contro macchine della polizia e blocchi anche sulla linea RERA, la ferrovia suburbana parigina. Bruciato l’edificio del Comune di Val Fourré, a Mantes-la-Jolie. La polizia antisommossa ha usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti, alcuni dei quali hanno costruito barricate per tutta la notte.

Gli appelli alla calma del sindaco della città, Patrick Jarry, non sono bastati a evitare gli scoppi di rabbia prevedibili date le circostanze della morte del giovane, immortalate dallo smartphone di un passante intorno alle 8.15 di martedì mattina ed esplose nella notte dopo anche un presidio spontaneo di famigliari e conoscenti nel pomeriggio sul luogo della tragedia. Sembra che trentuno persone siano state arrestate, secondo un rapporto aggiornato alle 08:30 di mercoledì. La polizia denuncia 24 poliziotti e gendarmi feriti.

Il poliziotto che ha sparato é stato arrestato. Le autorità hanno aperto due indagini separate in seguito alla morte dell’adolescente: una su un possibile omicidio da parte di un pubblico ufficiale e l’altra sul mancato arresto del veicolo da parte del conducente e sul presunto tentativo di uccidere un agente di polizia.

L’avvocato della famiglia del diciassettenne, Yassine Bouzrou, ha affermato che il video «mostra chiaramente un poliziotto che uccide un giovane a sangue freddo». Ha aggiunto che la famiglia ha presentato una denuncia contro la polizia per aver mentito, dicendo inizialmente che l’auto aveva cercato di investire gli agenti. Un altro avvocato che rappresenta la famiglia della vittima, Jennifer Cambla, ha dichiarato ai media locali che nulla può giustificare quanto accaduto e ha descritto la morte come una «esecuzione».

Anche una parte della politica ha preso parola: «Sì, il rifiuto di obbedire è contro la legge, ma la morte non è una delle pene previste dal codice penale», ha twittato il coordinatore de La France insoumise, Manuel Bompard.

Il 2022 é stato un anno record come numero di morti per “refus d’obtempérer “, la non osservanza di un fermo stradale. Cinque agenti di polizia sono stati incriminati in questi casi, mentre gli altri sono stati rilasciati senza essere perseguiti. Le autorità e i sindacati di polizia attribuiscono i 13 morti uccisi del 2022 a un comportamento di guida più pericoloso che in passato, ma ricercatori danno la colpa a una legge del 2017 che modifica l’uso delle armi da parte degli agenti di polizia. Non ci sono video degli altri fermi terminati con la morte del guidatore.

Dopo il dispiegamento di «1.200 poliziotti e gendarmi» ieri sera, il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin ha annunciato che questo mercoledì sera «saranno mobilitati 2.000 agenti di polizia e gendarmi per mantenere l’ordine pubblico» nel dipartimento della Hauts-de-Seine, nel tentativo di contenere eventuali disordini.

[di Monica Cillerai]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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