Nel tardo pomeriggio di ieri, poco prima dell’inizio del Consiglio dei Ministri, il governo ha sciolto il nodo della nomina del commissario alla ricostruzione dell’Emilia-Romagna e di parte di Marche e Toscana dopo l’alluvione dello scorso maggio. L’ha spuntata Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Comando operativo di vertice interforze, che da marzo 2021 a marzo 2022 ha ricoperto il ruolo di Commissario straordinario per l’emergenza Covid. L’Esecutivo ha contestualmente predisposto un decreto legge con disposizioni urgenti per la ricostruzione sui territori colpiti. Il governo conferma dunque la sua propensione a perseverare in un’ottica accentratrice, utile peraltro a togliere margine di manovra agli avversari politici dispiegati sui territori.

Il commissario straordinario, la cui figura è delineata da una legge del 1988, dispone di poteri speciali per un tempo limitato. Nominato dal Capo dello Stato su indicazione dell’Esecutivo, può agire in deroga alle norme in vigore in materia di contratti pubblici, così da accelerare le procedure per l’assegnazione dei lavori in appalto. In molti si aspettavano che ad assumere l’incarico fosse Stefano Bonaccini, reduce dalla sconfitta alle primarie del Partito Democratico contro la neo-segretaria Elly Schlein, in quanto Presidente della Regione Emilia-Romagna: la prassi vuole infatti che a diventare commissari straordinari, nel momento in cui è necessario gestire emergenze in aree circoscritte, siano gli amministratori locali, ovvero le personalità più legate al territorio. Tale scelta avrebbe però esautorato a livello politico-mediatico l’azione del governo, di opposto colore politico, che ha dunque deciso di bloccare la nomina e proiettare il generale sui luoghi colpiti dalla tragedia. E, senza nemmeno troppi indugi, di proseguire ancora una volta sulla scia tracciata dal governo Draghi, come peraltro dimostrato dalla contestuale nomina come nuovo governatore di Bankitalia di Fabio Panetta, attuale componente italiano del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea e fiero discepolo dell’ex premier.

Figliuolo, inquadrato ormai come una sorta di “novello Bertolaso”, sembra dunque aver assunto l’aura di “uomo giusto per ogni stagione”, su cui puntare incondizionatamente ogni qualvolta vi sia qualcosa da commissariare. Il tutto, nonostante le grandi ombre sulla sua gestione dell’emergenza Covid. Eppure, la mossa del governo è strategicamente molto astuta. Oltre a tarpare le ali a Bonaccini, infatti, questa operazione disinnesca la portata delle critiche avanzate dal Pd sulla nomina: i dem, infatti, erano i più strenui sostenitori di Mario Draghi nel momento in cui Figliuolo venne scelto come commissario straordinario per l’emergenza pandemica.

«Avevamo proposto una collaborazione istituzionale che valorizzasse i territori e il rapporto diretto con cittadini e imprese, come avvenuto con la ricostruzione post sisma dell’Emilia nel 2012, e lo avevamo fatto insieme ai sindaci, alle associazioni economiche e alle organizzazioni sindacali, con una voce sola. Prendiamo atto che il Governo, dopo due lunghi mesi di gestazione, ha scelto invece un modello centralistico», ha dichiarato timidamente un insoddisfatto Stefano Bonaccini, il quale, nonostante abbia giudicato la scelta di Figliuolo «sbagliata», ha manifestato per lui apprezzamento, poiché «ad ogni buon conto», si tratta della «nomina di una persona con cui abbiamo collaborato bene durante la pandemia». E con cui si dice immediatamente «pronto a lavorare».

Bonaccini sarà subcommissario di Figliuolo insieme a Francesco Acquaroli, presidente delle Marche di Fdi, ed Eugenio Giani, presidente della Toscana del Pd. Nel frattempo, il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci, in occasione della conferenza stampa a Palazzo Chigi, augura «buon lavoro» a Figliuolo, annunciando che «l’atto di nomina sarà formalizzato quasi certamente la prossima settimana» e che l’incarico «durerà cinque anni», nonostante il governo si auguri che i tempi previsti «siano bruciati e neutralizzati dall’efficacia di un gioco di squadra».

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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