FILE PHOTO: Bolivia's President Luis Arce gestures after being sworn into office, in La Paz, Bolivia November 8, 2020. Courtesy of Bolivian Presidency/Handout via REUTERS/File Photo

Il presidente socialista Evo Morales tra il 2006 e 2008 nazionalizzò il gas e il litio in Bolivia utilizzando i guadagni per iniziare programmi sociali per la popolazione, la più povera del sudamerica dopo decenni di governi liberisti filo USA.
Nel 2019, Morales fu abbattuto da un colpo di stato favorito dagli Stati Uniti e dalle multinazionali per porre fine a tutto ciò.
Fece scalpore il tweet (poi rimosso) dell’ultra miliardario Elon Musk, proprietario di Tesla e gran utilizzatore di litio per le batterie elettriche delle sue auto che scrisse: “Noi facciamo colpi di stato ovunque vogliamo” ( https://www.pagina12.com.ar/280818-elon-musk-reivindico-el-golpe-en-bolivia-y-evo-morales-lo-cr ).

Dal 2020, col ritorno dei socialisti al governo, il litio è tornato nelle mani del popolo boliviano ed il presidente socialista Arce ha accelerato la industrializzazione del prezioso minerale chiedendo aiuto ed investimenti a quei paesi che all’epoca non appoggiarono la golpista Áñez.
Ieri sono stati firmati due importanti accordi con Cina e Russia.

“Non permetteremo che le questioni politiche danneggino l’economia dei boliviani. Oggi abbiamo firmato due importanti accordi con la russa Uranium One Group JSC e la cinese Citic Guoan per l’industrializzazione del litio nelle saline di Pastos Grandes e Uyuni Norte.

Questi due accordi si aggiungono a quello firmato lo scorso gennaio con la cinese CBC. Il che significa che tra gennaio e giugno di quest’anno la Bolivia sta già firmando accordi per 2.800 milioni di dollari per l’industrializzazione del litio”, ha sottolineato il presidente Luís Arce.

Il governo della Bolivia ha riferito che finora sono quattro le società che lavoreranno nelle saline boliviane, le tre citate e l’industria statale boliviana Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB).

Secondo il ministro degli Idrocarburi e dell’Energia Franklin Molina il governo boliviano con questi accordi vuole raggiungere nel 2025 una produzione di 100.000 tonnellate di carbonato di litio.

Lo stesso ministro Molina, tre mesi fa, ha risposto per le rime alla comandante militare del Comando Sud degli Stati Uniti che si lamentava che “altri paesi” stessero intervenendo nel “giardino di casa statunitense” (termine coloniale con cui spesso gli USA chiamano l’America meridionale e centrale): “La dichiarazione della signora Richardson, capo del comando meridionale degli Stati Uniti, che usa termini così aggressivi come “cortile” per riferirsi all’America Latina, mostra una totale ignoranza dell’importanza della nostra regione nello sviluppo globale.
La Bolivia non ammette interferenze. Abbiamo il nostro modello sovrano per industrializzare il litio e sviluppare il nostro destino. Siamo sovrani e lavoriamo con chi offre al Paese le migliori condizioni” ( https://ladiaria.com.uy/mundo/articulo/2023/3/bolivia-el-ministro-de-hidrocarburos-llamo-a-los-gobiernos-de-la-region-a-articular-la-defensa-de-sus-recursos-estrategicos/ ).

Nel link il tweet con il video della dichiarazione del presidente socialista boliviano Arce alla firma degli accordi:

https://twitter.com/LuchoXBolivia/status/1674532498804441089?t=3YyJ0Q0oTBvj5adeTm1vJQ&s=19

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