Si è svolta con spirito pacifico e in assoluta calma la manifestazione parigina in ricordo di Adama Traoré – ragazzo di colore deceduto durante un fermo di polizia il 19 luglio 2016 nella caserma di Persan, paesino dell’hinterland della Capitale -, guidata ieri dalla sorella del giovane, Assa Traoré, a cui hanno preso parte circa 2mila persone. Eppure, la reazione della polizia non si è fatta attendere: nonostante la tranquillità dei manifestanti, gli uomini della gendarmeria francese hanno caricato alcuni giovanissimi attivisti, procedendo all’arresto violento di Youssouf Traoré, fratello di Adama e Assa, uscito in barella dal commissariato in cui era stato condotto dopo il fermo e poi ricoverato in ospedale.

Le premesse, d’altronde, non erano state delle migliori. Infatti, sebbene la marcia annuale, giunta ormai al settimo appuntamento, sia stata sempre caratterizzata dalla massima pacatezza, la settimana scorsa la prefettura aveva vietato di effettuarla a Persan e nel vicino centro di Beaumont-sur-Oise. Così, dopo aver manifestato grande disappunto per la decisione delle autorità, il comitato organizzatore ha spinto i manifestanti a dirigersi nel cuore di Parigi, a République. La dimostrazione ha coinvolto molti parenti delle vittime della polizia, che hanno sfilato insieme indossando magliette recanti il nome dei loro parenti morti a causa delle violenze delle forze dell’ordine.

All’evento hanno partecipato molte sigle sindacali, tra cui la Cgt, e molte associazioni e partiti della sinistra progressista e radicale, come i Verdi e La France Insoumise. Eric Coquerel, deputato del partito fondato da Jean-Luc Mélenchon, ha sostenuto che l’ultimo anno di presidenza di Emmanuel Macron è stato segnato dalla «violazione del diritto costituzionale di manifestare» e dall’utilizzo sfrenato «della violenza della polizia», parlando espressamente dell’intento a «provocare» proprio dell’Esecutivo.

Ad un certo punto, alcuni agenti della polizia hanno accerchiato un gruppo di ragazzi del comitato, iniziando a caricarli con manganellate e spinte. Nel corso degli scontri, come provano le immagini, una ragazza è stata violentemente buttata a terra da un membro delle forze dell’ordine. In particolare, però, l’attenzione della polizia è stata rivolta a Youssouf Traoré, fratello di Adama e Assa, che è stato immediatamente atterrato e arrestato con l’accusa di violenza contro un pubblico ufficiale. Durante le operazioni, un poliziotto gli ha appoggiato il ginocchio sul collo. Alcune ore dopo, il ragazzo è uscito in barella dal commissariato del V arrondissement di Parigi. Successivamente, è stato ricoverato in ospedale.

«Oggi è un divieto politico quello che subiamo e riguarda direttamente il caso Adama Traoré. Perché non vogliono che il nostro comitato possa organizzarsi e marciare, che possa organizzare le nostre collere, e che noi possiamo costruire qualcosa insieme – aveva affermato nel suo discorso al pubblico della manifestazione Assa Traorè, che ora dovrà subire un procedimento giudiziario per manifestazione non autorizzata. – Hanno gettato olio sul fuoco. Hanno detto alla gioventù di fermare le rivolte la sera. Le sanzioni sono pesanti: hanno punito severamente questa gioventù. E ci puniscono quando proviamo a organizzarci, a fare appello a questa gioventù, a dirgli “venite, andremo a marciare a Beaumont-Sur-Oise per denunciare l’impunità poliziesca, per denunciare tutte le violenze della polizia”». La donna ha ricordato ai manifestanti che «in tre settimane, ci sono stati quattro morti: Alhoussein a Angoulème, Mozamba a Sarcelles, Mohamed a Marsiglia, Nahel a Nanterre». Chiara la denuncia: «Oggi è accettata la violenza che viene dall’altro lato, ma non viene accettato il fatto che noi vogliamo organizzarci, che vogliamo manifestare. È inammissibile e inaccettabile».

«Ci hanno detto che non ci sono abbastanza poliziotti, ma Beaumont-Sur-Oise è piena fino all’orlo di poliziotti da 3 giorni. Oggi, qui sulla piazza attorno a noi c’è una quantità enorme di poliziotti. Hanno talmente poco da fare che fanno le multe alle persone che portano la maglietta del Comité Adama», ha continuato la ragazza, che ha poi voluto lanciare un appello: «Bisogna filmare tutto ciò, che le telecamere del mondo intero mostrino quello che succede in Francia. Vogliono nascondere i nostri morti. I nostri morti non possono nemmeno esistere. Vogliono nascondere le violenze della polizia. Vogliono nascondere la negazione della giustizia. Vogliono nascondere il silenzio dello Stato francese davanti ai nostri morti. Soprattutto, non vogliono mostrare una marcia dove ci sono tutti: ci sono i quartieri popolari, ci sono i centri città, poco importa la provenienza, la religione, il genere: è questo che non vogliono mostrare». Parole che, specie alla luce di quanto accaduto poco dopo, sembrano assumere un significato ancora più pregnante.

[di Stefano Baudino]

https://www.lindipendente.online/2023/07/09/parigi-manifestazione-pacifica-contro-la-repressione-la-polizia-attacca/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy