• Giuseppe Masala

Da qualche settimana tutte le strade portano a Pechino, o per meglio dire, sembra che da Washington tutte le strade portino a Pechino. Evidentemente qualcosa bolle in pentola nei rapporti tra le due superpotenze. Nel giro di poche settimane abbiamo visto nella capitale del Celeste Impero Bill Gates, Antony Blinken, John Kerry, Janet Yellen e addirittura l’ormai centenario Henry Kissinger. Troppo viavai per essere una semplice casualità. Ma andiamo con ordine e forse riusciamo a trovare anche un filo logico.

E’ certamente vero che Bill Gates non ha alcun ruolo nel governo americano, ma è altrettanto vero che l’enorme potere economico e tecnologico fa di quest’uomo un componente fondamentale dell’élite dominante negli USA e dunque in Occidente. Secondo tutti gli analisti la visita di Gates ha avuto come obbiettivo quello di tentare un disgelo tra le due superpotenze impegnate in una lotta senza esclusione di colpi in settori di grande interesse del tycoon americano come la supremazia tecnologica, il disaccoppiamento tra la sfera d’influenza USA e quella cinese e con la conseguente fine della globalizzazione, la guerra per le terre rare e per la produzione di microchips (1).

Al di là delle dichiarazioni di prammatica non è dato sapere come siano andati i colloqui e se ci sono stati dei passi avanti verso una sorta di disgelo. Ma da quello che è successo dopo è lecito sospettare che anche questi colloqui si siano risolti in un completo fallimento.

Immediatamente dopo la visita di Gates, c’è stata la visita del Segretario di Stato USA Antony Blinken, che per inciso è la visita del più alto esponente del governo USA da quando è iniziata la presidenza Biden. Se da un lato Xi ha rassicurato gli USA e Blinken che la Cina non intende sostituire Washington però ha anche aggiunto che: “Allo stesso modo, gli Stati Uniti devono rispettare la Cina e non devono danneggiare i legittimi diritti e interessi della Cina e nessuna delle due parti dovrebbe cercare di plasmare l’altra o privarla del suo legittimo diritto allo sviluppo”. Ed è da quest’ultima affermazione di Xi che si capisce che non c’è esattamente uniformità di vedute, infatti nella sua conferenza stampa Blinken ha dichiarato che: “gli Stati Uniti difenderanno sempre gli interessi e i valori del popolo americano e lavoreranno con i loro alleati e partner per far avanzare la visione di un mondo libero, aperto e che sostenga l’ordine internazionale basato sulle regole”. Insomma, secondo Blinken gli USA e i suoi partner (sarebbe più giusto dire vassalli) hanno il diritto di ingerire negli affari degli altri per far avanzare l’ordine internazionale “basato su regole”. Dove tutti sanno che in realtà quelle regole occidentali sono a geometria variabile a seconda di quali siano gli interessi contingenti degli USA.

Anche la visita cinese di John Kerry, Zar per il clima dell’amministrazione USA (3), si inquadra in una logica economica; quella di chi vorrebbe ribaltare gli attuali rapporti di forza industriali, finanziari ed economici – ormai chiaramente sbilanciati a favore della Cina – facendo leva sulla trovata di marketing del cambiamento climatico e quindi sulla necessità di ripartire da zero nelle produzioni lavorando sull’energia green nella speranza, appunto, di ribaltare i rapporti di forza. A parte il fatto che la Cina in molti settori come l’automotive rimarrebbe comunque all’avanguardia, pare comunque evidente che i cinesi non intendano cambiare campo di gioco anche perchè ora con la Russia totalmente dalla loro parte hanno garantita energia a basso prezzo per i prossimi decenni.

In questa serie di visite che fanno chiaramente intendere come siano in corso dei colloqui a pieno spettro certamente quelle più rilevanti sono quelle che hanno visto sbarcare a Pechino la Segretaria al Tesoro Yellen e il vecchissimo Henry Kissinger protagonista del disgelo Washington-Pechino degli anni 70 del secolo scorso che portò alla vittoria del blocco occidentale contro l’URSS; senza il tacito appoggio a Washington di Pechino che sostanzialmente ruppe con Mosca nonostante la “fratellanza comunista” ben difficilmente gli occidentali avrebbero prevalso nella Guerra Fredda.

Se sui temi dei colloqui tra la Yellen e l’establishment cinese nulla è sostanzialmente emerso ha comunque colpito enormemente la serie di inchini dell’americana al vicepremier cinese He Lifeng che si è guardato bene dal ricambiare. Una scenetta talmente imbarazzante che i media americani si sono inventati la incredibile sceneggiata dell’intossicazione da funghi allucinogeni della Yellen (4).

Secondo la stragrande maggioranza degli analisti comunque la Yellen avrebbe discusso con le controparti cinesi degli investimenti finanziari di Pechino in USA. Investimenti assolutamente necessari (dato l’enerme passivo nella posizione finanziaria netta di Washington) per evitare una immane crisi finanziaria americana; secondo gli analisti i colloqui sarebbero andati malissimo con i cinesi che hanno respinto l’ipotesi di continuare a investire a Wall Street. Da porre in parallelo a questa visita vi è stata poi quella di Kissinger, che solo apparentemente – data l’età dell’ospite – è una visita improntata sull’amarcord. Infatti Kissinger si è portato appresso Hank Paulson “il gorilla”, il Segretario di Stato all’epoca della crisi di Wall Street del 2007, che riuscì a risollevare l’economia americana grazie al fatto di essere riuscito a convogliare enomi investimenti cinesi con il suo Strategic Economic Dialogue (SED), un meccanismo di intervento globale bilaterale sino-americano che ha la finalità di risolvere le problematiche economiche nell’interesse di entrambi i paesi. Questa presenza emblematica assieme a Kissinger potrebbe essere il segno che gli americani hanno proposto ai cinesi il rilancio di questo meccanismo. Dunque, altro che amarcord la visita di Kissinger a Pechino…

Fig 1: nella foto Kissinger e Xi durante l’incontro a Pechino. Alle loro spalle (sottolineato di blu)

l’Ex Segretario al Tesoro americano Hank Paulson

Ma forse alla fine a ricomporre il puzzle di tutti questi “misteriosi” viaggi sulla rotta Washington-Pechino è la stessa Bibbia del capitalismo americano, il Wall Street Journal, che in un articolo pubblicato nel numero di ieri e dal titolo eloquente “Chinese Money Flees the Western World”, dove si illustra come i capitali cinesi stanno abbandonando l’occidente per riposizionarsi in investimenti in fabbriche nel Sud-Est asiatico oltre che in progetti minerari ed energetici in Asia, Medio Oriente e Sud America. Insomma, per il Wall Street Journal quel meccanismo che ha permesso di finanziare l’enorme debito estero americano (in parte debito pubblico e in parte debito privato) con capitali cinesi ma non solo (anche russi, giapponesi e nord europei), si è inceppato e ciò – aggiungo io – potrebbe portare ad una enorme crisi finanziaria che forse per un po’ potrà essere tamponata con manovre di espansione monetaria; in altri termini la Fed stampa moneta da prestare a banche e allo stato per finanziare il proprio debito…finchè funziona! Ovvero fino a quando tutti gli investitori esteri (tranne i vassalli europei e giapponesi) non abbandoneranno il dollaro con il rischio di far collassare l’intera economia occidentale.

Tutte cose che peraltro abbiamo avuto modo di vedere le avvisaglie durante la crisi bancaria sistemica avvenuta nella primavera di quest’anno in USA e che ha visto il fallimento di alcune banche di media grandezza quali per esempio la Silicon Valley Bank; peraltro vi avevo detto già allora che si trattava di una crisi bancaria sistemica e dunque non dovuta a mala gestio delle singole banche ma ad una fuoriuscita di capitali dal sistema finanziario USA (6).

Se quanto sostenuto dal Wall Street Journal ieri sarà confermato nei prossimi mesi e anni siamo di fronte ad una situazione di estremo pericolo (soprattutto per l’occidente) da seguire con la massima attenzione.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_cina_ritira_i_soldi_dalloccidente/82_50484/

(1) Wired, L’incontro tra Bill Gates e Xi Jinping, 16 Giugno 2023 Link: https://www.wired.it/article/bill-gates-xi-jinping-cina-incontro/

(2) ItaliaOggi, Usa, Blinken a Pechino. Il presidente Xi: la Cina rispetta gli interessi americani, gli Usa facciano lo stesso, 19 Giugno 2023

Link: https://www.italiaoggi.it/news/usa-blinken-a-pechino-il-presidente-xi-la-cina-rispetta-gli-interessi-americani-gli-usa-facciano-lo-202306191056333773

(3) China Files, In Cina e Asia – John Kerry a Pechino chiede di “agire con urgenza” per il clima, 18 Luglio 2023 Link: https://www.china-files.com/in-cina-e-asia-john-kerry-pechino-clima/

(4) Huffpost Italia, Yellen e il giallo dei funghi allucinogeni in Cina. Cnn: “È stata intossicata?”, 17 Luglio 2023 Link: https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/07/17/news/yellen_e_il_giallo_dei_funghi_allucinogeni_in_cina-12790370/

(5) Wall Street Journal, Chinese Money Flees the Western World, 25 Luglio 2023 Link: https://www.wsj.com/articles/chinese-money-flees-the-western-world-673d9bbb

(6) L’AntiDiplomatico, Non è solo bancaria. Negli Usa ha avuto inizio una crisi sistemica!, 5 Maggio 2023 Link: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-non__solo_bancaria_negli_usa_ha_avuto_inizio_una_crisi_sistemica/29296_49575/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy