Prenderà il via domani a Johannesburg, in Sudafrica, fino al 24 agosto il quindicesimo vertice dei BRICS, attesissimo in quanto considerato uno dei più importanti dalla fondazione del gruppo che si è dato come obiettivo principale quello di porre la basi per instaurare un nuovo ordine internazionale multipolare più equo di quello “unipolare” attuale, in grado di contrastare e sfidare l’egemonia occidentale. Il gruppo composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica rappresenta il 42% della popolazione mondiale e il 23% della ricchezza mondiale, oltreché il 16% del commercio internazionale. Il vertice sarà ospitato dal Sudafrica e vi prenderanno parte tutti i capi degli Stati membri ad eccezione del russo Vladimir Putin sul quale pende un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale (CPI) per presunti crimini di guerra in Ucraina. La Russia sarà, dunque, rappresentata dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. Parteciperanno in presenza, invece, l’indiano Narendra Modi, il brasiliano Luiz Inacio Lula de Silva e il cinese Xi Jinping. Quest’ultimo sarà in visita di stato in Sudafrica a partire da oggi su invito del presidente Cyril Ramaphosa. Sarà la seconda visita di stato che il capo cinese effettua nel 2023 dopo quella del marzo di quest’anno in Russia e la prima nel Paese africano dal 2018.

I temi più importanti che saranno trattati durante l’incontro saranno l’ampliamento dei BRICS e il rapporto del gruppo con gli Stati africani, questione che ha dato il titolo all’incontro di quest’anno: “BRICS e Africa”. Sebbene il gruppo non sia monolitico al suo interno, l’obiettivo generale di contrastare l’imperialismo occidentale risulta un elemento centrale condiviso. Nello specifico, secondo alcuni osservatori Russia e Cina sarebbero più propense all’ampliamento del gruppo: la prima per espandere la sua influenza geopolitica e commerciale in funzione antiamericana; la seconda per contrastare il sistema di sanzioni messo in atto dagli Stati Uniti. Più caute sulla questione risulterebbero, invece, l’India e il Brasile: lo stato sudamericano, in particolare, sarebbe preoccupato del fatto che la coalizione possa perdere importanza se altre nazioni saranno ammesse: «Un’espansione potrebbe trasformare il blocco in qualcos’altro», ha detto un funzionario brasiliano, che ha chiesto di restare anonimo, aggiungendo che «La posizione del Brasile ha riguardato la coesione del gruppo e la conservazione del nostro spazio in un gruppo di paesi importanti». Di tutt’altro avviso, invece, Pechino: il ministero degli Esteri cinese, infatti, ha affermato di «sostenere i progressi nell’espansione dell’adesione e accoglie con favore partner più affini che si uniscano presto alla “famiglia BRICS”». Tuttavia, secondo alcune agenzie di stampa come Associated Press, le indiscrezioni per cui il Brasile sarebbe contrario all’espansione del gruppo non sono fondate: Lula, infatti, avrebbe recentemente affermato che «in questo incontro possiamo già decidere consensualmente quali nuovi paesi possano unirsi ai BRICS», aggiungendo che «se soddisfano le regole che stabiliamo, ne accetteremo l’adesione». Attualmente sono 40 i Paesi che, formalmente o meno, hanno espresso l’interesse ad entrare a far parte del gruppo. Tra questi, Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Argentina, Indonesia, Egitto ed Etiopia: si tratta di importanti attori regionali che, all’interno del gruppo, potrebbero contribuire a controbilanciare l’influenza delle nazioni occidentali.

Nonostante le presunte divergenze su alcuni temi, l’obiettivo di fondo di proporre un modello di sviluppo diverso da quello dei Paesi del G7, cercando di arginare il potere di quest’ultimo, resta saldo. Non a caso, il ministro degli esteri sudafricano Naledi Pandor la scorsa settimana ha dichiarato che il gruppo vuole mostrare «la leadership globale nell’affrontare i bisogni della maggior parte del mondo, vale a dire lo sviluppo e l’inclusione del Sud del mondo nei sistemi multilaterali» in una sfida al dominio occidentale. Per quanto riguarda le relazioni del BRICS con l’Africa, le principali potenze “emergenti” – in particolare la Cina – vedono il Continente nero come un alleato economico-politico fondamentale per la lotta contro le nazioni occidentali e gli Stati Uniti in particolare, in quanto esso sta diventando uno dei teatri più importanti di competizione tra le potenze mondiali. In questo contesto, i BRICS intendono proporsi come un partner di sviluppo più equo e rispettoso della sovranità degli Stati africani rispetto alle nazioni del cosiddetto “primo mondo”. Secondo il ministero degli Esteri cinese, i BRICS hanno cercato di «riformare i sistemi di governance globale (per) aumentare la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo e dei mercati emergenti».

Per quanto riguarda la discussione di una moneta comune del gruppo proposta dal presidente brasiliano Lula per “dedollarizzare” l’economia e il sistema finanziario, secondo un diplomatico sudafricano, interpellato dall’agenzia britannica Reuters, per ora non sarà oggetto di discussione. Durante una conferenza stampa a Brasilia, Lula aveva affermato: «Perché il Brasile necessita del dollaro per commerciare con la Cina o il Brasile? Possiamo commerciare nelle nostre valute». Un’iniziativa che minerebbe il dominio del dollaro e sulla quale, tuttavia, per ora l’India è ancora scettica, motivo per cui – secondo alcune indiscrezioni – non sarà presa in considerazione al vertice.

Ci si aspetta, invece, che sia discusso come potenziare la banca del gruppo, la New Development Bank, che vorrebbe proporsi come un’alternativa alle istituzioni di Bretton Woods quali l’FMI e la Banca Mondiale per i paesi del Sud del mondo. Tuttavia, la sua azione è stata recentemente ostacolata dalle sanzioni contro la Russia. Sempre la Reuters ha riportato che «ci si aspetta che il gruppo discuta come accelerare la raccolta ed il prestito nelle valute locali dentro la New Develpoment Bank […]. L’uso di monete locali aiuterà ad alleviare il rischio dell’impatto delle fluttuazioni delle valute straniere, ha affermato il ministro delle finanze sudafricano Enoch Godongwana».

La tendenza generale delle nazioni occidentali è stata quella di screditare le azioni e il vertice del gruppo nel tentativo di ridimensionarne l’importanza e il peso a livello internazionale. Tuttavia, esso sta rapidamente crescendo cementando l’obiettivo di sgretolare l’egemonia occidentale e rendersi indipendenti dagli Stati Uniti in vista di un nuovo ordine mondiale multipolare. Un obiettivo condiviso da tutto il Sud globale e che le nazioni del “primo mondo” – il “miliardo d’oro – non dovrebbero sottovalutare.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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