Lo scorso anno, almeno 177 persone sono state assassinate per aver difeso l’ambiente e un quinto di queste uccisioni è avvenuto nella foresta amazzonica. A svelarlo è il nuovo rapporto dell’organizzazione non governativa Global Witness, in cui si attesta come i difensori dell’ambiente, nell’anno 2022, siano stati uccisi al ritmo di uno ogni due giorni, quasi sempre da gruppi legati alla criminalità organizzata. A detenere il primato di Paese più letale per gli attivisti è la Colombia, dove sono avvenuti ben 60 omicidi. Dai dati diramati dall’organizzazione emerge che, delle vittime totali, il 34% è rappresentato da indigeni, nonostante questi rappresentino appena il 5% della popolazione mondiale. Nel complesso, tra il 2012 e il 2022, sono stati ammazzati almeno 1.910 difensori dell’ambiente, ma l’Ong denuncia che la maggior parte delle uccisioni è rimasta, di fatto, impunita. Dopo la Colombia, i Paesi in cui sono stati consumati il maggior numero di omicidi nell’arco dello scorso anno sono stati, nell’ordine, Brasile, Messico, Honduras e Filippine. Quasi l’88% di tutti gli attacchi letali sono stati registrati in America Latina.

“Tra le persone uccise nel 2022 – spiega l’organizzazione – ci sono anche funzionari statali, manifestanti, guardie del parco, avvocati e giornalisti” che “condividevano l’impegno a difendere i propri diritti e a mantenere il pianeta in salute”. La ricerca evidenzia che a subire l’11% del numero totale di attacchi letali sono stati individui di sesso femminile. “Una percentuale relativamente bassa a prima vista”, scrivono i membri della Ong, “ma che nasconde una realtà molto più complessa”. Infatti, alle donne vengono inflitte “molte forme di violenza specifiche per il genere, dalla violenza sessuale al rifiuto da parte delle famiglie e delle comunità”, e sono dunque chiamate a difendersi da attacchi che vanno in scena su due fronti, poiché “oltre a essere prese di mira per il loro attivismo, subiscono anche violazioni dei diritti specifici di genere”. A dare riprova del grande impatto prodotto dagli attacchi sulle famiglie e comunità, vi è anche il fatto che alcune delle persone uccise non fossero nemmeno l’obiettivo dei killer, ma semplicemente si trovassero insieme agli attivisti al momento dell’omicidio.

La questione è molto calda anche nel continente asiatico e in quello africano, dove secondo l’organizzazione vi sarebbe una sottostima degli attacchi. In Asia, dal 2012, Global Witness ha documentato 443 uccisioni di difensori della terra e dell’ambiente, per un totale di 18 Paesi. Dei 16 casi registrati nel continente nel 2022, 11 si sono verificati nelle Filippine (che contano dal 2012 ben 281 persone uccise), tre in Indonesia e due in India. In Africa, nel 2022, sono state certificate 5 uccisioni di attivisti ambientali. Di questi, quattro erano guardaparco, due nella Repubblica Democratica del Congo, uno in Malawi e uno in Sudafrica. Gli appartenenti a questa categoria, infatti, sono stati il principale bersaglio degli attacchi nel corso degli anni: il Parco nazionale di Virunga, l’area protetta più ricca di biodiversità dell’Africa, ha visto almeno 200 ranger uccisi in servizio.

Lo scorso anno, la Colombia – che ha totalizzato quasi il doppio degli omicidi avvenuti in Brasile e in Messico – ha vissuto un intensa fase di transizione politica, essendo passata in estate dal governo guidato da Iván Duque, tacciato di “immobilismo”, all’Esecutivo guidato da Gustavo Petro. Global Witness ha salutato con favore la novità, dal momento che l’agenda politica del nuovo governo è la prima nella storia del Paese a “includere specificamente la necessità di proteggere i difensori dell’ambiente e di affrontare le cause degli attacchi contro di loro”. Eppure, anche l’anno corrente in Colombia è stato segnato da spietati omicidi. Solo nell’ultima settimana di luglio, infatti, sono stati assassinati quattro leader sociali in diverse zone del Paese. E, soltanto quest’anno, si contano complessivamente ben 98 omicidi di attivisti in prima linea nella difesa dei diritti umani e del territorio. Segno che l’escalation di violenza è ben lontana dall’essere domata.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy