Ferdinando Pastore

Nella sinistra più vicina alle istituzioni, quella “liberal”, sempre più si manifesta un fanatismo infantile nello schierarsi scientificamente dalla parte dei padroni, nel condannare i popoli oppressi e nell’esaltare le peggiori politiche di protervia imperialista.

La sinistra col padrone

Se oggi irrompesse Pinochet o se ci trovassimo in piena guerra del Vietnam, il cosiddetto popolo della sinistra considererebbe il primo un genuino rappresentante del mondo libero (anche perché non si presenterebbe in abiti militari, vedi Guaidò) e la seconda una giusta operazione di pulizia internazionale contro paesi autarchici.

Questo sentimento smaccatamente reazionario, ormai espanso nel mondo dozzinalmente istruito dei progressisti, unifica in un sol battito di ciglia le varie anime della cultura politica post-moderna.

Quella festaiola individualista intrisa di marketing affabulatorio della Schlein, quella del partito/ditta manieristicamente nostalgica del gigantismo d’apparato, quella rigorosamente austera dei contabili in doppiopetto e quella pariolino/demenziale dei manager pecorecci alla Renzi o alla Calenda.

Tutti loro dimostrano un fanatismo infantile nello schierarsi scientificamente dalla parte dei padroni, nel condannare i popoli oppressi e nell’esaltare le peggiori politiche di protervia imperialista. Alla resa dei conti si chiudono in un blocco ottuso ed ermetico.

Un blocco da combattere senza tregua perché strettamente connesso a quello della destra e ad essa equivalente

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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