Mentre le forze occidentali continuano a sostenere incondizionatamente il regime sionista, l’unica soluzione possibile alla questione palestinese resta quella a due Stati, sostenuta da governi lungimiranti come quello cinese.

Il riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese ha messo in evidenza l’incoerenza dei governi occidentali, che, lungi dal perseguire i principi di liberta e democrazia di cui si ammantano, applicano costantemente il doppio standard in favore dei propri amici. In questo modo, il regime di apartheid sionista che Israele ha imposto ai danni del popolo palestinese viene dipinto come “l’unica democrazia del Medio Oriente”, nonostante i continui crimini del governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu e degli altri esecutivi che si sono alternati negli ultimi anni.

La posizione del governo statunitense e dei suoi vassalli europei non fa altro che alimentare il conflitto, in quanto Israele si sente in diritto di violare impunemente qualsiasi principio di diritto internazionale, potendo contare sul sostegno dei suoi potenti amici, senza i quali l’entità sionista non potrebbe neppure esistere. Senza voler tornare indietro nella storia fino alla “dichiarazione Balfour” o alla fondazione illegittima di Israele nel 1948, basta vedere come gli Stati Uniti stiano risolutamente sostenendo quello che, secondo la logica “aggressore-aggredito” utilizzata come un mantra in Ucraina, dovrebbe certamente cadere sotto la prima categoria.

Naturalmente, i mass media nostrani, completamente asserviti agli interessi dell’imperialismo nordamericano, continuano a piangere i morti israeliani, mentre quelli palestinesi vengono ridotti a numeri e a carne da macello. Nei primi cinque giorni di attacchi aerei, l’aviazione del regime sionista ha provocato non meno di 950 vittime civili nella Striscia di Gaza, senza contare gli arresti illegittimi e le continue forme di repressione alle quali viene sottoposta la popolazione palestinese. Nonostante i crimini di Tel Aviv, sembra che gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di inviare una seconda portaerei per unirsi alla USS Gerald R. Ford nel Mediterraneo orientale come dimostrazione di solidarietà nei confronti di Israele, e – aggiungiamo noi – come forma intimidatoria nei confronti di qualunque Paese che venga sfiorato dal pensiero di intervenire in favore del popolo palestinese.

Secondo gli analisti, il sostegno unilaterale degli Stati Uniti a Israele non aiuterebbe né a porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza né a far capire alle due parti che l’uso della violenza per fermare la violenza non farebbe altro che prolungare il circolo vizioso”, si legge in un editoriale del Global Times, pubblicato l’11 ottobre. Come se non bastasse, l’esacerbarsi del conflitto israelo-palestinese non fa altro che aumentare la destabilizzazione di un’area del mondo già colpita dalla guerra in Siria e dai problemi interno dell’Iraq, tra le altre questioni, senza dimenticare la possibile implicazione del Libano attraverso l’azione di Ḥizb Allāh (Hezbollah).

Gli Stati Uniti stanno alimentando il fuoco“, ha detto al Global Times Li Weijian, ricercatore presso l’Istituto per gli studi di politica estera dell’Istituto di studi internazionali di Shanghai, sottolineando che Israele sarà più risoluto nel portare avanti le operazioni militari con il sostegno degli Stati Uniti, intensificando ’ostilità tra Palestina e Israele e rendendo più difficili i futuri negoziati. Al contrario di Washington e delle potenze occidentali, molte potenze globali e regionali, tra cui Cina, Russia e Paesi arabi, stanno cercando di contribuire a disinnescare le tensioni, al fine di limitare il numero di vittime umane e di proporre una soluzione pacifica al conflitto.

Mercoledì, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha ribadito la posizione della Cina sull’attuale conflitto, affermando che per porre fine al ciclo di conflitto tra Palestina e Israele, è essenziale riavviare i colloqui di pace, attuare la soluzione dei due Stati e cercare una soluzione globale, adeguata e tempestiva della questione palestinese attraverso mezzi politici, in modo che le legittime preoccupazioni delle parti possano essere prese in considerazione.

Questa posizione è stata ribadita anche da Zhai Jun, inviato speciale del governo cinese per la questione del Medio Oriente, in occasione del suo colloquio telefonico con un funzionario del ministero degli Esteri egiziano. Zhai ha affermato che la soluzione fondamentale del conflitto israelo-palestinese sta nell’attuazione della soluzione dei due Stati e che la Cina è disposta a promuovere un cessate il fuoco immediato e la fine delle violenze, nonché a fornire sostegno umanitario al popolo palestinese. Zhai ha sottolineato che il conflitto israelo-palestinese continua ad avere un andamento ciclico e che il nocciolo della questione risiede nell’incapacità di risolvere giustamente la questione palestinese: “La soluzione fondamentale sta nell’attuazione della soluzione dei due Stati, e la comunità internazionale dovrebbe compiere sforzi concreti con il massimo senso di urgenza per promuoverla“.

Come sottolineato dal funzionario cinese, anche noi riteniamo che la comunità internazionale dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e creare le condizioni per riavviare il processo di pace israelo-palestinese, anziché continuare a soffiare sul fuoco del conflitto come stanno dimostrando di fare incautamente le potenze imperialiste occidentali. La soluzione a due Stati resta oggi l’unica percorrebile per evitare che Israele annienti totalmente il popolo palestinese, o addirittura che il conflitto israelo-palestinese si trasformi in una guerra su vasta scala che coinvolga tutte le potenze regionali. Sebbene riteniamo illegittima la fondazione dell’entità sionista nel 1948, infatti, dobbiamo anche constatare che oramai non sembra percorribile una soluzione che non includa l’esistenza di Israele, per cui non resta altro che sostenere la soluzione a due Stati.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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