C’è un dato drammatico direttamente collegato agli enormi disagi vissuti da studenti e lavoratori, fuori sede e non, a causa del caro-affitti: quello degli sfratti. A fotografarlo sono le statistiche pubblicate dal Ministero dell’Interno e diramate dall’Unione Inquilini, riferite al 2022, che a tal proposito evidenziano un vero e proprio “tsunami”. L’anno scorso, infatti, sono state oltre 30mila le esecuzioni effettuate con la forza pubblica, aumentate del 218,60% rispetto al 2021. Il boom riguarda anche le richieste di esecuzione, che sono quasi 100mila e rappresentano il 200% in più dell’anno precedente, mentre le nuove sentenze di sfratto sono circa 42mila (+10%). E per il biennio 2023-2024 si ipotizza uno scenario ancora peggiore.

Tra le città più colpite c’è Roma, in cui sono stati eseguiti 2.784 sfratti, quasi raggiunta da Torino, che ne conta 2.761 (pur avendo solo un terzo degli abitanti della Capitale); a Napoli, complici anche e soprattutto gli effetti del turismo selvaggio, il numero degli sfratti ha toccato quota 1.400, triplicando il dato del 2021. A livello regionale, il primo posto se lo aggiudica la Lombardia, in cui sono stati effettuati 5.391 interventi. Unione Inquilini, però, sottolinea come l’emergenza sia soltanto all’inizio: «Il 2023 sarà peggiore – ha detto Silvia Paoluzzi, la segretaria del sindacato – perché si vedranno gli effetti dell’eliminazione dei sussidi tra cui il Reddito di cittadinanza che interveniva anche a supporto del contributo all’affitto». Le ragioni dell’aggravarsi della situazione rispetto al biennio 2018-2019, secondo Paoluzzi, sono da ricercare nella «totale assenza di politiche di sostegno alla locazione e allo stato di abbandono in cui sono state lasciate le famiglie dal 2020 in poi».

In effetti, l’abolizione del Reddito di cittadinanza, che prevedeva una quota aggiuntiva per il pagamento del canone di locazione, non potrà che risultare un fattore significativo. Una recente ricerca promossa da Cgil, Sunia e Udu ha stimato che “500 nuclei e 800 mila persone in condizioni di povertà” che beneficiavano del sussidio sono rimaste “senza sostegno nonostante permangano ancora in una condizione di povertà e disagio”. Inoltre, sebbene la condizione di disagio abitativo sia sempre più diffusa e pervasiva, occorre ricordare che nella legge di Bilancio per il 2023 non sono stati rifinanziati né il Fondo di sostegno all’affitto né il Fondo per la morosità incolpevole. A rendere lo scenario ancora più complesso vi sono, ovviamente, la forte incidenza dei rincari delle utenze domestiche e degli oneri condominiali per il consumo energetico sui costi dell’abitazione, nonché il depotenziamento della sanità, che spinge verso quella privata.

Nel frattempo, dopo l’ondata di proteste andate in scena lo scorso maggio, gli studenti sono tornati a manifestare contro il caro-affitti e l’immobilismo del governo piantando di nuovo le tende davanti alle facoltà universitarie di 25 città italiane. Ieri l’Unione Sindacale di Base ha annunciato che il prossimo 19 ottobre, in ricorrenza del decennale della grande manifestazione nazionale per il diritto alla casa a Roma, “ci saranno iniziative e cortei in tutte le città in cui è presente il movimento di lotta” e, nella Capitale, “la manifestazione dall’Università La Sapienza al Ministero delle Infrastrutture, in solidarietà con gli studenti che hanno ripreso l’iniziativa delle tendopoli”.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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