Le elezioni locali colombiane hanno segnato una battuta d’arresto per le forze progressiste al governo, premiando invece i partiti del centro-destra tradizionale. Da notare anche l’elezione di un cittadino russo come sindaco della città di Tunja.
Le elezioni dipartimentali del 29 ottobre hanno segnato una battuta d’arresto per il presidente progressista Gustavo Petro, che ha visto la coalizione che lo sostiene, il Pacto Histórico, ottenere la vittoria solamente in tre dei trentadue dipartimenti che compongono il Paese sudamericano: Amazonas, Nariño e Quindío. Al contrario, queste elezioni hanno segnato il riscatto del Partido de la U (Partido de la Unión por la Gente), forza di centro-destra legata all’ex presidente Juan Manuel Santos, che ha eletto ben otto governatori, risultando il primo partito da questo punto di vista.
In generale, sono state le forze di centro-destra, spesso in coalizione fra loro, ad ottenere la vittoria nella maggioranza dei dipartimenti. Oltre agli otto governatori del Partido de la U, infatti, se ne contano sei provenienti dal Partido Liberal Colombiano (PLC), quattro dal Centro Democrático, il partito dell’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, e tre dal Partido Conservador Colombiano. Tra le forze di centro-sinistra, vanno invece segnalati i due governatori eletti dagli ecologisti di Alianza Verde, la formazione guidata dal matematico di origine lituana Antanas Mockus, che tuttavia ha spesso stipulato alleanze con le forze di centro-destra per raggiungere questi risultati.
Nonostante i verdetti elettorali abbiano palesato una perdita di consensi nei confronti della coalizione progressista al governo, il presidente colombiano ha affermato che il suo dovere come governante è rispettare e conformarsi alla volontà popolare. Petro, infatti, ha promesso di collaborare con i governatori eletti nelle elezioni regionali indipendentemente dal loro colore politico. Il presidente si è congratulato con i nuovi governatori eletti e li ha invitati a lavorare per costruire insieme un Paese che combatta la corruzione, l’ingiustizia e affronti la crisi del cambiamento climatico. A tal proposito, Petro ha riferito che nei prossimi giorni incontrerà i governatori eletti per articolare i piani regionali con il Piano nazionale di sviluppo del governo.
Il capo dello Stato ha anche sottolineato che i progressi nella sua agenda di pace hanno garantito che la giornata elettorale di domenica si svolgesse serenamente e che i cittadini delle zone rurali potessero votare senza la minaccia di organizzazioni armate e criminali, cosa che invece avveniva regolarmente in passato. Dobbiamo infatti ricordare che l’attuale governo, anche grazie all’importante ruolo di mediazione svolto da Cuba, ha portato avanti con successo il processo di pace con l’ELN (Ejército de Liberación Nacional), compiendo un nuovo importante passo verso la completa pacificazione interna del Paese. Grazie a questo lavoro, il popolo colombiano ha potuto votare in pace ed eleggere 20.137 cariche pubbliche tra governatori, deputati regionali, sindaci, consiglieri municipali e altre cariche locali.
Anche per quanto riguarda l’elezione dei sindaci nelle principali città, le forze di centro-destra hanno avuto la meglio. È il caso della capitale Bogotá, dove Carlos Fernando Galán, del partito Nuevo Liberalismo, è diventato sindaco al primo turno, avendo ottenuto il 48,9% dei consensi con oltre venti punti percentuali di vantaggio rispetto al suo primo inseguitore, Gustavo Bolívar, sostenuto dal Pacto Histórico. Federico Gutiérrez, leader della lista Partido Político Creemos, è stato invece eletto nuovo sindaco di Medellín con percentuali bulgare.
La coalizione progressista può consolarsi con l’elezione di Michail Krasnov, professore universitario di economia nato in Unione Sovietica e dotato della doppia cittadinanza russa e colombiana, come nuovo sindaco di Tunja, città di 170.000 abitanti nella Colombia centrale, capoluogo del dipartimento di Boyacá, che ha vinto le elezioni locali con il 31,66% delle preferenze con il sostegno del movimento La Fuerza de la Paz, creato dall’ex presidente del Senato Roy Barreras, alleato di Gustavo Petro.
Nel complesso, i risultati di queste elezioni dovrebbero portare le forze che aderiscono al Pacto Histórico a formulare un’autocritica per individuare cosa ha portato a tale perdita di consensi solamente un anno dopo la storica vittoria delle forze progressiste alle elezioni presidenziali. Sarà fondamentale ricostruire il consenso popolare in vista delle presidenziali del 2026, al fine di garantire la continuità a lungo termine delle politiche progressiste di Petro e del suo governo.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog