“Guardate Gaza: la nostra classe politica sostiene solo a parole i diritti umani”
di Jeremy Corbyn
Oggi è il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Adottata a seguito delle cicatrici della Seconda Guerra Mondiale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha delineato 30 diritti e libertà inalienabili che appartengono a tutti noi, indipendentemente da sesso, genere, orientamento sessuale, razza, etnia, credo, lingua, religione o background. Diritti alla vita, alla libertà e alla privacy. Libertà di espressione, riunione e movimento. Libertà dalla tortura, dall’arresto arbitrario o dall’esilio. Diritti alla sicurezza sociale, all’istruzione, alla parità di retribuzione e a uno standard di vita dignitoso, compresi cibo, vestiario, alloggio e assistenza medica. Il diritto di chiedere asilo.
L’entità di questo risultato non deve essere sottovalutata. Questo documento, per la prima volta, ha sancito i diritti umani fondamentali degli individui ovunque. Da allora, è servito come base per gli attivisti dei diritti umani per difendere la dignità e l’uguaglianza delle persone in tutto il mondo.
Oggi, però, non è il momento di festeggiare. È un momento di riflessione.
A 75 anni da questo documento fondamentale, a milioni di persone vengono ancora negati i diritti fondamentali e le libertà che avrebbe dovuto sancire. Attualmente, 700 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà, sopravvivendo con meno di 2,15 dollari al giorno. Due terzi sono bambini. Nel 2022, più di 238.000 persone sono state uccise in conflitti: si tratta del bilancio delle vittime più alto dall’inizio del secolo. I rifugiati – in fuga da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e catastrofe climatica – stanno annegando in mare.
Questi livelli grotteschi di povertà, violenza e disperazione non sono colpa o fallimento della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Sono colpa e fallimento dei governi che a parole sostengono un documento di cui continuano a dissacrare i principi fondanti.
Lunedì i parlamentari celebreranno l’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riunendosi per una veglia a lume di candela, sotto il titolo “Parlamentari per la pace”. È ironico che la maggioranza abbia dato il via libera ad alcuni dei livelli di morte e distruzione più spaventosi a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni.
Negli ultimi due mesi sono state uccise 1.200 persone in Israele e 17.700 a Gaza. 1,8 milioni di persone a Gaza sono state sfollate. La metà di tutte le unità abitative sono state distrutte. Se il sistema sanitario non viene ripristinato, potrebbero morire più persone a causa delle malattie che dei bombardamenti. Il mese scorso il Parlamento ha votato la richiesta di cessate il fuoco. I parlamentari si sono trovati di fronte ad una semplice scelta morale: siete favorevoli all’uccisione indiscriminata di esseri umani o volete fermare l’ulteriore perdita di vite umane? Vergognosamente, la maggioranza dei parlamentari ha votato contro il cessate il fuoco. Oggi la gente a Gaza ne vive le conseguenze.
I palestinesi non hanno diritto al diritto inalienabile alla vita sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani? Non meritano anche i bambini palestinesi di ridere e giocare con i loro amici a scuola? La gente di Gaza sta pagando il prezzo di un crimine orribile che non ha commesso. Si tratta di una forma di punizione collettiva che è in diretta contraddizione con il mantra centrale della Dichiarazione: che gli esseri umani non dovrebbero essere discriminati sulla base della loro etnia o del loro background. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani viene sepolta sotto le macerie, insieme agli esseri umani i cui diritti sono stati scritti per proteggere questo documento.
In generale, i nostri rappresentanti politici mostrano una mostruosa ipocrisia nel loro impegno nei confronti di un documento verso il quale non mostrano segni di rispetto. Mentre parliamo, il nostro governo sta tentando di aggirare il diritto internazionale per attuare il suo attacco ai diritti dei rifugiati. E sono incoraggiati da un fronte dell’opposizione che rifiuta di sostenere la causa morale del diritto di asilo. I conservatori non hanno “fallito” sull’immigrazione perché hanno “perso il controllo delle frontiere”. Hanno fallito perché si sono dimostrati incapaci di proteggere i diritti umani di coloro che cercano un luogo sicuro. I rifugiati non sono pedine politiche da dibattere e da depotenziare. Sono esseri umani, le cui speranze e i cui sogni non dovrebbero essere sacrificati per compiacere la stampa di destra.
La creazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani doveva essere un momento fondamentale. Tanto più vergognoso, quindi, che molti dei suoi più accaniti celebratori continuino a tradire le basi stesse dell’esistenza del documento. Oggi dobbiamo rinnovare il nostro impegno a favore dei diritti umani universali. Questo impegno suona vano a meno che non siamo disposti a organizzarci per quelle richieste che sono essenziali per la realizzazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Continueremo a manifestare per un cessate il fuoco permanente, il rilascio di tutti gli ostaggi, la fine dell’assedio di Gaza e l’unica via per una pace giusta e duratura: la fine dell’occupazione della Palestina.
Continueremo la campagna per un sistema di asilo umano, per percorsi sicuri e per una società in cui tutti siano trattati con dignità e cura, indipendentemente dal loro background.
Continueremo a mobilitarci per un mondo più equo. Un mondo in cui la ricchezza è condivisa, non accumulata. Un mondo che dà priorità ai bisogni umani e non all’avidità aziendale. Un mondo che riconosce la violazione dei diritti umani ovunque, è una violazione dei diritti umani ovunque. Un mondo che riconosce, come fa la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che “i diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana sono il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
Maurizio Acerbo PRC UP