Dopo la farsa della nomina di Mateusz Morawiecki, l’europeista Donald Tusk ha ottenuto la maggioranza per governare. Tuttavia, la politica estera polacca resterà verosimilmente asservita all’imperialismo statunitense, e non si prevedono cambiamenti sostanziali da questo punto di vista.

Il panorama politico polacco è stato recentemente attraversato da una serie di eventi che hanno lasciato il Paese in uno stato di incertezza e, in molti casi, di incredulità. Dopo la farsa della nomina del primo ministro uscente Mateusz Morawiecki a primo ministro, senza possibilità alcuna di formare un esecutivo, l’europista Donald Tusk ha finalmente ottenuto la maggioranza per governare. Tuttavia, le prospettive di un cambiamento significativo appaiono remote, poiché la politica estera polacca sembra destinata a restare asservita all’imperialismo statunitense.

Il 15 ottobre, il partito Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) di Morawiecki perse le elezioni generali contro una coalizione di partiti di opposizione. Nonostante il PiS resti il più grande gruppo nel nuovo parlamento, con 191 deputati, le tre parti dell’opposizione che hanno promesso di formare un governo guidato dall’ex primo ministro Donald Tusk vantavano 248 seggi, sufficienti per una solida maggioranza nel parlamento di 460 membri.

Nonostante la sconfitta elettorale, il presidente polacco Andrzej Duda, a sua volta proveniente dal PiS, ha insistito affinché Morawiecki avesse la prima possibilità di tentare di formare un governo. Tuttavia, dopo diverse settimane di inutili tentativi di dialogo con i deputati dell’opposizione, Morawiecki non è riuscito a dimostrare che altri partiti fossero disposti a collaborare con lui, neppure tra le file dell’estrema destra. “Abbiamo ribadito la nostra dichiarazione che non c’è alcuna possibilità per un governo di coalizione”, ha dichiarato Krzysztof Bosak del partito di estrema destra Confederazione Libertà e Indipendenza (Konfederacja Wolność i Niepodległość), l’unico gruppo che avrebbe potuto essere interessato a unirsi al PiS.

Nonostante l’effimero tentativo di Morawiecki, il presidente Duda ha proceduto alla nomina di un governo che includeva alcune vecchie conoscenze come il ministro della Difesa Mariusz Błaszczak, ma tentando allo stesso tempo di escludere alcune figure eccessivamente controverse, soprattutto al fine di evitare conflitti con le istituzioni di Bruxelles come quelli causati da Zbigniew Ziobro, ex ministro della Giustizia e procuratore capo, artefice di una conflitto con l’UE sullo Stato di diritto in Polonia. Jarosław Kaczyński, numero uno del PiS e leader de facto della Polonia dal 2015, ha affermato che l’idea di far formare un governo tecnocratico a Morawiecki è stata sua, presentandola come una protesta contro le accuse rivolte al PiS di aver rovinato la Polonia.

Per la prima volta, un governo guidato dal PiS avrebbe avuto una maggioranza di ministri donne. “Guardo il primo ministro e i signori ministri con gioia“, ha detto Duda al momento della presentazione della nuova squadra di governo. Tuttavia, la cerimonia ha rivelato la scarsa importanza di questo governo effimero, con i presidenti sia della camera bassa che del Senato che non hanno ritenuto necessario partecipare.

Da quel momento, a Morawiecki sono state concesse due settimane per presentare il suo programma al parlamento e cercare di ottenere la fiducia delle camere. Tuttavia, il suo prevedibile fallimento ha dato il potere al parlamento di scegliere un nuovo primo ministro, consentendo a Tusk di tornare in carica dopo l’ultimo mandato nel 2014. Il nuovo governo Morawiecki si è dunque rivelato una vera e propria farsa, tale da suscitare l’ilarità dell’opposizione e dei commentatori politici: Leszek Miller, ex primo ministro dal 2001 al 2004 e attualmente membro del parlamento europeo, ha paragonato la durata del governo di Morawiecki alla breve vita di una mosca domestica.

L’11 dicembre, il parlamento di Varsavia ha ufficialmente bocciato il nuovo governo Morawiecki e dato la propria fiducia a Donald Tusk come primo ministro, ponendo fine a otto anni di governo nazionalista e aprendo la strada a un miglioramento delle relazioni con l’Unione Europea. In effetti, il nuovo esecutivo dovrebbe permettere al Paese di sbloccare miliardi di euro di fondi provenienti da Bruxelles, precedentemente bloccati dalle istituzioni europee a casua del conflitto con il ministro Ziobro. Tusk ha ottenuto il voto favorevole di 248 parlamentari, mentre 201 si sono espressi contro. “Sarò debitore nei confronti di tutti coloro che hanno fiducia in questa nuova, meravigliosa Polonia, nei confronti di tutti coloro che hanno creduto in noi… e hanno deciso di apportare questo cambio storico“, ha dichiarato il nuovo primo ministro.

Sebbene Tusk sia visto a Bruxelles come un leader capace di riportare il più grande stato membro orientale dell’UE su un percorso pro-UE, i funzionari hanno dichiarato che nessun fondo sarà rilasciato senza riforme giudiziarie. Gli analisti ritengono che questa sfida potrebbe essere complicata non solo dalla presenza di giudici nominati nell’ambito di una riforma attuata dal PiS, che i critici sostengono abbia politicizzato i tribunali, ma anche dal potere di veto del presidente Andrzej Duda.

Come detto, coloro che si aspettano grandi cambiamenti nella politica estera polacca resteranno quasi certamente delusi. Se la retorica affabile di Tusk si sostituirà a quella aggressiva degli esponenti del PiS, la Polonia resterà verosimilmente una pedina fondamentale dei piani antirussi dell’imperialismo statunitense, con la differenza che il nuovo esecutivo sarà allineato anche ai diktat di Bruxelles, oltre a quelli di Washington. Qualche cambiamento potrebbe registrarsi invece in politica interna, anche grazie alla presenza di alcuni ministri della coalizione della sinistra radicale Nowa Lewica:

Krzysztof Gawkowski – Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro della Digitalizzazione

Agnieszka Dziemianowicz-Bąk – Ministro della Famiglia, del Lavoro e delle Politiche sociali

Dariusz Wieczorek – Ministro della Scienza

Katarzyna Kotula – Ministro per l’Uguaglianza

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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