Quattro giornate di azioni contro l’industria del cemento hanno attraversato e bloccato la Francia nei giorni scorsi, con oltre 200 azioni promosse da organizzazioni ambientaliste e sociale, gruppi di agricoltori, sezioni sindacali e comitati locali del movimento “Soulevèment de la Terre”. Le azioni hanno colpito in tutta la Francia, rispondendo all’appello ad “occupare, bloccare, disarmare il mondo del cemento” lanciato dal 9 al 12 dicembre, in occasione del primo anniversario di un’azione contro la Lafarge-Holcim a Marsiglia, quando lo scorso 10 dicembre, 200 persone fecero irruzione nella fabbrica di cemento di Bouc-Bel-Air, uno dei cinquanta siti industriali più inquinanti del Paese, per chiuderla. Una trentina di persone furono fermate e indagate dalla direzione antiterrorismo in relazione a questa azione.

“Queste e altre giornate di azione di dicembre sono un gesto di sostegno di fronte alla criminalizzazione del movimento ambientalista. Vogliono dimostrare che è possibile e necessario continuare a denunciare con azioni concrete i crimini ambientali, sociali e neocoloniali della multinazionale Lafarge-Holcim e bloccare il sodalizio criminale che ora forma con il governo francese,” scrivono gli attivisti nell’appello alla mobilitazione.
La multinazionale di materiali da costruzione Lafarge-Holcim – con oltre 150 impianti di calcestruzzo solo in Francia – é accusata di essere tra i principali responsabili di molte opere di cementificazione e distruzione di aree naturali nel Paese transalpino, opere costruite costringendo la popolazione locale a convivere con opere indesiderate e impattanti o alle volte sfollate per fare posto al cemento.

La produzione di cemento richiede il riscaldamento di calcare, argilla e sabbia a 1.500°C, un processo estremamente inquinante perché prevede l’estrazione di questi materiali da enormi cave che distruggono la biodiversità e la terra. Riscaldare a 1.500°C richiede un’enorme quantità di energia, con processi di combustione che rilasciano grandi quantità di CO2 e zolfo nell’atmosfera. La produzione di cemento e calcestruzzo è infatti responsabile dell’8% delle emissioni globali di CO2, più del trasporto aereo e marittimo messi insieme. Lafarge utilizza gli pneumatici come fonte di energia per la combustione e un impianto come quello di Bouc-Bel-Air brucia da 4.000 a 6.000 pneumatici ogni giorno.

Secondo i gruppi che hanno chiamato all’azione, la produzione di cemento distrugge l’ambiente di vita delle popolazioni locali, la terra e l’acqua, e per questo va combattuto e ostacolato. “Di fronte alla galoppante artificializzazione del territorio e all’impatto critico di queste industrie sul riscaldamento globale, questo fine settimana, in Francia, prendere di mira i siti di cemento e asfalto ha assunto l’aria di un salutare evento sportivo”, scrivono gli attivisti.

A Forez, Strasburgo, Belfort, Le Teil, Parigi e Anjou, folle di persone di tutte le età si sono radunate davanti ai cancelli, bloccandoli con grandi pietre, costruendo muri di terra e paglia o scalando i silos. A Lione, durante la Fête des Lumières, una scritta “Lafarge + Daesh = cuore” ha illuminato i ponti. Lafarge é infatti anche sotto inchiesta, sospettata di aver finanziato diverse organizzazioni terroristiche – tra cui lo Stato Islamico – tra il 2011 e il 2015, al solo scopo di mantenere in funzione una fabbrica in Siria. Sabato, la lotta contro l’A69 è riuscita a mobilitare nuovamente quasi 2.000 persone, che hanno fatto irruzione e smontato il cantiere di un futuro impianto di bitume destinato ai lavori autostradali, prima di annunciare la nascita di un collettivo di agricoltori contro gli impianti. Nel frattempo, altre decine di persone, indossando maschere di animali, hanno abbattuto la facciata di un sito Lafarge nel centro di Parigi e l’hanno occupata. A Ginevra, una grande squadra si è recata alla Holcim e ha verniciato di rosa i camion e gli uffici. A Marsiglia, un gruppo organizzato ha fatto il bagno nelle cave del sito di Bouc Bel Air per celebrare l’anniversario e denunciare il modo in cui il sito monopolizza l’acqua. A Doulon (Nantes) un’impalcatura costruita dalla ZAD di Notre-dame-des-Landes è stata portata dai trattori sui terreni minacciati dalla cementificazione. A Sainte-Cécile, in Borgogna, è stata organizzata un’allegorica marcia funebre per seppellire il progetto di ampliamento di una cava. Sempre a Nantes, lunedì mattina, più di 150 persone, tra cui molti agricoltori e 7 dei loro trattori, si sono riunite per bloccare un cantiere della Lafarge a Janvraie con una partita di beach volley: un’azione colpita dalla repressione, con il fermo di 30 persone e il sequestro di tre trattori. In Bretagna, a Saint Egrève, a Bouguenais, e in Svizzera, gli impianti di cemento sono stati visitati di notte, imbrattati o sabotati con schiuma espandente, piccole manomissioni o sabbia nelle vasche. Possiamo citare il comunicato stampa del Corseul: “Ci siamo introdotti nella centrale elettrica e abbiamo rosicchiato alcuni cavi (…). Questo atto è soprattutto un atto di autodifesa contro un nemico comune, Lafarge-Holcim”. Anche a Overisje, i veicoli sono stati dolosamente bloccati con l’aggiunta di liquidi nei loro serbatoi.

“Con una sola voce, vogliamo lanciare un messaggio chiaro: il regno di Lafarge-Holcim e degli altri conglomerati di cemento non è più inevitabile. I loro abusi devono cessare, affinché l’intossicazione di questo mondo possa cessare. I governi attuali devono finalmente smettere di coprirli. Altri modi di costruire e abitare il mondo sono possibili,” concludono gli attivisti dopo le quattro giornate. Intanto, i Soulevément de la Terre hano già chiamato a un’altra settimana di mobilitazione in difesa dell’acqua e contro i progetti dei mega-bacini idrici da 14 al 21 luglio.

[di Monica Cillerai]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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