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In soli 12 anni, dal 2010 al 2022, la percentuale di ricchezza della Germania rispetto a quella globale è precipitata dal 5,7% a un misero 3,8%, mentre l’economia del Paese, a corto di investimenti privati ma, soprattutto, a causa della scomparsa di quelli pubblici, cade a pezzi. Già nel 2014, una nota ricerca della fondazione Friederich Ebert evidenziava che, a partire dal 2000, la percentuale di investimenti rispetto al PIL in Germania è crollata in fondo alla classifica dell’eurozona, passando dal 21% del 2000, al 17% del 2013. Nel 1992 essa si attestava al 24%, 5 punti sopra la media dell’eurozona. Allora, gli investimenti in macchinari pesavano per oltre il 10% del PIL nel 1991: nel 2013 erano addirittura scesi sotto il 6%. Eppure, come segnalato dalla stessa fondazione, mentre i salari stagnavano, i profitti non facevano che aumentare. Una recente ricerca della Confederazione dei sindacati europei ha poi registrato che, dal 2019 ad oggi, la quota destinata ai profitti rispetto al PIL complessivo in Germania è cresciuta addirittura del 6%, mentre la quota degli investimenti non è cresciuta di un solo centesimo. Ma come ha fatto il Paese da sempre considerato la “locomotiva d’Europa” a proiettarsi nel vortice di una tale recessione? La matrice del processo sembra ben chiara. E riguarda, in primis, la conversione di Berlino alla “religione” neoliberista.

Secondo i dati presentati in un’analisi pubblicata da Ottolina tv, in vent’anni di neoliberismo la Germania sta subendo un contraccolpo che nemmeno le due Guerre Mondiali erano riuscite a infliggerle. Un disastro che non si era verificato nemmeno quando le grandi potenze mondiali avevano messo da parte le rivalità e si erano coalizzate al solo fine di toglierle spazio di manovra, arrivando persino a smembrarla in due parti per evitare che tornasse a egemonizzare il continente europeo. Ad avere un ruolo chiave nel percorso che ha portato Berlino a fare tabula rasa di ogni capacità di creare benessere e ricchezza per la popolazione, evidenzia Ottolina tv, è stato proprio il sistema della “finanziarizzazione” dell’economia, che nemmeno la patria della filosofia classica e del socialismo scientifico è riuscita ad arginare, insieme a una logica di subordinazione verso quelle “oligarchie parassitarie” che ora riescono a cibarsi della sua ricchezza. Lo stesso centro studi dell’OCSE ha attestato che “a partire dai primi anni 2000, la Germania ha sperimentato un forte deflusso di capitali privati”: lauti profitti che, per citare Ottolina tv, “semplicemente scappano” prima di essere tassati via paradisi fiscali, finendo ovviamente nelle bolle speculative statunitensi.

Riavvolgendo il nastro della storia recente, Ottolina tv cita alcuni passaggi dirimenti, su cui si staglierebbe l’ombra di pesanti ricatti, che hanno segnato i rapporti tra Washington e Berlino. In primis, viene citata la celebre vicenda delle intercettazioni effettuate dalla NSA statunitense che, come rivelato da WikiLeaks, avrebbero investito non solo il governo Merkel, ma, prima ancora le amministrazioni Kohl e Schroeder. “Ancora più inquietante – scrive nell’analisi Ottolina tv – è il sospetto piuttosto fondato che a collaborare con lo spionaggio USA” fosse direttamente “anche l’intelligence tedesca”, che quindi “si confermerebbe essere poco più che uno strumento in mano agli USA per limitare l’autonomia e l’indipendenza delle cariche elettive tedesche”. Guardando alla stretta attualità, Ottolina tv si sofferma poi sul conflitto russo-ucraino e, specificamente, sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream, ricordando che, “come ci ha raccontato il buon vecchio Seymour Hersh, non solo dietro l’attentato c’è la mano di Washington, com’è abbastanza ovvio, ma i tedeschi lo hanno pure sempre saputo: eppure, muti”. In ultimo, si guarda al caso di presunta corruzione che avrebbe riguardato il cancelliere Olaf Scholz ai tempi in cui era sindaco di Amburgo: lo scandalo dei cum-ex, sistema fraudolento che avrebbe consentito a un network di banche e banchieri legati a vario titolo a Scholz di evadere circa 280 milioni di euro. “Il caso era tornato alla ribalta nel gennaio scorso, cioè nel periodo durante il quale Scholz si era dimostrato piuttosto titubante riguardo all’invio dei Leopard tedeschi in Ucraina – ricorda Ottolina tv -. Dopo poco Scholz cede, e anche la vicenda dei cum-ex sparisce dai radar fino ad agosto”, quando “Scholz di nuovo esprime qualche perplessità sull’idea di mandare nuovi armamenti”. Ed ecco che “sui giornali torna lo scandalo cum-ex e, nel giro di un paio di settimane, riecco Scholz che cambia idea”. Il 28 agosto, infatti, Scholz dichiarerà di voler sostenere l’Ucraina «per tutto il tempo necessario». Saranno solo coincidenze?

[di Stefano Baudino]

Nota: questo articolo fa parte di un progetto di collaborazione con il media indipendente Ottolina TV, un interessante approfondimento video su questa vicenda si trova sul loro canale.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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