La spesa sanitaria pesa in maniera sempre più diretta sul portafoglio dei cittadini italiani. A testimoniarlo sono gli inequivocabili numeri pubblicati dalla Ragioneria dello Stato in un nuovo rapporto, che delineano uno scenario estremamente eloquente sulle criticità della sanità pubblica nel nostro Paese. In soli 6 anni, infatti, la spesa “out of pocket” – cioè quella pagata dagli italiani di tasca propria e non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale – è cresciuta addirittura del 43%, passando dai 28,13 miliardi del 2016 alla cifra monstre di 40,26 miliardi nel 2022: circa un quarto della spesa sanitaria totale. Solo nell’ultimo anno, in Italia questa voce ha registrato un’impennata dell’8,3%. Esaminando le variazioni percentuali, si può attestare che a crescere in maniera assai significativa rispetto al 2021 sono state in particolare le spese relative all’acquisto di farmaci e alle cure psicologiche.

Le statiche diramate dalla Ragioneria dello Stato raccontano come la spesa “out of pocket”, nel 2017, ammontasse a 30,48 miliardi, salendo poi a 32,29 miliardi nel 2018 e a 34,85 miliardi nel 2019. In seguito a un rallentamento registrato nel 2020 (30,79 miliardi), nel 2021 essa ha subito una nuova impennata, arrivando a 37,16 miliardi. In merito alla composizione della rilevazione della spesa sanitaria privata per tipologia di spesa nel 2022, viene confermata la prevalenza delle spese per visite specialistiche ed interventi, che rappresentano il 45,8% del totale. In tale insieme, spicca il dato sulle prestazioni degli odontoiatri – 30% delle visite specialistiche e degli interventi a carico dei privati -, per i quali gli italiani spendono 5,65 miliardi (+ 3,5% sul 2021). I cittadini hanno speso ben 12 miliardi per i farmaci (+9% sul 2021), 3 miliardi di ticket, 2,4 miliardi dall’ottico e 1 miliardo per lo psicologo (addirittura +14,9% sul 2021). La spesa sanitaria a carico dei privati è cresciuta su tutto il territorio nazionale, andando in doppia cifra a livello percentuale nella provincia autonoma di Bolzano (+17,5%), in Molise (+14,1%), nella Provincia autonoma di Trento (+12,8%) e in Sardegna (10,9%).

Solo due mesi fa, l’ultimo Rapporto della Fondazione GIMBE aveva evidenziato che il servizio pubblico e il diritto costituzionale alla tutela della Salute, di anno in anno, sono sempre più compromessi, mettendo nero su bianco che, tra il 2010 e il 2019, oltre 37 miliardi sono stati sottratti alla sanità pubblica italiana. La Fondazione ha rilevato inoltre che, nel giro di 10 anni, il Fabbisogno Sanitario Nazionale sia aumentato di 8,2 miliardi di euro, evidenziando le grandi problematicità riferite alla spesa sanitaria, ai Livelli Essenziali di Assistenza, alle disuguaglianze su base regionale e al personale. La criticità della situazione, comprovata dai dati oggettivi, ha poi un diretto effetto sulla percezione che gli italiani hanno del funzionamento del sistema: in un sondaggio uscito a inizio dicembre su Termometro Politico, alla domanda “Qual è il suo peggior timore per il futuro?”, quasi il 30% dei cittadini ha risposto “La crisi della Sanità pubblica con il pericolo di non essere più curati”.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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