Le proteste dei trasportatori hanno raggiunto anche la Romania dove, da mercoledì 10 gennaio, gruppi di camionisti si sono riuniti attorno a Bucarest bloccando le strade col sostegno degli agricoltori, che si sono uniti alle manifestazioni in un secondo momento. In particolare i dimostranti contestano l’aumento dei prezzi dei carburanti, delle assicurazioni e dei fertilizzanti, e denunciano le condizioni favorevoli nelle quali si troverebbero le compagnie straniere. Le forze dell’ordine hanno stabilito posti di blocco e di filtraggio, in modo da arginare le proteste ed evitare ai contestatori l’accesso alla capitale, e in particolare davanti a Piazza della Vittoria, dove si trova la sede del governo romeno. In aiuto ai lavoratori è arrivato anche George Simion, il leader del partito conservatore Alleanza per l’Unione dei Romeni, che ha provato a far passare gli scioperanti e di permettere loro di raggiungere la piazza della capitale. Il Primo Ministro Marcel Ciolacu, esponente del Partito Social Democratico, ha ricevuto venerdì una delegazione di rappresentanti, ma è riuscito a fermare solo alcuni dei blocchi istituiti dai manifestanti, che continuano a cingere Bucarest con le proprie vetture. Le proteste in Romania non sono le prime né tantomeno le uniche che questa categoria di lavoratori sta mettendo in atto in Europa, che sta soffrendo sempre più sommosse in tali settori.

Le proteste inaugurate questo mercoledì hanno visto protagoniste decine di camion, furgoni e trattori in marcia verso Bucarest. I manifestanti si sono mossi da e su tutte le principali città romene, arrivando anche a Bacău, Buzău, Cluj, Suceava, Oradea e Costanza. La risposta delle forze dell’ordine è stata rapida: secondo Euronews, l’istituzione di posti di blocco ha coinvolto in primo luogo la località di Chiajna, provincia che si trova nella stessa regione della capitale. Per tale motivo, i manifestanti si sarebbero spostati nei pressi di Afumati, a est di Bucarest, mentre altri gruppi avrebbero bloccato le strade vicino alla dogana di Calafat, nel sud del Paese, al confine con la Bulgaria. Secondo quanto riportato dalle agenzie di informazioni romene, tra le richieste dei manifestanti ci sarebbe un tetto alle tariffe assicurative, aumentate a causa dell’inflazione, ma anche una riduzione dei costi accessori che gravano sul settore dei trasporti, e l’introduzione di una norma che regoli la concorrenza con le imprese straniere. Le compagnie che operano su scala internazionale, inoltre, lamentano i tempi troppo lunghi nei controlli delle dogane, e richiedono misure per snellire il traffico sui confini e per ridurre i pedaggi. Gli agricoltori hanno invece spalleggiato le lamentele dei camionisti sul prezzo del gasolio, denunciando anche i costi dei fertilizzanti e le troppo restrittive norme dell’Unione Europea in materia agraria.

Venerdì c’è stato un incontro tra il Primo Ministro e alcuni rappresentanti dei camionisti, che tuttavia non pare avere sortito grossi effetti, specialmente per quanto riguarda la catena che cinge la capitale. I rappresentanti non sembra appartenessero ad alcun gruppo sindacale o affine, tanto che le stesse proteste di agricoltori e camionisti, sebbene supportate da alcuni esponenti politici, non paiono avere alcun colore, e sembrano essere nate spontaneamente. A riprova della spontaneità della sommossa, c’è il fatto che sembra si stiano muovendo principalmente le piccole imprese, che non riescono più a sostenere l’aumento dei costi, e che per tale motivo iniziano a soffrire troppo la concorrenza con i rivali di grossa taglia e quelli esteri. Quella in atto negli ultimi tre giorni in Romania, è l’ennesima protesta di camionisti e agricoltori che colpisce l’Europa che negli ultimi mesi pare stare vivendo una vera e propria tendenza nelle proteste di questa categoria di lavoratori.

Tra le proteste in giro per l’Europa quella che sta facendo più parlare di sé è certamente la rivolta degli agricoltori in Germania, che hanno occupato le autostrade e istituito blocchi in città, ma a dicembre i contadini si sono ribellati anche in Francia, manifestando contro le politiche di Macron riempiendo le strade di letame. Guardando non troppo indietro, le proteste degli agricoltori hanno colpito anche i Paesi Bassi, dove i manifestanti hanno bloccato il traffico al di fuori delle principali città del Paese. Anche la categoria dei trasportatori è in rivolta in numerosi Paesi europei, prima fra tutti la Polonia, in cui da mesi i camionisti sono in sciopero assieme proprio ai contadini, anche se con questi ultimi il Governo pare avere trovato un accordo; gli scioperi che toccano il settore dei trasporti sono in generale in atto nei Paesi di confine con l’Ucraina, in cui la categoria lamenta ai propri rappresentanti politici di applicare due pesi e due misure in nome del sostegno per la guerra contro la Russia. In generale in tutta Europa le proteste di agricoltori e trasportatori sono insomma in grande crescita; il problema per la categoria, però, è che le condizioni strutturali che causano queste stesse proteste non sembrano volere davvero essere oggetto di revisione, e c’è dunque il forte rischio che le manifestazioni, invece di fermarsi, si propaghino sempre di più.

[di Dario Lucisano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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