Gabriele Germani

I discorsi sociali sono quelli che creano la nostra visione del mondo, delle priorità e dei problemi, che è quella che ci viene dettata dal potere, dall’alto verso il basso e che genera confusione.

La creazione del discorso sociale appartiene per eccellenza al potere

Chi detiene il potere sul linguaggio, lo fa partire dall’alto verso il basso. Già la Scuola di Francoforte aveva indicato nella televisione uno strumento di comando, perché in grado solo di ricevere e non di trasmettere; paradossalmente un arretramento rispetto alla radio, che almeno in teoria dovrebbe anche poter trasmettere.

discorsi sociali sono quelli che poi creano la nostra visione del mondo, la nostra percezione delle cose, delle priorità e dei problemi.

Mettere sullo stesso piano l’ingiustizia sociale e un caso di cronaca o parlare nello stesso format televisivo del calcio e di sessanta bombe che cadono in testa a una popolazione di pastori adolescenti, capirete bene che non è la stessa cosa

Questo è il paradosso del linguaggio nella società democratica, che non democratica non è. Democratica non è, per evidenti motivi, i mezzi di produzione e comunicazione sono polarizzati nelle mani di pochissimi che hanno accesso a una globalizzazione totale (più passaporti, più conti bancari, più case) che godono di privilegi unici, a discapito di una moltitudine stratificata e divisa, che lotta per saliere al gradino successivo.

Qui entra in ballo lo spettacolo, i film degli attori “de sinistra” (che poi sarebbe il PD o satelliti minori) che parlano in romano, il giornalista che va al fronte e condanna la guerra in toto (ma non le ragioni strutturali del conflitto imperialista), lo spezzettamento delle favole, la creazione di una bolla.

Io per parlare, essere ascoltato, devo accettare di aderire a una visione del mondo che è quella che ci viene dettata dal potere e che già genera confusione.

In una società capitalista (e questo lo dicono per primi i capitalisti!), la principale contraddizione è data dall’opposizione tra sfruttati e sfruttatori; noi invece abbiamo creato una bolla percettiva di mille differenze (tutte importantissime senza dubbio), ma che in finale distraggono dalla contraddizione principale, da cui le altre concettualmente derivano.
Rompere la catena di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e quindi favorire 

Si ignora poi il conflitto di classe colpevolmente, così ad esempio, un transessuale povero ha sicuramente più problemi nella propria vita di un transessuale ricco, subisce maggiori violenze, vive in contesti più brutti, ha minor accesso a istruzione e lavoro.

Ci ritroviamo nel paradosso che i moralizzatori della vita pubblica sono spesso i privilegiati.
Vera Gheno ha passato anni a dirci come parlare e scrivere, bacchettandoci di non essere patriarcali, ma poi finisce col minacciare uno studente di dottorato con la arroganza del potere, alludendo alla sua professione di docente universitario, al clima di amicizia, al fatto che quindi lei può parlarne con i suoi colleghi. Perché?

Perché nel capitalismo e nella “democrazia-che-democrazia-non-è” la contraddizione principale è tra chi detiene il potere e chi no.

In finale, io penso che dietro tutto questo ci sia un grande lavorio della società dello spettacolo (con scemenze come quella di Biancaneve, ripetute a nastro, in una sorta di lavaggio del cervello) che non ci permette più di fare una analisi profonda.

Ogni società e gruppo umano ha una dose di violenza che noi chiamiamo strutturale, cioè prevista dall’organizzazione sociale.

Esistono poi casi di singoli, spesso al limite dello psicopatologico, che invece commettono una violenza insensata. I due piani non vanno confusi.

Tizio X che abusa della sua posizione socio-economica su qualcuno è violenza strutturale, prevista dalle regole del gioco, perché Tizio X ha un ruolo di superiore.
Tizio Y che impazzisce e tira un calcio a un gatto su Tik Tok è un disturbato.

Poi possiamo discutere (e sarebbe saggio farlo) di come mai in Occidente stia riaffiorando una violenza gratuita e non sistemica (anche a fronte di un calo complessivo dei reati violenti), ma non possiamo ignorare la contraddizione fondante la nostra società: sfruttati e sfruttatori.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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