Il caso Qatar chiarisce come il petrolio possa convertirsi in influenza e soft power, come il capitalismo digitale scevro dal cancellare il nuovo capitalismo industriale lo affianchi.
Il caso Qatar
Nel 2021, quattro paesi: Arabia Saudita, Egitto, Bahrain e Emirati Arabi Uniti hanno riaperto le relazioni diplomatiche con il Qatar micro-attore regionale, dove “micro” fa riferimento solo a dimensioni e demografia.
Il Qatar infatti può contare su uno dei più alti PIL pro capite al mondo e una grande tradizione diplomatica che proprio a partire dal 2017, anno dell’inizio isolamento da parte dei paesi del Golfo, si è rafforzata.
Il paese può contare su una grande capacità mediativa che spazia dal dialogo tra attori statali (USA – Iran) a attori non tradizionalmente politici o inseriti nelle istituzioni internazionali (Talebani, Hamas).
Celebre la mediazione sul caso Afghanistan (comparsa anche in serie TV), in cui i Talebani passavano dal ruolo di terribili tagliagole a interlocutori istituzionali.
Altrettanto significativa la mediazione tra USA (litigiosi eh) e Venezuela, a segnalare anche la reciproca penetrazione/collaborazione tra Islam e America Latina (nata nell’asse anti-imperialista e nell’OPEC).
Il caso qatariota chiarisce come il petrolio possa convertirsi in influenza e soft power, come il capitalismo digitale scevro dal cancellare il nuovo capitalismo industriale lo affianchi, portando Al Jazeera a pesare quanto il GPL nelle relazioni internazionali, l’appoggio (poi ritirato) alle primavere arabe a pesare come un impero.
Il nuovo feudalesimo avanza.
Per approfondire: Perché il Qatar è generalmente al riparo da critiche?