Polo e Noire

Polo, un husky, e a Noire, una rotwailer.

Nella mia vita altrove non ho incontrato e fatto amicizia solo con donne e uomini, ma anche con due cani, Polo e Noire.
Polo husky                         

Occhi azzurri                                            Mi guardano
Il nome Arkansas deriva da una parola indiana Quapaw che significa “gente a valle”. L’Arkansas è una terra di fiumi, tra i quali l’Arkansas e il White,  monti, valli e boschi. Arrivo a Eureka Spring da Buenos Aires e non la prendo bene. Si cena alle sette di sera, il fine settimana, venerdì sera e sabato, uomini e donne si ubriacano, tristi anche se ascoltano e ballano country music. Ho tentato di conciliarmi, visitando nei fine settimana lo stato da nord a sud, gli Ozark, la piana del Missisipi e Little Rock, ho letto Arkansas di David Leavitt, che non c’entra niente con l’Arkansas, ma con il desiderio e il sesso. Invano. Per vincere la noia frequento un Wall Mart aperto 24 ore, dove compro di tutto, cd, libri e abbigliamento. Compro anche una pistola calibro 38, con la quale sparo a tronchi d’albero in boschi dove non vive nessuno e nessuno ascolta il rumore degli spari e delle pallottole contro i legni. Ho l’ufficio ai margini di un bosco. E’ un mattino di quasi inverno, cielo color cenere con lame azzurre. Un vento tenue stacca le foglie dagli alberi, queste volano e si appoggiano sul terreno senza rumore. Entrando mi accorgo di un cane sdraiato, ferito, prostrato. Guaisce. lo accarezzo e lo raccolgo. Chiedo a Sheila, una geologa che la lavora con me, dove posso trovare un veterinario. Sheila mi accompagna con il cane sulle ginocchia, possiedo un Mustang a due posti. Il veterinario gli cura le ferite e mi dice: ” E’ un cane di razza, un husky cucciolone, molto bello e intelligente. Vale molti soldi. Non può essere stato abbandonato. Metti un un annuncio sui giornali, i padroni appariranno.” Su un giornale locale scrivo:” Husky smarrito. Trovato nei pressi di Beaver Dam. Cerca coloro che lo hanno perso.”  Nessuno si fa vivo e nel frattempo io e l’ husky facciamo amicizia, lo chiamo Polo e il nome gli piace. Polo ha gli occhi azzurri e un muso da lupo, viviamo assieme per sei mesi. Dorme con me in un letto matrimoniale, se sono a pancia in giù mi mette una zampa sulla spalla. Con Polo che mi sta apiccicato non posso più entrare in ristoranti o bar, vado nel solo cinema all’aperto che c’è a Eureka Spring. In macchina viaggio solo con Polo, il colore rosso della Mustang gli dona. Polo mi ricorda i lupi. Leggo il racconto di Jack London, Husky il cane lupo del nord: ” Il collo dalla testa alle spalle, orecchie appuntite, muso allungato, labbra ringhiose, zanne gocciolanti, guaisce più che abbaiare; simile ad un lupo nell’aspetto e non bello a vedersi quando si arrabbia: è questo un husky o cane lupo del nord.” Polo non si arrabbia, ma è lui. Un operaio Miguel guarda Polo con interesse. Miguel mi dice che è laureato in Scienze naturali e ha studiato il lobo mexicano, il lupo messicano. E’ piu piccolo e magro di Polo, molto meno bello e quasi spellacchiato al suo confronto. Il lupo messicano vive anche in Texas, non lontano quindi. Quando mi trasferisco a Boston non posso portare con me Polo. Ho un piccolo appartamento in centro senza giardino e anche l’ufficio è all’ultimo piano di un quasi grattacielo. Lascio Polo in un pensionato per cani a Eureka Spring, gestito da una signora portoricana, Rosario, che lo ha preso in simpatia. Non dimenticherò mai gli occhi di Polo che mi guardano mentre me ne vado. Polo è morto pochi anni fa, ma è vissuto bene con Rosario.
Noire rotwailer                                   Ringhia abbaia                        

Mi difende
Ritorno ad Algeri rovinata dal traffico, le periferie  piene di slums e il terrorismo islamista che a volte colpisce. Dall’alto della Casbah si può vedere la baia e la città antica. Da qui Algeri assomiglia a un’Avana del mediterraneo. Spesso ho negli occhi questa visione e nelle orecchie musica chaabi. Passo il poco tempo libero, i venerdì, visitando i luoghi vissuti da Karl Marx nel suo breve soggiorno. Esistono ancora, anche se le colline allora erano verdi e ora sono grige, cementificate. Le Jardin d’Essai, il grande orto botanico è invece sempre lo stesso. Cerco d’incontrare anche Isabelle  Eberhardt, che ha vissuto ad Algeri, nella Casbah. Un Id al-adha, festa del sacrificio, riesco ad andare a Aïn Séfra, dove Isabelle è morta travolta in piedida un torrente fangoso. Visito la sua tomba. Un giorno su El Watan leggo che a Bab el Oued sono disponibili dei rotwailer appena nati, la madre è morta. Vado  e l’unica rimasta è una cucciola di meno di un mese. La prendo e la porto dove vivo nel quartiere di Ben Aknoun. La chiamo Noire e la allevo con latte da un biberon. Mi lecca la mano e succhia un dito. Noire cresce bene, mi crede un rotwailer ed è molto protettiva nei miei confronti. Abitiamo in un prefabbricato in legno, lontano dal traffico della città, e se sente rumori esterni Noire si avventa alla porta abbaiando, poi mi ritorna vicino e ringhia. Non l’addestro, né le metto collare e guizaglio, ma fa quello che le dico. Cammina al mio fianco e non aggredisce nessuno. Alla mattina porto Noire con me a comprare i giornali e a prendere un caffè, a lei do una brioche e beve acqua. All’esterno della casa costruisco un recinto, per quando non ci sono. Non dorme all’aperto, ma in una stanza. L’unica persona che può avvicinarla è la femme de ménage che le porta cibo. Quando ritorno in Italia non posso portare Noire con me. Dovrebbe vivere un lungo periodo in quarantena, che la distruggerebbe. Un’ amica della mia segretaria, Lynda, è disposta a prenderla con sé. Lynda è una giovane veterinaria e per fare amicizia con Noire la viene a trovare ogni giorno. Ci riesce, le due fanno amicizia. Noire va a vivere con Lynda, alcuni mesi a Fort National, altri all’inizio del Sahara. Continuo ad avere notizie di Noire, Lynda le ha trovato un rotwailer maschio e Noire ha avuto un paio di volte dei piccoli rotwailer. A Noire dedico il mio primo romanzo, Rosso Bombay. In alcuni racconti che scrivo per la mia nipotina Noire è protagonista assieme a Vittoria. Nei racconti Vittoria e Noire si credono sorelle.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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