di Roberto Musacchio

Ursula von der Leyen ha deciso di candidarsi ad un secondo mandato da Presidente della Commissione Europea. Su transform abbiamo usato in passato quelli che chiamiavamo “pensieri veloci”, brevi pezzi asciutti e determinati. Ne riprendo lo spirito per dire un “no, grazie” a questa ipotesi e che mi candiderei a costruire un comitato contro la sua rielezione.

Di von der Leyen ho firmato anche una richiesta di dimissioni in occasione della sua improvvida “visita” in Israele dove, come denunciato in una lettera senza precedenti sottoscritta da centinaia di funzionari UE, venne meno alla forma ed alla sostanza del suo ruolo. Dimentica sia della posizione consolidata della UE sul conflitto, delle funzioni che spettano ad altre figure, financo dei morti di parte palestinese. Accompagnata in questo dalla Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, un’altra di cui non voterei mai la rielezione.

Ursula von der Leyen è stata alla testa della UE che si è battuta contro la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini, chiesta addirittura dagli USA, distinguendosi per politiche di acquisto dalle multinazionali con contratti secretati. Ha “guidato” la deriva guerresca della UE condendola di discorsi ed affermazioni grondanti retorica bellicista. In uno dei suoi inascoltabili, per me, resoconti sullo stato dell’Unione omaggiò la Regina Elisabetta e dimenticò di ricordare Gorbaciov, appena scomparso, la cui dedizione alla casa comune europea e al disarmo fu sbeffeggiata da una UE che preferiva Eltsin e che si allontanava dai suoi solenni impegni  del dopo seconda guerra mondiale, dai  Brandt, Palme, Berlinguer, dalla costruzione della pace per approdare all’attuale partecipazione alle guerre. Con in testa la Germania che si lascia affondare il North Stream ma “in cambio” pratica il più massiccio riarmo del dopoguerra, spingendosi con una sua leader della SPD a chiedere addirittura un arsenale nucleare.

von der Leyen si ricandida in nome del “riarmo comune”. Di una autorità europea alla difesa. A proseguire in un funzionalismo che passato dall’economia, alla finanza, ai bilanci e ora alla guerra sta costruendo una forma di governance priva di qualsiasi connotato democratico previsto dagli Stati liberali.

Ho letto di socialisti che le chiedono di scegliere tra europeisti e nazionalisti. Come se intorno alla guerra, durante il mandato von der Leyen, non si fosse già cementata una maggioranza di fatto che va nella direzione di una UE Nazione di Nazioni così cara alle destre che infatti hanno egemonia politica sempre più larga.

L’elezione della Presidenza della Commissione sta dentro il mix di intergovernativismo ed establishment che caratterizza una “Nazione senza Stato” quale la UE risulta in divenire. Un moderno ancien regime. Non a caso, mentre ovunque ci sono regole per le elezioni apicali  l’UE applica anche qui il suo consueto doppio standard, concedendosi doppi mandati non normati da contrappesi democratici. Dunque è bene che l’incarico di von der Leyen finisca qua. Naturalmente senza illusioni su chi le succederà.

Roberto Musacchio

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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