di Michelangelo Severgnini
Ieri il ministro Piantedosi è stato in visita a Bengasi per stringere la mano al feldmaresciallo Khalifa Haftar, a capo dell’Esercito Nazionale Libico, l’esercito regolare libico istituito con voto del parlamento nel marzo 2015.
Si è subito precipitato a specificare il motivo: “lotta ai trafficanti”.
Tuttavia, dal momento che Haftar ha già fatto il suo, sigillando il confine sud della Libia da oltre un anno e costringendo le mafie a fare il giro dall’Algeria, poi in Tunisia, infine a Lampedusa, non si capisce quale altra lotta ai trafficanti debba fare.
Anzi, sono proprio le milizie di Tripoli che noi finanziamo e che Haftar vorrebbe buttare a mare le responsabili della migrazione irregolare.
Non è che al contrario Piantedosi stia chiedendo a Haftar magari di farne passare qualcuno?
Sì, perché il decreto flussi della Meloni prevede 430mila nuovi lavoratori stranieri in 3 anni. E dove li trovi?
Sì, l’anno scorso sono sbarcati 150mila facendo il giro da Algeria e Tunisia.
Ma sia l’Algeria sia la Tunisia pare si siano stancate di ospitare questi flusso con tutto ciò che a questo flusso si accompagna.
E allora dove acquistare nuovi schiavi?
E se poi, come si vocifera, a breve sarà nominato un governo unitario tra Tripoli e Bengasi, propedeutico a nuove elezioni, consentendo a Haftar di cominicare a smantellare le milizie di Tripoli e le mafie locali legate alla migrazione irregolare, allora per l’Italia trovare altri schiavi non sarebbe facile.
A meno che la popolazione di 600mila migranti ancora a Tripoli non venga ripartita: metà a noi, metà a voi.
Chissà, magari, se Piantedosi sarà stato convincente, Haftar potrebbe chiudere un occhio sulle partenze da Tripoli di quei migranti ancora lì bloccati.