In Turchia, i curdi hanno ottenuto una doppia vittoria politica: prima con le elezioni, poi con una rivolta popolare. Siamo nella città di Wan, capitale dell’omonima provincia sud-orientale della Turchia, nel Kurdistan turco. Nelle ultime elezioni locali turche, il 31 marzo scorso, Abdullah Zidane, del filo-curdo Partito per l’Uguaglianza e la Democrazia dei Popoli (DEM), ha vinto le elezioni in tutti e quattordici i comuni della provincia. Tuttavia, il mandato è stato affidato al candidato del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), del Presidente turco Erdogan. Così, martedì, migliaia di persone sono scese in piazza e si sono sollevate contro l’ingiustizia. I curdi di tutta la provincia (e non solo) hanno iniziato a convergere verso Wan per esprimere la loro indignazione e insoddisfazione per la decisione sovversiva delle autorità turche. Risultato: la Commissione Elettorale Suprema turca ha revocato l’annullamento della vittoria del candidato locale, Abdullah Zidane, del partito filo-curdo.

La rivolta popolare della provincia di Wan ha così ristabilito gli esiti di quella che fin da subito era stata una regolare elezione, la cui vittoria era stata usurpata dalle autorità locali affinchè fosse assegnata all’attuale presidente, Recep Tayyip Erdogan. Andiamo con ordine. Nelle ultime elezioni locali turche, avvenute il 31 di marzo scorso, Abdullah Zeydan, del partito filo-curdo DEM, si è assicurato il 55%, vincendo la carica di sindaco metropolitano di Wan. Tuttavia, martedì mattina, la commissione elettorale locale della provincia ha annullato la sua vittoria, citando una sentenza del tribunale dell’ultima, la quale lo avrebbe privato del suo diritto di essere eletto, assegnando il mandato al secondo classificato, Abdulahat Avraz, il candidato del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), che ha raccolto il 27,15% dei voti. Il partito DEM, il terzo partito più grande nel parlamento turco, mercoledì mattina ha fatto appello alla Commissione Elettorale Suprema del Paese (YSK). «L’incidente che abbiamo vissuto oggi rappresenta un nuovo punto basso nei metodi antidemocratici che abbiamo affrontato finora», aveva detto la sera di martedì 2 aprile il portavoce del partito DEM Aysegul Dogan.

A partire da martedì pomeriggio e fino a ieri, i curdi hanno manifestato in varie città a maggioranza curda e, in special modo, ovviamente, a Wan. Nonosgtante l’ufficio del governatore locale avesse vietato le manifestazioni pubbliche e l’ingresso di grandi gruppi nella provincia per 15 giorni, decine di migliaia di persone sono scese per le strade per manifestare il loro dissenso per pratiche non nuove del governo turco – nel 2019, infatti, 48 dei 65 sindaci eletti con il Partito Democratico dei Popoli (HDP) sono stati sostituiti con dei fiduciari legati ad Erdogan. Violenti scontri sono stati registrati tra manifestanti e polizia in diverse città curde, in alcune delle quali sono anche stati sparati colpi di AK-47 da parte di persone ignote, probabilmente militanti dell’AKP. Quest’ultima, nel tentativo di disperdere la folla, ha usato spray al peperoncino, cannoni ad acqua e manganelli. Secondo la Fondazione turca per i diritti umani, almeno 11 persone, tra le quali tre giornalisti, sono rimaste ferite mentre le forze di sicurezza rispondevano. Erol Onderoglu, rappresentante turco di Reporter senza frontiere, ha condannato l’attacco ai giornalisti come «inaccettabile» e sulla piattaforma social X, ha scritto: «Se c’è un diritto che non può essere messo in discussione, è il loro diritto di informare il pubblico». Ieri sera, 3 aprile, il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, ha annunciato che 89 persone, di cui 26 a Wan, erano state arrestate con una serie di accuse, tra cui anche “diffusione di propaganda terroristica”.

Sempre ieri sera, la Commissione Elettorale Suprema turca ha annullato la decisione delle autorità locali della provincia di Wan, confermando la vittoria del candidato locale del partito filo-curdo DEM, e le proteste si sono trasformate in celebrazioni. Abdullah Zeydan ha ringraziato il popolo curdo per la sua tenacia nella resistenza all’ingiustizia, un «popolo che ha una gloriosa volontà». Dal canto loro, oggi, i manifestanti si sono messi a pulire la città di Wan, epicentro delle proteste. Mesut Gül, uno dei negozianti che ha partecipato alle proteste, ha detto: «L’abbiamo demolito, lo puliremo. Per due giorni abbiamo chiuso le saracinesche per protestare contro l’usurpazione della nostra volontà. Oggi puliamo le nostre strade. Siamo molto contenti del risultato di questa resistenza. D’ora in poi, tratteremo in questo modo coloro che cercano di usurpare la nostra volontà» .

[di Michele Manfrin]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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