Pepe Escobar – I BRICS tracciano il nuovo mondo a San Paolo

di Pepe Escobar – Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

Alcuni spunti da una recente visita in Brasile…

Sono appena stato immerso in un’esperienza straordinaria: un mini-tour di conferenze in Brasile che ha toccato quattro città chiave: San Paolo, Rio, Salvador e Belo Horizonte. Sale piene, domande incisive, persone favolose e calorose, gastronomia divina – un’immersione profonda nell’ottava economia mondiale e importante nodo dei BRICS+.

Per quanto cercassi di far capire i punti più sottili della lunga e tortuosa strada verso il multipolarismo e i molteplici casi di scontro frontale tra la NATOstan e la Maggioranza Globale, stavo imparando senza sosta da una schiera di generosi brasiliani le attuali contraddizioni interne di una società di sbalordente complessità.

È come se fossi immerso in un viaggio psichedelico condotto dagli Os Mutantes, l’iconico trio del movimento Tropicalia della fine degli anni Sessanta: dal fronte degli affari di San Paolo – con i suoi ristoranti di classe mondiale e la frenetica attività di contrattazione – alla bellezza accecante di Rio; da Salvador – la capitale dell’Africa brasiliana – a Belo Horizonte, la capitale del terzo Stato più ricco della Federazione, il Minas Gerais, una potenza di esportazione di minerali di ferro, uranio e niobio.

Chancay-Shanghai

Ho appreso come la Cina abbia scelto lo Stato di Bahia come probabilmente il suo nodo chiave in Brasile, dove gli investimenti cinesi sono ovunque – anche se il Brasile non è ancora un membro formale della Belt and Road Initiative (BRI).

A Rio, mi è stata presentata una stupefacente opera sugli stoici Zenone e Cleante del saggista Ciro Moroni, che approfondisce, tra l’altro, le equivalenze tra la teogonia/teologia stoica e il Vedanta indù – la tradizione di cultura, religione e rituali sacri in India fino all’epoca del Buddha.

E in una sorta di sincronicità psichedelica, mi sono sentito come Zenone nell’Agorà mentre discutevamo della guerra per procura della NATO contro la Russia in Ucraina in un grazioso padiglione rotondo – una mini-Agorà – nella favolosa Piazza della Libertà di Belo Horizonte, di fronte a una favolosa mostra sui Tesori dell’Arte Peruviana.

Con mio grande stupore, un peruviano, Carlos Ledesma, è arrivato da Lima appositamente per la mia conferenza e per la mostra; e poi mi ha parlato del porto di Chancay che si sta costruendo a sud di Lima, di proprietà per il 70% della COSCO e per il resto di capitali privati peruviani; sarà un porto gemello di Shanghai.

Chancay-Shanghai: L’APEC in azione nel Pacifico. Il prossimo novembre ci saranno tre eventi chiave quasi simultanei in Sud America: il G20 a Rio, il vertice APEC a Lima e l’inaugurazione di Chancay.

Chancay sarà potenziata da non meno di cinque corridoi ferroviari che potrebbero essere costruiti – sicuramente con investimenti cinesi – dal Valhalla agroalimentare nel centro-ovest brasiliano fino al Perù.

Sì, la Cina è dappertutto nel suo più grande partner commerciale in America Latina – con grande disperazione di un Egemone che ha inviato il misero funzionarietto Little Blinken a Pechino per ascoltare la lettera e lo spirito della nuova legge di Xi Jinping in persona: è cooperazione o scontro, una “spirale discendente”. La vostra spirale discendente.

Un fiume dal Tibet allo Xinjiang

Alla conferenza di Belo Horizonte, ho condiviso il palco con il notevole Sebastien Kiwonghi Bizaru dal Congo, che supervisiona i programmi di dottorato all’Università Candido Mendes ed è professore di diritto internazionale, dopo uno straordinario percorso accademico.

È anche autore di un libro innovativo che esamina il ruolo molto discutibile del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nei conflitti dei Grandi Laghi – con particolare attenzione a Ruanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo.

Con la ricercatrice di punta Natacha Rena, abbiamo analizzato una mappa della Cina ripercorrendo i suoi viaggi da est a ovest dello scorso anno fino al confine con lo Xinjiang – mentre lei mi ha informato sul strabiliante Progetto del Fiume Honggqi – ovvero del Fiume della Bandiera Rossa – proposto per la prima volta nel 2017: un tentativo di deviare l’acqua dal Tibet alle terre aride e ai deserti dello Xinjiang attraverso la costruzione di un enorme fiume artificiale lungo oltre 6.000 km, compresi i canali di derivazione.

Il fiume progettato sarà poco meno lungo dello Yangtze e devierà 60 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, più del flusso annuale del Fiume Giallo. Prevedibilmente, gli ecologisti cinesi stanno attaccando il progetto, che forse ha già avuto un via libera ufficiale e sta procedendo con discrezione.

E poi, mentre ero in viaggio tra Rio e Minas Gerais, i ministri dell’Economia e i capi delle banche centrali dei BRICS 10 si sono riuniti a San Paolo: tutti hanno salutato la spinta verso meccanismi di regolamento dei pagamenti “indipendenti”. La Russia è il presidente 2024 di questo gruppo cruciale.

Il viceministro delle Finanze russo, Ivan Chebeskov, è andato dritto al punto: “La maggior parte dei Paesi concorda sul fatto che il pagamento in valuta nazionale è ciò di cui i BRICS hanno bisogno.” Il Ministero delle Finanze russo privilegia la creazione di una piattaforma digitale comune che riunisca le valute digitali delle banche centrali dei BRICS e i loro sistemi nazionali di trasmissione dei messaggi finanziari.

In occasione di questa riunione dei BRICS 10, la maggior parte dei membri ha sottolineato di essere a favore dell’eliminazione totale del dollaro statunitense per gli scambi commerciali.

Il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov è stato ancora più audace: ha dichiarato che la Russia sta proponendo ai BRICS la creazione di un sistema globale di pagamenti indipendente e “depoliticizzato”.

Siluanov ha lasciato intendere che il sistema potrebbe essere basato sulla blockchain – visto il suo basso costo e il controllo minimo esercitato dall’egemone.

I BRICS tracciano il nuovo mondo a San Paolo

Un giorno prima dell’incontro di San Paolo, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov a Mosca ha sostenuto lo sviluppo di queste strategie dei BRICS, osservando che “se riusciamo a sviluppare meccanismi finanziari indipendenti, questo metterà seriamente in discussione il meccanismo di globalizzazione attualmente guidato dall’Occidente”.

Dato che oltre 100 nazioni stanno attualmente studiando o implementando in modo embrionale una valuta digitale nelle loro banche centrali, una grande svolta è imminente in Russia – un processo che sto seguendo in dettaglio dall’anno scorso.

Alla fine, è tutta una questione di Sovranità. Questo è stato il nocciolo dei dibattiti più seri che ho avuto la scorsa settimana in Brasile, con esponenti del mondo accademico e in diversi podcast legati alle conferenze. È il tema generale che incombe sul governo Lula, in quanto il Presidente sembra assumere la figura di un combattente solitario messo all’angolo da un circolo vizioso di seguaci della quinta colonna e di élite comprador.

A Belo Horizonte mi è stato presentato ancora un altro libro straordinario di un ex brillante funzionario del governo, il compianto Celso Brant. Dopo un’incisiva analisi della storia moderna del Brasile e delle sue interazioni con l’imperialismo, egli ricorda al lettore ciò che lo stellare scrittore e poeta messicano Octavio Paz disse negli anni ’80 su Brasile e Cina: “Saranno i due grandi protagonisti del XXI secolo”.

Quando Paz emise il suo verdetto, ogni indicatore favoriva il Brasile, che dal 1870 deteneva la maggiore crescita del PIL al mondo. Il Brasile esportava più della Cina e dal 1952 al 1987 cresceva a un tasso annuo del 7,4%. Continuando la tendenza, il Brasile sarebbe ormai la quarta economia mondiale (è tra l’ottava e la nona, a fianco dell’Italia, e potrebbe essere la quinta, se non fosse per la destabilizzazione diretta da parte dell’Impero a partire dagli anni 2010, culminata con l’operazione Car Wash).

Questo è esattamente ciò che Brant mostra: come l’Egemone sia intervenuto per bloccare lo sviluppo del Brasile – e questo è iniziato molto prima di Car Wash. Kissinger diceva già negli anni ’70 che “gli Stati Uniti non permetteranno la nascita di un nuovo Giappone sotto la linea dell’Equatore”.

Il neoliberismo hardcore era lo strumento privilegiato. Mentre la Cina, sotto il piccolo timoniere Deng Xiaoping e poi Jiang Zemin, diventava pienamente sovrana, il Brasile era impantanato nella dipendenza neocoloniale. Lula ci ha provato – e ci sta riprovando, contro ogni previsione e circondato da ogni parte, con il Brasile bollato come “swing state” dal Think Tankland statunitense e potenziale vittima di nuovi cicli di Guerra Ibrida imperiale.

Lula – e alcune solide élite accademiche lontane dal potere – sanno bene che, in quanto neocolonia, il Brasile non realizzerà mai il suo potenziale di essere, fianco a fianco con la Cina, come profetizzato da Paz, il grande protagonista del XXI secolo.

Questo è stato il principale risultato del mio tour psichedelico di Tropicalia: Sovranità. Viktor Orban – accusato dai sempliciotti di essere un membro di una “Internazionale Neofascista” – ha centrato il punto con una formulazione simile: “Il periodo inglorioso della civiltà occidentale sarà portato a termine quest’anno, sostituendo il mondo costruito sull’egemonia progressista-liberale con uno Sovranista.”

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pepe_escobar__i_brics_tracciano_il_nuovo_mondo_a_san_paolo/39602_54451

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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