Il ghiacciaio venezuelano Humboldt, anche noto come “la Corona”, si è sciolto molto più rapidamente del previsto. Gli scienziati lo hanno riclassificato come ice field, ovvero nevaio, rendendo verosimilmente il Venezuela il primo Paese al mondo ad aver perso tutti i suoi ghiacciai in tempi moderni. Fino al 2011, il Paese ne ospitava sei nella catena montuosa della Sierra Nevada de Mérida: cinque si sono sciolti proprio quell’anno, lasciando in vita solamente il ghiacciacio Humboldt, collocato vicino alla seconda montagna più alta del Paese, il Pico Humboldt. Ora, anche questo è sparito per sempre.

Secondo le previsioni il ghiacciaio – che è passato da avere 337 ettari di ghiaccio nel 1910 a 4 ettari nel 2022 – sarebbe dovuto durare almeno un altro decennio, ma si è sciolto molto più velocemente del previsto, riducendosi a un’area di meno di 2 ettari. Attualmente sta perdendo solo superficie, senza più registrare alcune zone di accumulo o dinamiche di espansione. Per questo è stato riclassificato come nevaio. Inutile o comunque sicuramente tardiva la proposta di qualche mese fa del presidente venezuelano, Nicolas Maduro, di coprire il ghiacciaio con dei teli geotessili per provare a rallentarne lo scioglimento. «Altri Paesi hanno perso i loro ghiacciai diversi decenni fa, dopo la fine della piccola era glaciale, ma il Venezuela è probabilmente il primo a perderli in tempi moderni» ha dichiarato Maximiliano Herrera, climatologo e storico del tempo, a The GuardianSecondo Herrera, Indonesia, Messico e Slovenia saranno i prossimi Paesi a restare senza ghiacciai. «Nella zona andina del Venezuela, ci sono stati alcuni mesi con anomalie mensili di +3°C/+4°C sopra la media 1991-2020, il che è eccezionale a quelle latitudini tropicali», ha detto ancora Herrera. Il fenomeno climatico El Niño, che sta interessando gran parte del mondo e porta a temperature sempre più calde, può, secondo gli esperti, accelerare la scomparsa dei ghiacciai tropicali.

«La perdita del ghiacciaio Humboldt segna la perdita di molto più del ghiaccio stesso, ovvero anche dei numerosi servizi ecosistemici che i ghiacciai forniscono, da habitat microbici unici ad ambienti di notevole valore culturale», ha dichiarato Caroline Clason, glaciologa dell’Università di Durham. «Il fatto che il Venezuela abbia perso tutti i suoi ghiacciai simboleggia davvero i cambiamenti che possiamo aspettarci di vedere in tutta la nostra criosfera globale in presenza di continui cambiamenti climatici». La perdita dei ghiacciai, ormai annunciata da tempo, comporterà molti cambiamenti nel nostro pianeta. Queste distese di ghiaccio sono fondamentali per l’equilibrio del ciclo mondiale dell’acqua. Aiutano nella regolazione del clima e danno vita ad ecosistemi unici al mondo; servono all’agricoltura, all’allevamento e perfino alla produzione di energia elettrica, oltre che essere parte integrante della cultura e cosmovisione di numerose popolazioni andine. Immense riserve idriche di acqua potabile, queste sono fondamentali per la sopravvivenza di milioni di persone e animali. Le conseguenze della loro scomparsa rischiano di essere devastanti per l’equilibrio dell’intero globo. Secondo i dati del WWF, nel solo 2022 i ghiacciai hanno perso quasi 3000 milioni di metri cubi di ghiaccio, che corrispondono ad oltre il 6% del volume residuo. Insieme a quelli del 2003 e del 2011, si tratta di uno dei peggiori ritiri degli ultimi cento anni.

I ghiacciai alpini non si trovano in una situazione molto migliore, essendosi ridotti di circa il 60% dal 1850 ad oggi. Secondo uno studio pubblicato nell’estate del 2022, i ghiacciai svizzeri hanno perso metà del loro volume tra il 1931 e il 2016 e un ulteriore 12% tra il 2016 e il 2021. Secondo GLAMOS, la rete svizzera di misurazione dei ghiacciai, nell’anno idrologico 2022-2023 la perdita di massa glaciale è stata del 4% e lo scioglimento osservato negli ultimi due anni è stato pari a quello registrato tra il 1960 e il 1990, ossia in 30 anni. Perfino i ghiacciai del nord della Groenlandia stanno “morendo”: in 45 anni hanno perso il 45% della loro superficie, e continuano a ritirarsi. Tre di loro si sono già completamente sciolti intorno agli anni 2000. Se il trend continua con questi ritmi spaventosamente rapidi, entro il 2100 probabilmente non ci saranno quasi più ghiacciai sul pianeta.

E mentre si continua a parlare di ridurre le emissioni di CO2 senza agire realmente, mentre si discute di transizione energetica proponendo sistemi di produzione con altre materie prime la cui estrazione e lavorazione sono egualmente devastanti per gli ecosistemi terresti, mentre si continuano a reprimere i giovani che manifestano contro l’inazione cliamtica, la temperatura globale continua a crescere e il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre, con l’aumento della temperatura media globale vicina a 1,5 gradi centigradi.

[di Monica Cillerai]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy