Francesco Cecchini

Nessuna nazione d’ America potrà lottare isolata contro l’imperialismo, solamente quando esisteranno movimenti nazionali unificati internazionalmente, si potrà pensare nella vittoria. Julio Antonio Mella
A Mosca la Lega Antimperialista e il Comitato pro Mella organizzarono un 10 febbraio, in occasione dell’anniversario dell’assassinio di Julio Antonio Mella, un incontro che durò sei ore. Il coro del club russo cantò l’inno “Victimas inmortales”, si proiettò il film “Octubre” e Tina Modotti fu l’oratrice principale:
“Nella persona di Mella, assassinarono non solo un nemico del dittatore cubano ma, il nemico di tutte le dittature. Machado, una caricatura di Benito Mussolini, ha commesso un nuovo crimine. La sua morte fa tremare i suoi assassini e rappresenta per quelli lo stesso pericolo come nella sua vita da combattente… questa notte, un mese dopo il cotardo assassinio onoriamo la memoria di Mella promettendo di seguire il suo cammino fino ad ottenere la vittoria di tutti gli sfruttati della terra. In questo modo lo ricordiamo come egli avrebbe preferito: non piangendo ma, lottando… “
L’amore di Tina per Julio Antonio durò tutta la sua vita, quando nel 1942 morì a Città del Messico aveva nella borsetta una sua foto.
L’uomo più affascinante che Tina Modotti amò fu Julio Antonio Mella, giovane, bello e rivoluzionario.
Di lui Tina aveva letto di un suo sciopero della fame all’Avana, poi a Città del Messico lo aveva visto e ascoltato in un atto di protesta contro l’assassinio di Sacco e Vanzetti.

Julio Antonio Mella e Tina Modotti


Il ritratto di profilo che Tina Modotti realizzò nel 1928 fu pubblicato sulla rivista tedesca Arbeite Illustrierte Zeintung (AIZ). Di profilo Julio Antonio Mella guardava al futuro con fiducia negli ideali comunisti per i quali combatteva.
Il primo incontro tra Mella e Tina, avvenne in un giorno di giugno del 1928 quando, al sesto Congresso Mondiale dell’Internazionale Comunista, Mella occupava l’incarico di Segretario del Partito Comunista del Messico, in rappresentanza di Rafael Carrillo. Roendo Gómez Lorenzo, all’epoca redattore di El Machete, cosi descrisse l’incontro: “Alla fine dei lavori, invitai Tina a prendere un caffè. Julio stava per recarsi in biblioteca e così invitai anche lui ma non accettò l’invito dicendo che era molto occupato. Andammo con Tina al caffè Cantón in calle Bolivar, dove dopo un quarto d’ora comparve Julio Antonio”. “La porta dell’ufficio era chiusa a chiave — disse — ho ancora da scrivere con la tua macchina… “Gli risposi che visto che c’era poteva bere un caffè con noi. Fu così che i due iniziarono a conversare”.
I due diventarono inseparabili, la loro relazione fu molto passionale.
Julio Antonio amò Tina con intensità, lo disse in questa lettera, scritta a Veracruz l’11 settembre 1928:
Mia cara Tinissima, Può essere che questa lettera sia una imprudenza, perché ciò che abbiamo dentro sento che ti fa paura. Come se l’amarci fosse il crimine più grande. Nonostante gli impedimenti, niente è più giusto, naturale, necessario per la nostra vita che l’amore. Non sono riuscito a cancellare la tua figura per tutto il viaggio. Ti vedo a lutto come abito e spirito, nel darmi il tuo ultimo saluto ma, come affetto venire verso di me. Sento tuttora le tue parole che mi carezzano i capelli. Quando sono giunto ai Tropici ed è iniziata la festa del calore con la selva e il cielo azzurro, nell’impossibilità di vederti, vedevo in ogni elemento di quel paesaggio, in ogni spazio di luce, quella tua schiena con quei capelli neri sciolti come una bandiera. Bene, Tina, perdonami se non scrivo molto, sono esausto. Credo che sto per perdere la ragione. In questi giorni, ho pensato con troppo dolore e tuttora tengo aperte le ferite causate da questa separazione, la più dolorosa della mia vita. Se ti ho calmata, scrivi. Poni un po’ di pace nel mio spirito. Se penso alla mia situazione, mi sembra di essere all’entrata di un cimitero — te lo chiedo serio, tempestosamente — come un atto definitivo, dimmi che senti la stessa cosa. Se risolviamo questo, ho la convinzione che la nostra vita andrà ad essere qualcosa di fecondo e grande. Dimmi chiaramente che non sei disposta ad altre soluzioni. Per me, Tina, ho preso con le mie proprie mani la mia vita e l’ho lanciata sul tuo balcone, complice del nostro amore. Alcune volte ho creduto di essere un bambino e ne ho avuto compassione. Se non è così, spiegami che amore è questo che mi porta alla disperazione. Dimmi quale è la speranza. Se non desideri vivere in Messico andiamo assieme a Cuba o in Argentina. Tina non sta a me supplicarti, però in nome del nostro amore, dammi qualche certezza, qualcosa che non è fumo. Con me non hai che temere.Allora va, non ti invio un bacio, perché non ho anima, se non per un ricordo molto affettuoso di mia madre e per queste lacrime che sono cadute sopra i caratteri della macchina da scrivere che hai immortalato con la tua arte. Saluti compagna.
Julio Antonio Mella era partito per il porto di Veracruz con lo scopo di preparare uno sbarco a Cuba che doveva essere l’inizio di una rivolta armata. Sembra che lo sbarco fu abbandonato per un tradimento e al ritorno si stabilì a casa di Tina, iniziando una vita in comune che sarebbe stata formamente legalizzata dopo il divorzio tra Mella e Olivia Zaldivar. Mella era sposato, ma la moglie, Oliva Zaldivar, non aveva una grande comprensione per le sue idee e la relazione, ancora a Cuba, terminò.
Per conoscere l’attività militante di Julio Antonio Mella a Cuba vale la pena leggere la scrittrice tedesca Christina Hatzky che ha raccontato il movimento studentesco antiimperialista degli anni 20 citandolo. Nosotros vamos por otro camino: somos revolucionarios… Christine Hatzky, Julio Antonio Mella (1903—1929): Eine Biografie (Frankfurt on the Main: Vervuert, 2004). Nel 1925 Mella aveva partecipato alla fondazione a Cuba della Lega Antimperialista e poi del Partito Comunista di Cuba. Nel novembre del 1925 per ordine del dittatore Gerardo Machado fu messo in prigione con l’accusa di essere un terrorista. Il 5 dicembre 1925 inizio uno sciopero della fame che durò 18 giorni e lo fece conoscere in tutto il mondo. Per evitare la vendetta di Machado Mella abbandonò Cuba e si rifugiò in Messico. Qui divenne membro del Comitato esecutivo della Lega Antimperialista e del Partito Comunista.
Lo stesso luogo dove vivere e il comune impegno nel Partito Comunista Messicano rese inseparabili Tina e Julio, o quasi; tra i due vi era armonia nella felicità personale e nel compromesso sociale. Quando Julio usciva lasciava un segno d’ amore o parole come queste: “Ti ho attesa, devo andare, lascio un fiore al mio posto”. Il rapporto intenso non divenne separazione dalla realtà, la loro casa divenne luogo di incontro di amici e compagni.
Diego Rivera a fine 1928 dipinse la coppia nel murale, Entrega de Armas”, al Ministero dell’ Educazione, consegnando la loro immagine alla storia dell’ arte. Julio Antonio, con una camicia chiara con stella rossa impugnava un fucile, arma per la rivoluzione, e Tina con gonna nera, camicia rossa e una cartuccera, tale quale una sua foto. Al centro vi è Frida Kalho, anche lei in camicia rossa.

il 10 gennaio del 1929, Julio Antonio nella calle Abraham González quasi all’ angolo con Morelos
venne assassinato da sicari del dittatore cubano Gerardo Machado, proprio quando stava rincasando assieme a Tina.
La scena è stata raccontata da biografe di Tina Modotti come Christiane Barckhausen Canale ed è facile da immaginare. Tina e Jullio stavano risalendo il marciapiede senza accorgersi dei due sicari che avevano alle spalle. All’altezza del panificio diventato poi un liquorificio si sentirono gli spari. Julio riuscì ad attraversare la strada e crollò nel marciapiede opposto. Tina si inginocchiò a suo lato e gli mise testa nella sua coscia. Julio riusci a dire che José Magriñá era il suo assassino e : ” Machado lo ha inviato per uccidermi. Muoio per la rivoluzione.”
Il panettiere Luis Herberiche era alla porta del suo negozio, potè vedere i sicari e aiutò Tina che non riusciva a sollevare Julio Antonio da sola. Toccarono le sue due ferite entrambe mortali: uno proiettile gli aveva bucato l’addome e l’altro gli entrò nel gomito e trafisse un polmone.
Antonio Julio fu rapidamente portato in un’ambulanza dalla Croce Rossa all’Ospedale di San Jerónimo dove fu operato per rimuovere i proiettili. Morì dissanguato al tavolo operatorio. Erano le 02:05 di mattina dell’ 11 gennaio gennaio 1929. Aveva con sé un piccolo taccuino, una matita, una copia del giornale El Machete, non aveva denaro.

Il suo certificato di morte dichiarò che sarebbe stato inviato nell’area 3a classe del Pantheon di Dolores.
I resti di Julio Antonio Mella furono inceneriti nel Pantheon de Polores della capitale azteca e in seguito l’addio delle ceneri fu organizzato nell’ Anfiteatro Bolívar della National Preparatory School, annesso all’Università Autonoma del Messico. Le sue ceneri furono trasferite a Cuba il 29 settembre 1933.
Per Tina furono momenti, ore, giorni terribili, la raccolta delle sue cose, i preparativi per il funerale e gli interrogatori della polizia che la incolpava dell’assassinio, ma alla fine venne scagionata.
Ora a L’Avana, oltre a un suo busto, c’ è una piazza a lui dedicata Piazza Julio Antonio Mella all Università di Scienze Informatiche, con un monumento di Julio, giovane studente universitario che scende dei gradini. In uno di questi è scritto: a Cuba nessuno ha fatto tanto in così poco tempo.

Statua di Julio Antonio Mella

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy