Jóvenes sostienen una pancarta de protesta durante una manifestación contra las masacres hoy, en Bogotá (Colombia). EFE/Carlos Ortega

NON SONO OMICIDI COLLETTIVI, SONO MASSACRI. CI STANNO MASSACRANDO.


Francesco Cecchini


Articolo di Pedro Brieger, direttore di Nodal,

tradotto da Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento

Il link con l’ articolo originale, pubblicato il 18 settembre 2020, è il seguente:
https://www.nodal.am/2020/09/la-columna-de-pedro-brieger-nuevas-masacres-en-colombia/


Nei giorni scorsi, la Colombia ha fatto scalpore per la trasmissione di un video del 7 settembre che mostra la brutalità della polizia contro una persona disarmata nella capitale Bogotá. L’avvocato Javier Ordoñez ha ricevuto scosse elettriche da una pistola “taser” che ha causato la sua morte, una pistola che viene utilizzata da vari governi con la motivazione che non è un’arma letale. Le immagini sono state viralizzate sui social network così come la protesta generalizzata e gli attacchi contro edifici della polizia in diverse città del Paese. Le fiamme degli edifici attaccati hanno attirato l’attenzione delle grandi reti giornalistiche internazionali, che però hanno smesso di prestare attenzione a quanto sta accadendo in Colombia una volta che la situazione si è calmata e non c’erano più immagini cupe da vendere. Tuttavia, la violenza in Colombia non sempre ha immagini spettacolari che possono attirare l’attenzione. Il 15 settembre 2020, l’Istituto colombiano per lo sviluppo e la pace (INDEPAZ) ha pubblicato un aggiornamento sui massacri commessi nel corso dell’anno. La metodologia del rapporto è molto precisa perché si registra l’omicidio intenzionale e simultaneo di tre o più persone in stato di indifesa. La cifra è sbalorditiva: 230 persone uccise in 57 massacri. Le informazioni sui massacri in Colombia sono evidenti per la sua assenza nella stragrande maggioranza dei principali media in America Latina e nei Caraibi, tranne quando appare qualcosa di grande impatto*. Numerosi media preferiscono riportare quasi quotidianamente ciò che accade in Venezuela, ingrandendo ogni notizia di quel paese che viene replicata più e più volte, lasciando da parte ciò che accade in Colombia. La selezione di notizie fornite da giornali, portali o reti radiofoniche e televisive non è casuale. Le decisioni editoriali sono ideologiche e politiche. Altrimenti, non si può capire che l’assassinio sistematico di leader sociali, difensori ambientali o guerriglieri smobilitati in Colombia sia ridotto al minimo, minimizzato.

  • N.d.T.: Ciò vale anche in Europa e nel resto del mondo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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